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Le autorità finanziarie e fiscali dello stato di Israele, in collaborazione con la Banca Centrale, stanno discutendo l’idea di una criptovaluta di Stato sin dalla fine del 2017.
Nel caso specifico, come anticipato dai funzionari del Ministero delle Finanze di Gerusalemme, l’emissione avrebbe come finalità la riduzione al livello più basso possibile del numero di transazioni in contanti.
Un risultato che produrrebbe meno evasione fiscale e meno riciclaggio di denaro.
Si stima che in Israele il “nero” valga circa il 22% del PIL, per un valore che si aggira sui 70 miliardi di dollari annui, una cifra che sfugge ai controlli di fisco e quindi genera un’importante fuga di risorse.
Per questo motivo, a livello statale, si è iniziato a parlare della creazione di un Crypto Shekel, con una struttura legislativa allo studio sin dall’inizio del 2018.
La discussione non ha fatto che accendersi ulteriormente con l’intensificarsi ed il diffondersi dell’interesse sulle criptovalute nel pubblico più ampio.
Attualmente Israele è un vero e proprio hub per il mondo delle valute virtuali e della blockchain, grazie al gran numero di newco e di licenze nel settore.
Del resto lo Stato di Gerusalemme è riconosciuto fra le 10 nazioni più innovative al mondo.
Iniziative come Bancor (servizi finanziari), Sirin Network (telecomunicazioni) e Cointree sono proprio originarie di questo Paese che ha un’associazione propria di imprenditori legati alla blockchain, la Israel Blockchain Association.
Anche il sistema finanziario normale si sta sempre più inserendo nel mondo blockchain, con la Bank of Hapoalim che sta sviluppando un supporto su DLT Azure di Microsoft, mentre la Giustizia ha negato alla Bank of Leumi la possibilità di chiudere conti correnti solo perché collegati al trading in valute virtuali.
Il futuro del Crypto Shekel è legato al desiderio di conciliare trasparenza nella transazioni, tracciabilità e contenimento dei costi finanziari, anche in un’ottica di una possibile riduzione del carico fiscale relativo, ora fissato al 46% per le società ed al 25% per gli individui.
Coerente con questa visione è il recente accordo fra il ministero delle finanze e l’exchange locale Bits of Gold per lo scambio informativo sul trading, nell’ottica di una massima trasparenza che potrebbe portare ad una completa legalizzazione.