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Samoa è uno Stato indipendente formato da alcune isole della Polinesia, nel Pacifico.
La Banca Centrale del paese ha rilasciato un comunicato stampa a nome di Maiava Atalina Ainuu Enari, Governatore della banca e capo dell’autorità di prevenzione per il riciclaggio di denaro, in cui avvisa i cittadini che qualsiasi criptovaluta, come bitcoin, non è una moneta emessa o regolata dalla Banca Centrale stessa.
Inoltre, ribadisce che non hanno status di moneta legale per essere accettati come valuta nel Paese e che gli investimenti in tali valute vanno considerati ad alto rischio e di natura speculativa.
Tuttavia, aggiunge che al momento la Banca Centrale non approva l’utilizzo delle criptovalute non regolamentate come bitcoin o Onecoin.
Il riferimento a Onecoin suona molto strano, visto che non è una criptovaluta, ma un progetto di natura molto dubbia che ha poco a che fare con bitcoin.
Anzi, in molti Paesi è stata dichiarata come un vero schema Ponzi.
Il fatto che la Banca Centrale confonda Onecoin con le vere criptovalute sembra suggerire da un lato una certa ignoranza in materia e dall’altro che probabilmente vogliono proteggere i propri cittadini da iniziative dubbie come questa.
Alla luce di ciò, non stupisce affatto che abbiano anche dichiarato che qualsiasi persona che desideri promuovere criptovalute o valute digitali nel Paese vada considerata, ai sensi delle loro normative sulla prevenzione del riciclaggio di denaro, come una qualsiasi istituzione finanziaria.
In pratica, per operare nel paese deve richiedere e ottenere una licenza commerciale valida emessa a Samoa, ed è tenuta a rispettare i requisiti per gli istituti finanziari.
Questa precisazione vale per chiunque operi nel settore crypto nel Paese, ma sembra specificatamente riferita a progetti come Onecoin che promuovono attivamente una valuta digitale per venderla.
D’altronde già quattro mesi fa la stessa Banca Centrale di Samoa aveva dovuto emettere una direttiva proprio per bloccare tutte le transazioni in valuta estera riguardanti Onecoin, sospettata di essere uno schema piramidale.
All’epoca affermò anche che il motivo del blocco era proteggere le riserve di valuta estera del Paese, che erano a rischio a causa dell’elevato numero di persone che volevano inviare denaro all’estero per guadagnare con le criptovalute, e questo suggerirebbe che il tentativo di arginare fughe di capitale possa essere un altro motivo che ha portato la Banca alla decisione di equiparare le attività crypto alle istituzioni finanziarie.