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Proof of work, così il consenso su blockchain non è più un lavoro umano

Nella storia dell’umanità non sono tante le tecnologie che possono vantare il fatto di operare indipendentemente dalla nostra volontà e con una durata oltre il nostro orizzonte temporale. Tra questi possiamo infatti annoverare solo Internet e la blockchain, almeno se parliamo di quella di Bitcoin.

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Concentrandoci quindi sullo scambio di valori economici – visto che Internet lo è più che altro per le informazioni basta che ci sia energia rinnovabile sufficiente e la blockchain, innescata dalla comunicazione machine-to-machine, continuerà ad espandersi.

Il consenso sullo stato della blockchain non è raggiunto da un gruppo di persone, ma di macchine, in autonomia. Il contributo umano alla Proof of Work e alla verifica dell’hash è praticamente nullo.

Alle macchine basta una prova matematica per fidarsi. Le tecniche di zero knowledge proof, dimostrazione a conoscenza zero, servono a dimostrare che un’affermazione (matematica) è vera, senza rivelare nient’altro che la veridicità della stessa.

Anche la caratteristica censorship resistant non significa che una persona, o un gruppo di potere, possa limitare gli scambi. Questo significa che quando le macchine fanno partire una transazione l’intera umanità non può più fermarle. E l’uomo, con le sue limitate capacità matematiche, non può più confiscare valore dai wallet.

Oltre alle solite contrapposizioni tra reti private e pubbliche, è importante anche il trend intrapreso dalle reti a scambiare valore in modalità humanless, cioè senza poter cambiare la governance, attività un tempo considerata prettamente umana.

E quindi il tema privacy e anonimato ora sta per decadere per tutt’altro che incredibili ragioni: se oggi mi devo preoccupare del fatto che i miei dati sono utilizzati da Facebook, Google o Amazon per il proprio tornaconto, in futuro saranno solo le macchine a scambiare informazioni tra loro, senza coinvolgere gli esseri umani e quindi i loro interessi.

Fin qui si può anche concordare perché si tratta di aspetti tecnici, ma quelli economici sono caratteristiche esclusivamente umane?

Il denaro non viene più creato o emesso da qualcuno; è il denaro che si crea.

Stiamo passando dal denaro che capivamo e potevamo vedere, ossia il contante, al denaro digitale invisibile e “inspiegabile” per come viene generato e trasferito.

La quasi scomparsa del contante, almeno nei Paesi più occidentali, è esemplificativa. Il contante serve solo alle persone, le macchine scambiano i bit. Il potere, un giorno, sarà esclusivamente loro.

Immaginiamo di poter giocare con i prezzi, in realtà sono gli algoritmi che li stabiliscono e decidono anche la direzione e il futuro: il denaro non è più ormai solo un mezzo ma un fine.

Le macchine, quando devono transare, non si fanno domande, come facciamo noi, sul valore sottostante del token in questione.

Qui di seguito il percorso storico:

Contante, atomi uguali, senza identità

Denaro elettronico, bit uguali, con l’identità

Bitcoin, bit segnati, pseudoanonimi

Bitcoin del domani, bit uguali, anonimi

Dopo i vagiti e gli aborti delle prime DAO, ci si può aspettare che i futuri progressi consentiranno alle DAO di crearne altre, e a quel punto saremo chiamati fuori.

In quest’epoca di machine learning dove le macchine imparano dai modelli, scrivono testi e dipingono immagini, il whitepaper di Satoshi sarà stato forse tra gli ultimi software ad essere scritto dall’uomo.

Massimo Chiriatti
Massimo Chiriatti
Tecnologo, collabora con Università e centri di ricerca per eventi di formazione sull’economia digitale. Prende parte attivamente a congressi e forum su temi riguardanti in particolar modo. l’innovazione nell’ICT. Membro di Assob.it, un’associazione senza scopo di lucro per lo studio delle criptovalute e per promuovere la tecnologia Blockchain.
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