Durante l’evento Blockchain Now che si è tenuto qualche giorno fa a Milano Cryptonomist ha potuto intervistare Marco Calabrò, dirigente del Ministero dello Sviluppo economico italiano (MiSE) e in particolare della divisione di analisi del sistema produttivo e riqualificazione del territorio in crisi.
Read this article in the English version here.
Come l’Italia sta cercando di rimanere al passo con i tempi in ambito tecnologico?
Già da 3 anni ormai come Ministero stiamo puntando molto a sostenere le imprese nei loro processi di innovazione ad ampio raggio. L’idea è che la competizione e il successo delle imprese italiane non si possono più basare su quelli che erano i fattori competitivi storici delle imprese, vale a dire i costi della produzione inferiori rispetto ai concorrenti e in particolare la forza lavoro, una struttura più flessibile. Questi non sono più gli elementi su cui le imprese italiane possono contare, ma l’elemento fondamentale diventa l’innovazione.
Tre anni fa abbiamo messo in piedi quello che è un vero e proprio piano industriale, cosa che mancava in Italia da tanti anni. Così abbiamo creato il Piano Impresa 4.0 che accompagna con una serie di misure agevolative tutte le imprese con un approccio orizzontale, quindi rivolto a tutte le imprese con una neutralità tecnologica e territoriale.
Quest’anno con il nuovo governo è stata data molta attenzione anche ad alcune tematiche settoriali. Il Ministro Di Maio ha istituito due commissioni, una per l’intelligenza artificiale e una per la blockchain composte da 30 esperti selezionati con un bando pubblico e una commissione che ha verificato le competenze, quindi tra i 30 principali esperti nelle due tematiche. Questo è stato fatto per iniziare a realizzare e scrivere dei piani di sviluppo e di policy sulle due tematiche che ci sembrano fondamentali per lo sviluppo delle imprese italiane.
In particolare sulle blockchain, che sono soprattutto famose per le criptovalute ma che non sono soltanto criptovalute stiamo cercando di capire come favorire dei processi di introduzione e di diffusione delle blockchain anche nei settori tradizionali della produzione e della manifattura italiana, penso per esempio all’agroalimentare e alle filiere, in generale a tutte le attività del made in Italy.
Oltre a blockchain e intelligenza artificiale, ci sono altre tematiche che stanno a cuore al Ministero?
I due tavoli monotematici principali sono certamente questi, ma un altro elemento fondamentale su cui si sta puntando in maniera molto insistente è quello delle competenze perché in Italia tutti questi processi di innovazione trovano limite nelle scarse competenze non ancora adeguate un po’ a tutti i livelli, sia a livello manageriale sia a livello di tecnici specializzati sia a livello di figure ingegneristiche e laureati in materie scientifiche. Quindi formazione come altro elemento trasversale che stiamo cercando di intensificare e di migliorare rispetto alle edizioni precedenti del piano.
Cosa ci sa dire sul piano italiano riguardante il 5G?
C’è tutta la parte dedicata alla connettività. Il problema delle imprese italiane è che ⅔ delle imprese risiedono nelle cosiddette aree bianche o aree grigie che sono le aree in cui lo Stato non può intervenire direttamente ma la cui connessione dovrebbe essere affidata a dei provider. Molte di queste imprese continuano a non avere la copertura né di banda larga né di banda ultra larga e questo in una rivoluzione industriale che ha come elemento fondamentale la connettività chiaramente è un problema da risolvere e quindi grande attenzione anche al 5G.