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Bitcoin consuma la stessa quantità di energia dell’intero internet nel 2016

Uno dei temi più discussi quando si parla di bitcoin e, più in generale, di criptovalute, riguarda sicuramente l’enorme quantità di energia utilizzata dai miner del network di BTC.

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Secondo gli ultimi studi, ad oggi l’intera rete di bitcoin consuma circa 70 TWh all’anno, pari esattamente al consumo annuo dell’intero internet stimato nel 2016, come riportato all’epoca da Forbes.

Naturalmente l’origine dei consumi sui due network è di natura diversa. Da un lato, su bitcoin la maggior parte dei consumi deriva dalle mining farm e, solo parzialmente, dalle migliaia di nodi di rete.

Il world wide web invece, deve i propri consumi alle centinaia di migliaia di server farm sparse per il mondo, alle infrastrutture di rete – wireless e cablate -, ai miliardi di device connessi e tanti altri fattori.

Fortunatamente, su entrambi i fronti negli anni vi è stato un miglioramento dell’efficienza dei dispostivi utilizzati. Su bitcoin sono infatti arrivati nuovi ASIC sempre più efficienti, fra cui gli ultimi Bitmain Antminer S17 ed S17 Pro.

Nel mondo dell’informatica invece, sono state rese disponibili soluzioni (nuovi processori e schede video) sempre più performanti mantenendo o riducendo i consumi dei vecchi device.

Bitcoin consuma come internet nel 2016

Tra gli altri confronti riportati da Willy Woo, analista che ha effettuato lo studio, spicca quello con il consumo totale di energia globale.

Il consumo annuo del globo terrestre infatti, è stimato essere di 18 TWatt. Bitcoin, con un consumo di circa 70 TWh, assorbe lo 0,044% dell’energia totale mondiale.

Tale dato equivale anche a 232 minuti dell’energia totale mondiale.

Confrontando la quantità di energia con altri mezzi di paragone, 70 TWh annui possono essere paragonati ad 8 GWatt, 11 milioni di cavalli potenza, 18mila Tesla Model S P100D alla massima potenza, 89 Jumbo Jet al decollo, 38 portaerei nucleari o addirittura poco meno dell’energia utilizzata da un razzo Falcon 9 al decollo.

Un altro confronto curioso riguarda quello con il calore umano: servirebbero infatti 80milioni di persone (circa la popolazione della Germania) per sviluppare tale quantità di energia.

Infine, nonostante l’enorme quantità di energia utilizzata, buona parte di essa deriva da fonti rinnovabili.

In dettaglio, circa il 70% dell’hashrate di bitcoin proviene dalla Cina, di cui l’80% dalla regione dello Sichuan, caratterizzata da decine di dighe idroelettriche. Altre mining farm trovano sede in Islanda, Norvegia, Québec, Georgia e Colombia, tutti paesi noti per avere un alto tasso di energia elettrica prodotta mediante fonte rinnovabili (solare, idrotermico, idroelettrico, eolico, etc).

 

Emanuele Pagliari
Emanuele Pagliarihttps://www.emanuelepagliari.it/
Ingegnere delle telecomunicazioni appassionato di tecnologia. La sua avventura nel mondo del blogging è iniziata su GizChina.it nel 2014 per poi proseguire su LFFL.org e GizBlog.it. Emanuele è nel mondo delle criptovalute come miner dal 2013 ed ad oggi segue gli aspetti tecnici legati alla blockchain, crittografia e dApp, anche per applicazioni nell'ambito dell'Internet of Things
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