Il movimento ribassista di ieri sera, in poco meno di due ore ha causato un crollo del prezzo di bitcoin che ha perso il 15%. E come solitamente avviene, bitcoin si è trascinato il resto del settore delle criptovalute.
Dopo la calma piatta che aveva caratterizzato le ultime settimane riportando la volatilità ai più bassi livelli degli ultimi cinque mesi, la bomba arrivata dopo le 20 di ieri (UTC + 1) ha scosso l’andamento dormiente di tutto il settore. La volatilità è balzata di oltre il 50% in 12 ore. La volatilità di bitcoin su base mensile è salita del 3%, oltre un punto dai livelli di ieri mattina, e questo fotografa quanto avvenuto nelle ultime ore.
Anche i volumi di contrattazione sono esplosi con scambi su media giornaliera pari a 100 miliardi, +40% dai livelli di ieri. Gli scambi su bitcoin toccano i massimi che non si registravano da metà agosto, quando i mercati in pochi giorni avevano registrato un movimento ribassista di pari entità. Ma il ribasso di agosto ha segnato una perdita di oltre il 15% in circa 48 ore, mentre quanto accaduto ieri si è sviluppato solo in una manciata di ore.
A differenza dei movimenti ribassisti di agosto, il crollo del prezzo di bitcoin di ieri ha rotto la soglia di supporto che da giugno aveva respinto ogni attacco ribassista, e questo è un segnale che modifica la tendenza di breve e medio periodo, da seguire con attenzione.
Ciò nonostante, il saldo del bitcoin rimane positivo con + 130% da inizio anno. Prendendo come riferimento le aperture degli ultimi 4 mesi delle prime 10 crypto, solo bitcoin registra un saldo positivo su maggio e giugno, mentre a luglio, agosto e settembre (mese storicamente favorevole ai Tori) anche BTC si allinea al resto del settore rimanendo in negativo.
A pochi giorni dalla chiusura di settembre, Educare (EKT) in 39° posizione e ABBC Coin (ABBC) in 47° posizione, sono le sole che hanno saldo positivo su base mensile, rispettivamente del +10 e del +70%.
La notte asiatica è trascorsa senza ulteriori scossoni, confermando la debolezza di tutto il settore.

Nella top 10, il bitcoin su base giornaliera si ferma a una perdita del -13%. Peggio fanno Bitcoin Cash (BCH), EOS, Bitcoin Satoshi Vision (BSV) che registrano perdite superiori del 20%.
Tra le prime 100 crypto non c’è nessun segno verde, a parte le stablecoin. Tra le peggiori c’è da annoverare nuovamente Algorand (ALGO) che scende e perde posizioni con un -30% che la porta in 58° posizione e a 20 centesimi di dollaro, il livello più basso dal lancio avvenuto a giugno, perdendo il 90% dalla quotazione iniziale. Una perdita che indica la forte difficoltà delle altcoin. Algorand infatti non è l’unico token che dai top del 2019 segnati nel primo semestre dell’anno perde oltre il 90%.
La capitalizzazione del mercato crolla sotto i 220 miliardi dollari. Sono livelli che non si registravano dallo scorso maggio, i più bassi degli ultimi cinque mesi. In questa situazione di debolezza, il bitcoin rimane la crypto che evidenzia un recupero della dominance che si spinge in queste ultime ore nuovamente al 69% di quota di mercato. Ethereum scende all’8,2%. È stabile Ripple al 4,6%, nonostante l’ulteriore e pericoloso affondo che porta Ripple ad aggiornare i minimi degli ultimi due anni, con il ritorno delle quotazioni a testare i 21 centesimi di dollaro, livelli che non vedeva dai primi giorni di dicembre 2017.

Una debacle che viene seguita con una correlazione evidente da parte di Stellar Lumens (XLM). Tra le top 10 Ripple e Stellar sono le uniche due crypto che segnano una perdita superiore al 30%, 34% per Ripple e 50% per XLM year to date (YTD). Tra le prime 10 anche Bitcoin Satoshi Vision con il ribasso delle ultime torna ad avere un saldo negativo dall’inizio dell’anno con un -5%.

Crollo del prezzo di bitcoin (BTC)
La rottura del triangolo discendente che dallo scorso giugno ha la base passata dai 9.500-9.200, conferma le ipotesi di un sell-off, che effettivamente si è realizzato. Un sell-off che non solo rompe la soglia e il successivo supporto in area 8.800 dollari ma si spinge a testare gli 8.000 dollari. In caso di ulteriore affondo diventa molto delicata la tenuta di area 7.600-7.800 dollari. In caso di rottura di questi livelli di supporto si aprirebbero spazi ribassisti decisamente pericolosi che potrebbero portare a speculazioni di vendita allo scoperto con ulteriori zampate da parte degli Orsi.
Per bitcoin a meno che non ci siano particolari notizie che sosterrebbero nuovamente un ritorno degli acquisti, in queste fasi delicate e critiche è preferibile osservare la tenuta o meno da parte dei supporti anziché ambire al recupero delle resistenze in area 9.200-9.500 dollari, livelli che ora diventano importanti.
Per BTC nelle prossime ore è necessario iniziare ad assorbire la zampata sanguinolenta dell’Orso che ha creato forti perdite, capendo già dai prossimi giorni il livello dove i prezzi potranno stabilizzarsi.
Il movimento ribassista arriva in linea con la chiusura dell’ipotetico ciclo mensile che indica una tendenza al ribasso che non avveniva dal ciclo compreso tra novembre e dicembre 2018: è il primo ciclo ribassista dopo nove mesi laterali o rialzisti.

Ethereum (ETH)
La rottura dei 165 dollari proietta i prezzi di Ethereum a testare l’area dei 155 dollari, ultimo baluardo che in caso di rottura potrebbe spingere i prezzi pericolosamente a testare i 120-130 dollari.
Per Ethereum a differenza di bitcoin che aveva respinto l’attacco di Ferragosto, il minimo di queste ore in area 155 dollari è il terzo minimo inferiore dallo scorso metà agosto. Questo continua ad evidenziare la chiara tendenza ribassista nonostante il falso segnale rialzista arrivato la scorsa settimana, rialzo completamente annullato.
La struttura tecnica di Ethereum diventa molto critica e debole. Il movimento rialzista della scorsa settimana in una decina di giorni aveva portato i prezzi a recuperare il 30%, tutto annullato in una manciata di ore. Per ETH serve una reazione al più presto o rischierà di proseguire la discesa verso il basso.