HomeCriptovaluteBitcoinBIP e FORK di Bitcoin: cosa sono?

BIP e FORK di Bitcoin: cosa sono?

Per fare qualsiasi tipo di modifica a Bitcoin esistono i bip e i fork.

Quando si parla di Bitcoin alcune delle domande più frequenti su cui ci si imbatte sono:

  • Chi gestisce Bitcoin? 
  • Chi ha il compito di aggiornare e correggere eventuali difetti visto che è un sistema distribuito?

Quando si sviluppa un software, è poco probabile che esso sia perfetto al primo tentativo.

Il “buona la prima” funziona solo nelle riprese cinematografiche, o quasi.

Chi fa il programmatore di mestiere, sa che il codice a volte può comportare dei bug o delle problematiche ed il suo compito è quello di rimettere mano al codice per sistemare eventuali errori e non solo.

Questo, ci fa capire che i problemi nel mondo dell’informatica esistono, possono evidenziarsi nel corso del tempo e, spesso, dipendono da fattori esterni difficilmente prevedibili.

In un software privato, eventuali errori vengono corretti dai programmatori che lo hanno sviluppato o da altri incaricati alla manutenzione.

Diverso il discorso è per i software open source, ovvero quei programmi aperti a tutti in modo trasparente, dove chiunque è in grado di applicare una miglioria o correzione.

Bitcoin essendo un sistema distribuito ovviamente è un software open source.

Chi vuole può contribuire a migliorare il sistema, ovviamente superando il consenso della maggior parte del network.

Per fare qualsiasi tipo di modifica a Bitcoin dunque, esiste uno standard chiamato Bip.

Cosa sono i BIP

La community Bitcoin è molto ampia. Come si fa a spiegare a tutti le caratteristiche della modifica in modo efficace?

Ecco che arriviamo al BIP (Bitcoin improvement proposals), ovvero un documento che provvede a definire motivazioni e modalità per effettuare una modifica e le conseguenze che questa avrà sul sistema.

In sostanza, il BIP rappresenta un punto di incontro grazie al quale la community Bitcoin è in grado di prendere una decisione per un eventuale aggiornamento.

Tuttavia questo modo di comunicare comporta diverse implicazioni.

In primo luogo un fattore da tenere in conto è il numero di consensi, ovvero la modifica deve essere accettata da quasi tutto il network.

Nel caso in cui il questo fosse suddiviso a metà, con due pensieri ed idee diverse e contrapposte, potrebbe verificarsi una divisione della Blockchain, attraverso un fork. 

Ed i tempi?

Le tempistiche di tutto il processo, anche per una modifica semplice, potrebbero essere molto lente e protrarsi per anni.

Pensate che se in un’applicazione centralizzata la modifica viene fatta dal programmatore o da chi per lui, in una blockchain distribuita come quella di bitcoin, tutti i nodi sparsi nel mondo devono discuterne, valutare i reali vantaggi e cambiamenti e solo dopo decidere di procedere alla modifica.

Cosa sono i FORK?

Un cambiamento al codice precedente, viene chiamato Fork.

Ecco un’immagine che ci aiuta a capire meglio cosa succede alla Blockchain quando avviene un Fork.

I fork si distinguono in hard fork e soft fork.

La differenza principale è che il soft fork consiste in una modifica retro-compatibile, ciò significa che si deve fare in modo che gli aggiornamenti non vadano in contrasto con le regole già stabilite in precedenza.

Dunque anche i nodi che non hanno attuato l’aggiornamento, devono essere in grado di continuare ad effettuare transazioni ed aggiungere nuovi blocchi alla Blockchain, ovviamente senza violare le nuove regole che la modifica comporta.

L’hard fork invece è l’opposto ovvero, tutti i nodi precedenti che non hanno aggiornato il protocollo, non sono più in grado di creare nuovi blocchi poiché le regole che seguono sono in contrasto con i nuovi cambiamenti.

Questo fenomeno, a volte, ha comportato anche la nascita di nuove coin.

Ad esempio, Bitcoin Cash, un altcoin cioè una criptovaluta alternativa, è nata proprio da un hard fork di Bitcoin nel 2017.

L’argomento principale della discussione era il block size, ovvero la dimensione del blocco.

Il network si trovò diviso in due parti:

  • una voleva mantenere le dimensioni attuali del blocco, poiché aumentandolo, cresceva di molto anche il peso totale della Blockchain, fattore da evitare se si vuole garantire una maggiore decentralizzazione poiché, avendo un peso complessivo minore, risulta più facile a tutti scaricarla.
  • l’altra parte, voleva invece aumentare la capienza di ogni singolo blocco ad 1 GB, in modo tale da migliorare la scalabilità e garantire un maggior numero di transazioni al secondo.

Il risultato? Hard fork e divisione della Blockchain.

Luca La Marca

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