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JP Morgan sospende le donazioni politiche

JP Morgan sta pianificando di sospendere le donazioni politiche, sia ai democratici che ai repubblicani. La decisione della più grande banca degli Stati Uniti per patrimonio arriva dopo i fatti di Capitol Hill.

Nei giorni scorsi infatti degli esaltati sostenitori del presidente uscente Donald Trump hanno assaltato il Campidoglio di Washington mentre il Congresso era riunito per ratificare la vittoria di Biden. 

Le immagini hanno fatto il giro del mondo, con conseguenze inevitabili. 

JP Morgan e gli altri che sospendono le donazioni politiche

Jp Morgan, tramite il suo CEO Jamie Dimon, ha immediatamente condannato i fatti di Capitol Hill. A FOX Business, Jamie Dimon ha dichiarato: 

“Condanno fermamente le violenze che si verificano nella capitale della nostra nazione. Questo non è ciò che siamo come popolo del nostro paese. Noi siamo meglio di questo. Ora è il momento di stare insieme per rafforzare la nostra eccezionale unione”.

A stretto giro è arrivata la scelta di mettere in pausa tutti i contributi politici per almeno sei mesi. Si legge su Reuters

“L’attenzione dei dirigenti d’azienda, dei leader politici, dei leader civici in questo momento dovrebbe concentrarsi sul governo e sull’aiuto a coloro che ne hanno più disperatamente bisogno. Ci sarà molto tempo per fare campagna elettorale più tardi”.

E tuttavia JP Morgan non sarebbe la sola a voler tagliare le donazioni politiche ai partiti degli Stati Uniti. Anche Goldman Sachs e Citigroup sono pronte a fare altrettanto. Goldman Sachs addirittura starebbe lavorando per ridurre le donazioni a coloro che hanno lavorato per tentare di ribaltare il risultato delle elezioni. 

Ma ci sarebbero anche altri colossi pronti a tagliare i fondi alla politica. Google, Microsoft, Coca Cola, Walmart, tutti stanno prendendo le distanze dai fatti del Campidoglio, tagliando le risorse ad un sistema che è evidentemente degenerato.

Al problema dei fondi, si aggiunge quello dei social. Donald Trump, che è ancora presidente in carica almeno fino al 20 gennaio, è stato bannato da Facebook, Twitter e Instagram. Si è iscritto ad un’altra piattaforma, Parler, che poggia su i servizi web di Amazon. Amazon ha chiuso direttamente il social network. 

Questa censura nei confronti del presidente degli Stati Uniti in carica ha aperto il dibattito sul potere dei colossi del web, giganti, privati, che hanno deciso senza ammettere repliche di chiudere gli account dell’uomo più potente del mondo

È una discussione che tocca un argomento delicato in democrazia che si chiama libertà di espressione. A questo problema ora si somma anche quello dei fondi, perché la politica USA vive di donazioni private. Le conseguenze amare di un giorno di follia. 

Eleonora Spagnolo
Eleonora Spagnolo
Giornalista con la passione per il web e il mondo digitale. È laureata con lode in Editoria multimediale all’Università La Sapienza di Roma e ha frequentato un master in Web e Social Media Marketing.
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