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In un quadro normativo confuso per il mining di BTC, i miner cinesi guardano oltre i confini

Da quando il mining di bitcoin è diventato un grande business, nessuna nazione è stata più coinvolta della Cina nel settore del mining. Con l’accesso all’elettricità e alle risorse a buon mercato, i ricchi conglomerati cinesi sono entrati nel panorama del mining e hanno preso il controllo dell’industria. L’anno scorso, i calcoli che stimavano la composizione del quadro globale hanno rivelato che il 75% del mining di bitcoin del mondo avveniva in Cina. 

Questa cifra è astronomica, soprattutto considerando come funziona la blockchain di Bitcoin. Il mining è ciò che mantiene viva la rete, verificando le transazioni e creando nuove monete nel processo. Le nuove monete sono emesse come ricompensa per i miner che assicurano che le transazioni tra gli utenti siano completate con successo. 

Dominazione cinese

In origine, il concetto di mining doveva essere un sistema per decentralizzare la rete di Bitcoin. Dal momento che inizialmente chiunque poteva minare semplicemente usando un computer, il mining era fatto da una pluralità di persone i cui interessi economici erano in linea con l’aiuto della rete. Affinché una transazione sia confermata, deve essere verificata da un certo numero di miner diversi e, una volta fatto ciò, la transazione va ad inserirsi nella blockchain. 

Tuttavia, se la maggior parte del mining viene fatto da una parte o da un gruppo di persone che operano insieme, avrebbero potenzialmente la capacità di manipolare la blockchain a proprio vantaggio. Questo non è mai realmente accaduto in quanto qualsiasi tipo di falsificazione o manipolazione della blockchain avrebbe immediatamente un effetto negativo sul valore di bitcoin, escludendo virtualmente qualsiasi incentivo a farlo. 

Tuttavia, le chiavi del regno di bitcoin che giacciono in grembo alla Cina è una situazione precaria, per dirla in maniera blanda. Al di fuori delle considerazioni sulla salute della rete, dobbiamo anche pensare ai fattori ecologici. Elon Musk ha messo un punto esclamativo sulle preoccupazioni che stavano crescendo sull’impronta ecologica delle operazioni di mining di criptovalute quando ha annunciato qualche mese fa che Tesla non avrebbe più accettato bitcoin come mezzo di pagamento. 

Preoccupazioni ambientali 

La Cina è notoriamente pessima nel rispettare gli standard industriali ed ecologici. L’energia consumata dall’industria del mining globale è enorme. Gli studi hanno equiparato la cifra annuale del consumo energetico di bitcoin a quella di intere nazioni sviluppate come Svezia e Norvegia. Con ben poco a disposizione per fermare i miner cinesi dall’usare l’energia più economica disponibile, senza badare al danno che sta causando all’ambiente, queste cifre cominciano ad avere un senso. Con circa 3/4 dell’estrazione fatta in Cina, ciò significa che il consumo di energia dell’estrazione di bitcoin in Cina da sola rivaleggia con quello di piccoli stati nazione sviluppati. 

Tuttavia, la consolidazione cinese dell’industria del mining non è qualcosa con cui il mondo dovrà più fare i conti. Già a maggio, le autorità cinesi hanno annunciato misure radicali volte a reprimere ed eliminare il mining di bitcoin. Secondo fonti cinesi, il giro di vite è stato causato da preoccupazioni ambientali. Alla base c’è la politica cinese relativa alla neutralità del carbonio, che ha imposto una drastica riduzione dell’energia proveniente dal carbone. L’energia proveniente dalla combustione del carbone rappresentava oltre il 57% del consumo energetico della Cina prima delle restrizioni. 

Con l’obiettivo di dimezzare il consumo di energia da carbone entro il 2030, le autorità cinesi si sono affrettate a mettere il loro paese su un percorso di conformità. Il mining di Bitcoin, considerato non essenziale per il benessere dell’economia statale, ha dimostrato di essere uno dei primi obiettivi delle misure restrittive. 

La grande migrazione del mining

Ciò che ne è derivato è stato chiamato “la grande migrazione del mining”, poiché le imprese che costituivano più della metà di un’enorme industria sono state liquidate o costrette a cercare pascoli più verdi. L’industria del mining è costretta a una completa ridefinizione, questa volta con un’enfasi sull’uso di fonti energetiche sostenibili. Molte compagnie di mining si stanno stabilendo negli Stati Uniti in posti come il Texas, dove i miner possono attingere ad alcuni dei più bassi prezzi dell’elettricità nel mondo in un ambiente relativamente non regolamentato che è notevolmente a favore delle crypto. 

Bit Mining Limited, una delle compagnie di mining cinesi spostate in seguito alle restrizioni, ha già fatto la transizione verso il Texas, siglando un accordo da 25 milioni di dollari a maggio. La società ha raggiunto un accordo con Dory Creek, LLC, una società texana, per costruire e gestire un impianto per il mining da 57,2 MW alimentato dall’85% di energia a basso contenuto di carbonio. 

Altri stanno guardando altrove, più vicino alla Cina, in posti come il Kazakistan e la Russia. Minto, un’operazione di mining nel nord della Russia, sta cercando di trasformare l’industria utilizzando la tecnologia DeFi e l’accesso all’energia rinnovabile a basso costo per rendere ancora una volta l’attività di mining fattibile per la gente comune. L’operazione è basata sulla comunità e offre a coloro che cercano di minare l’opportunità di acquistare token e raccogliere ricompense che vengono distribuite ad ogni possessore di token. 

Siamo ancora nelle prime fasi di una completa revisione. È impossibile prevedere come si presenterà la struttura dell’industria del mining anche solo tra un anno. La domanda principale è capire come risponderà alla pressione esterna legata alle preoccupazioni ambientali. Questo, insieme alla Cina che costringe i suoi miner a chiudere bottega, ha introdotto un grande livello di incertezza nell’equazione. C’è speranza, tuttavia, che le nuove circostanze porteranno a cambiamenti necessari e positivi che getteranno le basi per grandi cose in futuro. 

Adam Stieb
Adam Stieb
Appassionato di crypto e trader professionista. Adam ha studiato informatica e comunicazione ed è entrato nel mondo crypto fiducioso che queste tecnologie possono ristrutturare il mercato finanziario globale e rimpiazzare il denaro fiat. L'obiettivo di Adam è quello di diffondere la conoscenza del mercato crypto, del trading e degli investimenti.
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