HomeCriptovaluteMiningLe nuove frontiere del mining di Bitcoin: dal Kazakistan al Texas

Le nuove frontiere del mining di Bitcoin: dal Kazakistan al Texas

La Cina non è più il cuore pulsante del mining di Bitcoin: oggi stanno assumendo un notevole peso altre regioni, tra le quali il Kazakistan e gli Stati Uniti. 

Il ban della Cina, la recente lotta alle mining farm, le preoccupazioni legate all’alto consumo energetico e al conseguente impatto ambientale stanno trasformando il settore della produzione di BTC.

A questo va aggiunto un altro dettaglio non da poco: dopo l’halving dell’11 maggio 2020 minare Bitcoin è sempre più complicato. Già da anni ormai l’estrazione delle monete non può più venire fatta “in house” ma è demandata a grandi aziende, le quali hanno bisogno di tanti macchinari, energia preferibilmente a basso costo e una tassazione agevolata.

Questi aspetti sono determinati per la scelta della regione dove è opportuno minare.

Il mining di Bitcoin in Kazakistan

Dopo il ban della Cina, diverse mining farm hanno letteralmente fatto armi e bagagli e hanno lasciato Pechino per trasferirsi in Kazakistan. Qui il mining ha una sua inquadratura legale.

Come riporta Forbes, non è un caso che Bit Mining abbia già consegnato oltre 320 macchinari per minare Bitcoin nel paese confinante con la Cina stessa. In più, prevede di consegnarne almeno altre 2.600. La stessa Bit Mining è pronta ad investire 35 milioni di dollari per un data center di mining di criptovalute in Kazakistan. Altra società di mining che sta strizzando l’occhio al Kazakistan è Canaan.

Ma perché il Kazakistan? Perché ha alta disponibilità di energia ad un costo nettamente basso. A favorire anche questa scelta, il clima freddo che permette ai sistemi di produzione di raffreddarsi prima.

Lo stato ha visto un’enorme opportunità nel mining di bitcoin. È questo il motivo che ha portato ad introdurre una tassazione sul settore. Va detto che non ci sono tasse sull’importazione dell’equipaggiamento necessario per il mining. E non è poco. Ma una tassa c’è ed entrerà in vigore il prossimo anno: prevede il pagamento di 1 tenge (la moneta kazaka, equivalente a 0,002 dollari/euro) per ogni kW/h di elettricità consumata.

Secondo il governo infatti al momento sono attive nel paese ben 17 aziende di mining di bitcoin. La tassa serve non solo a trarne un guadagno ma anche ad evitare che si crei una sorta di selvaggio west: il Kazakistan non può essere solo terra di conquista, e per questo il governo vuole un’imposta che in primo luogo garantisca alla sua cittadinanza di avere l’energia elettrica sufficiente alle attività ordinarie.

L’alternativa made in USA: il Texas

Ma non c’è solo il Kazakistan. Anche negli Stati Uniti il mining di Bitcoin fa gola. C’è una regione che spicca più delle altre: il Texas.

Qui infatti il mercato energetico è deregolamentato, nel senso che ciascuno è libero di scegliersi il fornitore più conveniente, in uno stato dove il costo dell’energia è già basso di suo, e dove la produzione è anche alta.  Insomma, c’è energia in abbondanza. 

È anche per questo che si sono stabilite qui alcune delle mining farm che fanno capo ad Argo Blockchain

Costi ed ecosostenibilità

La differenza principale sta in due fattori:

  • Costi,
  • Ecosostenibilità.

Il Kazakistan al momento sembra essere ancora più conveniente del già economico Texas. Ma mentre gli Stati Uniti stanno andando verso una produzione di energia (e di Bitcoin) ecosostenibile, il Kazakistan si distingue per essere uno dei maggiori produttori di carbone al mondo. È facile immaginare da dove nascano i bitcoin kazaki.

Anzi, secondo un report specializzato di IEA, solo l’1,4% dell’approvvigionamento energetico del Kazakistan viene da energie rinnovabili (dati de 2018).

Al contrario il Texas lavora molto sulla produzione di energia rinnovabile sfruttando il sole, il vento e l’idroelettrico. Già nel 2019 la produzione di energia pulita questa costituiva il 20% del totale. Se questa percentuale è destinata a crescere, e se è vero che la produzione di Bitcoin dovrà convertirsi verso l’ecosostenibilità, allora c’è da scommettere che sarà il Texas l’hub di produzione di Bitcoin.

Eleonora Spagnolo
Eleonora Spagnolo
Giornalista con la passione per il web e il mondo digitale. È laureata con lode in Editoria multimediale all’Università La Sapienza di Roma e ha frequentato un master in Web e Social Media Marketing.
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