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La regolamentazione crypto in America e Europa

Uno dei problemi che più preoccupa molti utilizzatori e investitori di digital asset, soprattutto per le aziende, è la regolamentazione delle crypto. 

Il regime normativo che circonda le criptovalute è frammentato e si estende fino agli estremi dei divieti assoluti in alcune giurisdizioni, ad alcuni Paesi che invece sono forti sostenitori.

Sembrano emergere in maniera più chiara le intenzioni delle varie zone del mondo rispetto al fenomeno delle criptovalute ed alla loro regolamentazione e, attraverso il “compendio dei regolamenti sulle criptovalute” redatto dalla Thomson Reuters a giugno. Questo articolo vuole fornire un riassunto osservando appunto le disposizioni sia nei Paesi che vietano l’uso di questi strumenti sia in quelli favorevoli.

Regolamentazione crypto negli Stati Uniti

 Negli Stati Uniti sebbene la SEC è ampiamente considerata come la più potente entità regolatrice, FinCEN del Tesoro, Federal Reserve Board e la Commodity Futures Trading Commission (CFTC) hanno emesso le proprie diverse interpretazioni e linee guida. La SEC vede spesso le criptovalute come titoli, la CFTC considera il bitcoin una commodity e il Dipartimento del Tesoro lo chiama valuta. 

Alcuni Stati membri hanno regolamentato le criptovalute mentre altri stanno valutando le diverse idee in merito. 

  • New York ha proposto una licenza condizionale per facilitare il funzionamento delle start-up che si occupano di valute virtuali.
  • Il Wyoming ha consentito la creazione di una banca appositamente pensata per dare la possibilità alle aziende di detenere risorse digitali in modo sicuro e legale.
  • L’Oklahoma ha presentato un disegno di legge che autorizza l’uso e lo scambio di criptovalute all’interno delle agenzie governative. 

Il Financial Crimes Enforcement Network (FinCEN) del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha emesso un progetto di legge che richiede agli operatori di crypto di conservare registri e verificare l’identità del cliente nelle transazioni che coinvolgono asset digitali. Nonostante il quadro normativo leggermente confuso, gli Stati Uniti è considerato il paese con il maggior numero di investitori in criptovalute, exchange, piattaforme di trading, società di mining e fondi di investimento.

Leggi in Canada

Il Canada è stato uno dei primi ad adottare questo sistema ed è stato visto sempre come un Paese “crypto-friendly”. Nel 2018, il Canadian Securities Administrators (CSA) ha emesso un avviso che chiariva che i requisiti della legge che tutela gli investimenti si sarebbero applicate anche alle criptovalute e alle piattaforme che facilitano la loro negoziazione. 

Successivamente a giugno 2020, la legge canadese sul riciclaggio di denaro ha imposto a tutte le entità che trattano valuta virtuale di registrarsi presso il Financial Transactions and Reports Analysis Center of Canada (FINTRAC) e attuare le misure Anti-Money Laundering e Combating the Financing of Terrorism applicabili.

I requisiti si applicano anche a imprese con sede all’estero se hanno clienti canadesi. La Canada Revenue Authority (CRA), che regola le leggi sulle imposte, generalmente tratta la criptovaluta come una commodity ai fini del Income Tax Act.

Il Messico 

In Messico, durante una conferenza stampa a luglio, il ministro delle finanze Arturo Herrera ha chiarito che qualsiasi istituzione finanziaria con sede in Messico non è autorizzata a effettuare e offrire al pubblico operazioni con asset virtuali, menzionando specificamente a Bitcoin, Ether e XRP. 

Il governo messicano e il Banxico assumono così una forte posizione anti-crypto, soprattutto dopo le dichiarazioni di Ricardo Salinas Pliego, terzo uomo più ricco del Messico nonché fondatore del Banco Azteca, che tramite un tweet ha annunciato il suo interesse nel far diventare la sua banca la prima della nazione ad accettare Bitcoin.

Invece per combattere i cartelli e fermare il riciclaggio mediante crypto, il governo ha emanato, nel 2018, una nuova legge circa il monitoraggio dell’uso di criptovalute da parte delle autorità. In base a questa legge tutte le piattaforme di trading di criptovaluta registrate sono obbligate a segnalare le transazioni che superano i 56.000 pesos (2.830 dollari).

Le crypto in America Latina 

In America Latina, Colombia, Cile, Uruguay, Perù e Venezuela hanno una posizione permissiva nei confronti di Bitcoin, anche se non esiste ancora una legislazione legale attuale.

 In Argentina, investire in criptovalute è legale ma non sono considerate moneta a corso legale in quanto non emessi dal governo.

 In Brasile è attualmente in discussione un disegno di legge che consentirebbe di emettere, trasferire e utilizzare liberamente le criptovalute. La Comissão de Valores Mobiliários brasiliana ha anche precedentemente approvato due ETF crypto. 

In El Salvador prosegue il piano per dare corso legale ai bitcoin entro questo settembre, diventando così il primo Paese al mondo a dichiarare il Bitcoin una moneta legale. 

Al contrario, per proteggere il loro sistema finanziario, Bolivia ed Ecuador hanno dichiarato illegale Bitcoin. Poiché stimano che non essendo in grado di controllarli, influenzeranno negativamente la loro stabilità economica. Inoltre, con questo regolamento, potranno ridurre al minimo l’utilizzo di queste risorse per finanziare attività illegali.

La regolamentazione in Europa

La Commissione Europea ha introdotto una direttiva sui “Mercati delle criptovalute” per regolamentare il commercio e supportare la finanza digitale. 

Tutti gli Stati dell’UE devono seguire anche la direttiva AML 5 che prevede regole rigorose per combattere il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, includendo le attività di criptovaluta nell’ambito di questi obblighi AML.

L’esecutivo comunitario ha aggiunto che gli emittenti di criptovalute particolarmente significative e garantite da attività, le cosiddette global stablecoin, saranno soggette a requisiti più rigidi.

È importante anche ricordare che, nel 2018, 23 Paesi dell’Unione Europea hanno aderito alla European Blockchain Partnership.

Nel Regno Unito, invece, tutte le aziende impegnate in attività relative alle criptovalute devono registrarsi presso la Financial Conduct Authority. Le piattaforme di crypto possono richiedere la licenza “Istituzioni di pagamento autorizzate”: BCB Payments Limited è diventata la prima entità digitale ad ottenere questa licenza nel Regno Unito. 

La UK High Court ha recentemente riconosciuto il Bitcoin come proprietà, ai sensi del common law del Regno Unito.

Il controllo è aumentato quando a giugno FCA ha stabilito che Binance, la più grande piattaforma di scambio di criptovalute del mondo, non deve senza il preventivo consenso scritto svolgere alcuna attività. 

La FCA ha inoltre vietato il trading di derivati ​​su criptovalute.

Riccardo Mangiapane
Riccardo Mangiapane
Laureando magistrale in Management and Finance presso l'università LUMSA di Roma. Appassionato in fintech e crypto, segue con interesse gli avvenimenti sui mercati finanziari cooperando in team all’analisi di diversi casi studio durante il suo percorso accademico.
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