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Afghanistan, Bitcoin tra ascesa e difficoltà

In Afghanistan la corsa alle banche si sta rivelando drammatica, uno scenario che lo rende la terra perfetta per l’ascesa di Bitcoin. Ma non è così scontato che ciò accada.

Bitcoin come salvezza

Da quando i talebani hanno ripreso il potere infatti, stanno limitando le libertà personali. Una di queste è legata all’utilizzo del denaro. Molte banche infatti sono state chiuse, altre funzionano, ma agli afgani è permesso ritirare non più di 200 dollari al giorno.

Per chi sta tentando di fuggire, non è che una cifra irrisoria.

È in questo scenario che si sta innestando Bitcoin come moneta “alternativa” in quanto non sottoposta al controllo del governo.

Tuttavia, spiega alla CNBC un trader, questa comunità crypto è al momento molto piccola. Chi ha portafogli in criptovalute preferisce stare nascosto, sebbene per le autorità afghane entrarne in possesso possa essere molto difficile, proprio per la loro natura decentralizzata.

La situazione in Afghanistan

Dopo l’annuncio del ritiro dell’esercito degli Stati Uniti dall’Afghanistan, i talebani hanno progressivamente preso il potere, di nuovo. Il presidente in carica ha lasciato il paese, di fatto consegnandolo nelle mani del gruppo di estremisti che hanno dichiarato il ripristino dell’emirato islamico. 

Questo ha generato caos e preoccupazione. Hanno fatto il giro del mondo le immagini dei cittadini che si sono ammassati all’aeroporto di Kabul, consegnando i figli nelle mani dei soldati occidentali. Così come in tanti hanno tentato la fuga persino aggrappandosi agli aerei in fase di decollo.

La crisi economica oltre quella politica

La presa di potere dei talebani non si è abbattuta solo sul contesto geopolitico internazionale, ma ha impattato pesantemente anche sul lato economico.

Dopo la conquista di Kabul, i principali provider di pagamenti transfrontalieri come MoneyGram e Western Union, hanno interrotto i loro servizi. È stato inoltre interrotto il commercio di valuta, il che potrebbe portare al crollo di valore della valuta locale.

Questo mix di fattori ha fortemente ridotto la liquidità nel paese, con le conseguenze narrate sopra: le banche chiudono o rendono difficile il prelievo di denaro.

La soluzione Bitcoin per l’Afghanistan

In questo scenario, per mettersi al riparo dalla scarsa liquidità, dall’inflazione galoppante, e dal controllo del governo, Bitcoin potrebbe essere la soluzione. 

Al momento, però, non è detto che sia percorribile perché anche l’utilizzo del Bitcoin richiede una connessione internet, e sembra che i talebani stiano tagliando pure quella, in particolare nelle zone dove il loro controllo non è completo. Eliminando la connessione, si frenano le comunicazioni tra i ribelli.

E si frena anche l’utilizzo di valute alternative, come le criptovalute appunto, che richiedono una connessione per poter operare.

Che internet sia necessario lo dimostra anche la storia di Ali, raccontata da Reuters. Il giovane stava avviando un business per il mining di bitcoin ed Ethereum. Il taglio della connessione internet lo ha costretto a rivedere i suoi progetti e a pianificare una fuga, altrove.

“Non c’è internet. Se non c’è internet, non posso fare il mio lavoro lì. Se avessimo degli smartphone con una fotocamera, i talebani non lo permetterebbero”.

È da questa frase drammatica che si evince come la soluzione Bitcoin rischi di non essere praticabile. Ma vista la sua natura indipendente, c’è da aspettarsi che la community crypto in Afghanistan, se anche piccola e nascosta, farà di tutto per restare attiva e per tenersi il suo capitale in valuta digitale.

Eleonora Spagnolo
Eleonora Spagnolo
Giornalista con la passione per il web e il mondo digitale. È laureata con lode in Editoria multimediale all’Università La Sapienza di Roma e ha frequentato un master in Web e Social Media Marketing.
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