HomeCriptovaluteMiningIran: i miner riprendono l'attività mentre in Kirghizistan aumentano i costi

Iran: i miner riprendono l’attività mentre in Kirghizistan aumentano i costi

In Iran è terminato il blocco momentaneo del mining di Bitcoin imposto quattro mesi fa per far fronte all’incremento estivo del consumo di energia elettrica.

L’Iran riapre alle mining farm con licenza 

Nel Paese, grande produttore di petrolio, l’energia ha un costo decisamente basso, e non sono quindi poche le mining farm che hanno sede lì. 

Come riferisce Iran International, il governo del Paese ha permesso loro di riprendere le operazioni dopo la pausa estiva, purché autorizzate, visto che in Iran è comunque vietato minare criptovalute senza un’apposita licenza. 

Si stima che circa il 7% dell’hashrate mondiale sia detenuto dalle mining farm iraniane, tanto che sabato si è verificato un picco superiore ai 200 Ehash/s. Era dal 9 maggio che non si toccavano più queste cifre. 

Il costo molto basso dell’energia elettrica ha però un risvolto negativo. Quando d’estate il consumo aumenta a causa dell’avvio degli impianti di condizionamento dell’aria, si verificano continui black-out. Per questo motivo alcune attività molto energivore, ma non essenziali, vengono sospese, tra cui il mining crypto. 

Sembra però che migliaia di miner clandestini abbiano continuato ad operare. Tuttavia il netto calo estivo dell’hashrate fa presumere che si tratti nel complesso solo di una piccola parte della potenza di calcolo installata in Iran. Curioso il caso del direttore della borsa di Teheran, che ha annunciato le sue dimissioni dopo che negli uffici dell’organizzazione sono state scoperte macchine per il mining.

Le problematiche energetiche in Iran e l’attività di mining

Secondo Iran International è prevista carenza di elettricità anche in inverno, poiché il Paese è cronicamente a corto di produzione di energia. Questo per la mancanza di investimenti nel settore. Inoltre a causa di una grave siccità la maggior parte delle dighe sono piene solo per meno della metà della loro portata, causando ulteriore carenza di energia idroelettrica.

Ci sono però stime contrastanti sul consumo totale effettivo del mining di criptovalute in Iran. Alcuni funzionari sostengono che non superi i 300 MW di potenza, mentre secondo altri il consumo sarebbe molto più elevato e potrebbe minacciare il corretto funzionamento della rete elettrica durante i momenti di maggior consumo.

In teoria, la soluzione a questo problema potrebbe essere più semplice rispetto al ban: aumentare il costo dell’elettricità.

Iran BTC
Iran. Riaprono le mining farm.

 Il mining di Bitcoin in Kyrgyzstan

Questa è la soluzione che sta adottando ad esempio il Kyrgyzstan. Qui le autorità di Bishkek hanno aumentato il costo a cui le aziende di mining acquistano energia, insieme a quelle per l’estrazione dell’oro ed ai produttori di bevande alcoliche. 

Un comunicato ufficiale del governo ha svelato la nuova politica tariffaria a medio termine della Repubblica del Kirghizistan per il periodo compreso tra il 2021 ed il 2025. Questa politica prevede che le mining farm paghino la corrente il doppio rispetto all’utente di base, con un aumento del 12,5%. 

In totale comunque pagheranno solamente 0,03$ (2,52 som kirghisi) per kilowattora, ed il prezzo sarà adeguato ogni anno al livello medio dell’inflazione.

Il Ministero dell’Economia l’anno scorso ha anche presentato un disegno di legge per introdurre una nuova specifica tassa del 15% sul costo dell’elettricità consumata dal mining, ma a quanto pare non è ancora stato approvato. 

L’intera regione dell’Asia centrale, dove si trova la Repubblica del Kirghizistan, è diventata un vero e proprio centro per il mining crypto, grazie alle ridotte tariffe energetiche. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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