Malgrado il bando imposto dalla Cina qualche mese fa e le polemiche sorte sul consumo di energia eccessivo, l’attività di mining di Bitcoin si dimostra sempre più redditizia.
Secondo l’ultimo report di Glassnode, azienda specializzata in ricerche e metriche su blockchain e criptovalute, i guadagni giornalieri per chi fa mining di Bitcoin avrebbero superato i 40 milioni di dollari, registrando un incredibile + 275% rispetto al pre-halving del 2020, e addirittura + 630% rispetto all’immediato post halving, che ha dimezzato le ricompense per i minatori a 6,5 Bitcoin.
Sempre secondo i dati di Glassnode, il record giornaliero si sarebbe registrato il 14 marzo del 2021 con un guadagno giornaliero di 64,7 milioni di dollari. Tutto il mese di marzo avrebbe registrato una media di guadagni superiore ai 50 milioni. In quel periodo il prezzo del Bitcoin era intorno ai 60mila dollari.
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I numeri del mining di Bitcoin
Il guadagno per i minatori corrisponderebbe quindi a circa 1000 BTC al giorno.
Nel report si spiega come la maggior parte di questo quantitativo provenga dal guadagno per il blocco, che è di circa 900 BTC al giorno. Invece le entrate derivanti dalle commissioni di transazione oscillerebbe costantemente tra 75 e 125 BTC al giorno.
I profitti dei minatori dipendono anche dal grande consumo di elettricità che l’attività comporta per risolvere i complicatissimi calcoli matematici per risolvere e validare il blocco della catena.
Ed è questo uno delle principali motivazioni del bando cinese, dove erano basati circa il 45% di tutte le miniere di Bitcoin al mondo.
I miner sono alla caccia di nuove mete e nuove fonti energetiche
Il bando della Cina al mining di criptovalute non sembra aver provocato eccessivi problemi per un’attività che pare sempre più profittevole, malgrado i problemi legati al grande consumo di elettricità.
I miner cinesi hanno subito trasferito le loro sofisticate fabbriche in Paesi ben felici di accoglierli come il vicino Uzbekistan, Vietnam, Laos, Texas o Canada. Paesi questi, che per diversi motivi hanno abbondanza di energia a basso costo.
La vera scommessa del futuro per questa attività sarà quella di utilizzare sempre più fonti energetiche alternative come solare eolico, idroelettrico e soprattutto nucleare.
Secondo una recente ricerca dell’Università di Cambridge attualmente i miner di criptovalute ricaverebbero il 38% dell’energia da fonti rinnovabili.
Due fratelli di 9 e 14 anni di Dallas, quasi per gioco hanno messo su un’attività di mining di Bitcoin ed Ethereum, che sfruttando solo energia rinnovabile gli permette di guadagnare circa 30.000 dollari al mese.
Nei giorni scorsi El Salvador ha estratto 0,00599179 bitcoin, circa $ 269, con l’energia ricavata da un vulcano.
Bando della Cina ha reso attività più profittevole
Secondo alcuni esperti proprio il bando della Cina al mining avrebbe determinato un aumento dei guadagni per i miner.
“Per la prima volta nella storia della rete bitcoin, abbiamo una chiusura completa dell’attività mineraria in una regione geografica mirata che ha interessato oltre il 50% della rete”, ha affermato Darin Feinstein, fondatore di Blockcap e Core Scientific alla CNBC ad Agosto.
Quando molte persone minano vuol dire che ogni giorno vengono risolti meno blocchi. Meno concorrenti e meno difficoltà nella risoluzione dei blocchi significa che qualsiasi minatore avrebbe, un aumento significativo della redditività e entrate più prevedibili.
Sempre Feinstein, nella sua intervista alla CNBC, ha affermato che la maggior parte delle apparecchiature in Cina che sono state disattivate, erano di vecchia generazione e non molto efficienti.
Questa situazione avrebbe creato in altre parole un deficit di hashrate rendendo meno difficile la risoluzione dei calcoli matematici necessari ad estrarre Bitcoin.
E questa condizione secondo gli esperti durerà almeno fino alla fine del 2021, determinando un maggior guadagno per i miner.