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Libano, una crisi economica senza precedenti

Il Libano è alle prese con una crisi economica senza precedenti, culminata nel fine settimana con un lungo blackout dovuto alla fine del carburante nelle due principali centrali energetiche del paese. 

Lo spegnimento dell’energia elettrica è accompagnato da assalti a negozi e banche di gente in cerca di denaro e beni alimentari. 

La crisi economica del Libano

Una volta il Libano era considerato la Svizzera del Medio Oriente. Anni di guerra civile e di governi che non sono riusciti a risollevare l’economia del paese (che dipende per l’80% da importazioni di cibo e carburante), hanno contribuito a ridurre la popolazione allo stremo. 

A questo si accompagna la svalutazione della lira libanese. Negli anni ‘90, un dollaro valeva 1.500 lire, adesso un dollaro corrisponde a quasi 20.000 lire. 

In mezzo ad un’inflazione galoppante, il potere di acquisto dei libanesi si è ridotto ai minimi termini. 

I negozianti hanno persino paura di vendere la loro merce e di incassare denaro, perché quel denaro è soggetto a svalutazione a stretto giro. 

In più il blackout e la carenza generale di energia elettrica fanno in modo che i cibi freschi siano a rischio deperimento, a causa di una cattiva conservazione. Questo timore sta portando a non acquistarli per chi ancora può permettersi di fare acquisti. 

Perché c’è una parte cospicua del paese che è ridotta alla fame e che ha assaltato le banche per avere soldi che per quel poco che ancora valgono non riescono ad ottenere. 

Libano
In Libano cresce il trading delle criptovalute

La crisi elettrica

In questo scenario si è inserita anche la crisi energetica. Quando le due centrali principali del paese, Al-Zahrani e Deir Ammar, hanno esaurito il carburante, è scattato il buio totale e non in senso metaforico. La compagnia elettrica nazionale ha tentato di ricostruire manualmente la rete elettrica, dopo che il centro di controllo nazionale è andato distrutto con l’esplosione che devastò il porto di Beirut lo scorso 4 agosto 2020. 

In queste ultime ore la corrente sembra ripristinata grazie all’approvvigionamento di carburante. Ma il tema è che il Libano non ha i soldi per comprarlo il carburante e deve fare i conti con l’azienda di energia turca Karpowership che ha chiuso le forniture in quanto non pagata da 18 mesi. Questo aveva portato già da tempo a ridurre le forniture di energia elettrica ad un paio di ore al giorno. Chi può, utilizza i generatori di corrente (anche quelli a carburante) e dunque anch’essi ormai quasi inservibili. 

Del carburante sta arrivando dall’Iran, e a consentire questo approvvigionamento è stata Hezbollah, l’organizzazione paramilitare islamica che qui ha il suo cuore pulsante.

Bitcoin come risposta  

La community crypto in questi giorni sta condividendo le immagini dei libanesi che assaltano le banche dopo che i loro conti corrente sono stati congelati.

“Bitcoin fixes this” è il commento più comune. 

E infatti anche in Libano il trading di criptovalute sta crescendo, complice una regolamentazione poco efficiente. Come riporta Reuters, chat Telegram e Whatsapp hanno permesso la nascita di vere e proprie community crypto anche in Libano, e agevolano lo scambio di criptovalute. Chi aderisce, lo fa per portare i propri soldi al sicuro, fuori dal controllo del governo, fuori dalla svalutazione e lontano dall’inflazione

La criptovaluta più acquistata parrebbe essere Tether, la stablecoin ancorata al dollaro USA, maggiormente utilizzata per fare trading di Bitcoin e delle altre crypto in generale. 

Prima che scattasse anche la crisi elettrica, in Libano era persino facile minare Bitcoin proprio per il costo irrisorio dell’energia. Adesso questo percorso si è fermato ma Bitcoin continua a diffondersi come ultima speranza di chi non è disposto a perdere tutto. 

Eleonora Spagnolo
Eleonora Spagnolo
Giornalista con la passione per il web e il mondo digitale. È laureata con lode in Editoria multimediale all’Università La Sapienza di Roma e ha frequentato un master in Web e Social Media Marketing.
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