Il Presidente della Federal Reserve (Fed) di St. Louis, James Bullard, ha affermato di voler sostenere l’inizio del taper a novembre per reagire all’inflazione, riducendo gli acquisti di titoli e obbligazioni.
Summary
Federal Reserve e la reazione all’inflazione
Secondo quanto riportato, Bullard avrebbe affermato che la soluzione per reagire all’inflazione sarebbe quella di anticipare all’inizio di novembre il tapering. Ecco cos’ha dichiarato Bullard:
“Sosterrei l’inizio del taper a novembre. Ho sostenuto il tentativo di finire il processo di taper entro la fine del primo trimestre dell’anno prossimo. Questo perché voglio essere in grado di reagire a possibili rischi di rialzo dell’inflazione l’anno prossimo, mentre cerchiamo di uscire da questa pandemia”.
Per Bullard, si tratta di anticipare i tempi, eseguire un’azione più rapida. Invita infatti la banca centrale ad essere più aggressiva quando inizia a ridurre il suo programma mensile di acquisto di obbligazioni.
In questo senso, la Federal Reserve dovrebbe annunciare il prossimo mese che inizierà a ridurre il minimo di 120 miliardi di dollari al mese del programma di acquisto di beni, con una data obiettivo probabilmente entro la metà del 2022.
Continuando nell’intervista Bullard ha anche dichiarato:
“Non c’è motivo per noi di impegnarci in un modo o nell’altro a questo punto. Voglio solo essere in una posizione in cui, nel caso dovessimo muoverci prima, siamo in grado di farlo l’anno prossimo in primavera o in estate, se dovessimo farlo”.
Federal Reserve e l’aumento del tasso d’inflazione negli USA
Bank of St. Louis Federal Reserve Pres. Jim Bullard just said #inflation might not fall back to 2% and that we're going to have more inflation than we're used to for some time. This admission is a gross understatement. Soon the 1970s stagflation will look like the good old days!
— Peter Schiff (@PeterSchiff) October 4, 2021
“Il Presidente della Federal Reserve della Bank of St. Louis, Jim Bullard, ha appena detto che l’inflazione potrebbe non scendere al 2% e che avremo più inflazione di quella a cui siamo abituati per un po’ di tempo. Questa ammissione è un grossolano eufemismo. Presto la stagflazione degli anni ’70 sembrerà i bei tempi andati!”.
I tassi di inflazione negli USA sono letteralmente “schizzati”, registrando un aumento annualizzato maggiore dal 2008. Anche il massiccio programma di quantitative easing (QE) della Fed per far fronte alla crisi economica derivante dalla pandemia sembra abbia contribuito ad alzare tale tasso.
Proprio per questo motivo, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) avrebbe già avvertito le banche centrali di “allentare la politica monetaria espansiva”.
Federal Reserve e le criptovalute
All’inizio di questo mese, il Presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, avrebbe affermato in modo esplicito che, al contrario di quanto successo in Cina, non hanno intenzione di vietare le criptovalute negli USA.
Nonostante non sia ancora chiara come regolamentare il mondo crypto, una cosa certa è che in altri Paesi, le criptovalute sono state una vera e propria arma contro l’inflazione.
Un esempio è lo Zimbocash (Zash), una criptovaluta decentralizzata che poggia sulla blockchain di Tron che punta a diventare mezzo di pagamento diffuso in Zimbabwe, contrastando l’iperinflazione con cui il paese convive da anni.
L’esperimento Venezuela e Petro, o l’attuale convivenza di bitcoin e dollaro in El Salvador sono altri casi in cui le crypto intervengono per supportare le politiche monetarie dei paesi, affrontando l’inflazione.