L’indice Nasdaq sta vivendo una settimana decisamente altalenante sulla scia dei timori per il diffondersi della variante Omicron e delle nuove politiche economiche degli Stati Uniti in risposta all’inflazione.
L’andamento dell’indice Nasdaq
Tutto è iniziato martedì scorso con le parole del presidente della Fed Jerome Powell che ha aperto ad un tapering più aggressivo. Proprio martedì il Nasdaq ha ceduto l’1,55% portandosi a 15.537,70. Nella giornata di ieri l’indice sembrava rimbalzare ma in serata una nuova ondata di vendite ha portato il Nasdaq a lasciare sul terreno l’1,8% per chiudere a 15.254 punti.
Il Nasdaq ha ceduto oltre 500 punti, vivendo ieri una delle perdite più importanti da giugno 2020.
Quello del Nasdaq ovviamente non è un caso isolato. Perdono terreno anche gli altri indici statunitensi come l’S&P 500 e il Dow Jones che scendono entrambi dell’1,2%.
I timori legati al Covid per l’economia USA
A scatenare questi timori sulle borse sono stati in primo luogo i timori per l’impatto di una nuova recrudescenza della pandemia nell’economia degli Stati Uniti.
Ieri infatti si è registrato il primo caso di variante Omicron. Si tratta di un uomo della California rientrato il 22 novembre da un viaggio in Sudafrica. Avrebbe sintomi lievi e sarebbe in isolamento domiciliare. In realtà l’arrivo della variante Omicron non deve stupire, era inevitabile che accadesse.
Sebbene i sintomi siano lievi, c’è il rischio che questa variante sia più resistente ai vaccini. Per questo anche gli Stati Uniti stanno premendo per rafforzare la campagna vaccinale e portare i cittadini ad una terza dose di vaccino.
In più, sono allo studio delle restrizioni per i viaggiatori che entrano negli Stati Uniti, non solo dai paesi dove la variante Omicron è più diffusa.
L’allarme inflazione
A tutto questo si aggiunge il pericolo inflazione. Nei giorni scorsi il presidente Joe Biden aveva parlato di un momento transitorio, ma martedì è stato praticamente smentito dal presidente della Fed Jerome Powell, secondo cui l’inflazione è destinata a restare. Non era così alta dagli anni ‘90. Anche Jerome Powell si è dovuto ricredere. Altro che fenomeno transitorio, finché continuerà la convivenza con la pandemia, non possono esserci certezze per una ripresa dell’economia.
Questo preoccupa gli investitori e non è un caso che aumentino gli acquisti dei beni rifugio, oro e Bitcoin in testa.