94.636 bitcoin sono stati confiscati martedì dal Dipartimento della Giustizia americano (DOJ). Si tratta dei Bitcoin rubati in uno dei più grandi hack della storia delle criptovalute, quello all’exchange Bitfinex nel 2016.
Summary
2 arresti per l’hack a Bitfinex
Si tratta, come affermato da un portavoce del DOJ del “più grande sequestro di criptovaluta fino ad oggi”.
Bitfinex in un lungo post sul suo sito ha commentato con soddisfazione questa clamorosa operazione che la riguarda direttamente:
“Siamo lieti che il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti abbia annunciato oggi di aver recuperato una parte significativa del bitcoin rubato durante la violazione della sicurezza dell’agosto 2016. Abbiamo collaborato a lungo con il DOJ sin dall’inizio delle sue indagini e continueremo a farlo”.
Durante l’operazione, che arriva a conclusione di mesi di indagini da parte degli agenti speciali dell’FBI, sarebbero state arrestate anche due persone, Ilya Lichtenstein, 34 anni, e sua moglie, Heather Morgan, 31 anni, con l’accusa di aver contribuito al riciclaggio dei 4 miliardi di dollari in bitcoin, sottratti all’exchange 6 anni fa.
In totale i bitcoin sottratti, grazie ad un abilissima manovra di hackeraggio nel 2016, sarebbero stati 119.754, per un controvalore nel 2016 di circa 70 milioni di dollari, mentre alle quotazioni attuali avrebbero un valore di oltre 5 miliardi di dollari.
“Gli arresti odierni e il più grande sequestro finanziario mai effettuato dal Dipartimento, dimostrano che la criptovaluta non è un rifugio sicuro per i criminali”,
ha affermato in una nota, il vice procuratore generale Lisa Monaco, ex Homeland Security Advisor sotto la presidenza Obama dal 2013 al 2017.
“Nel tentativo inutile di mantenere l’anonimato digitale, gli imputati hanno riciclato fondi rubati attraverso un labirinto di transazioni di criptovaluta”.
Il percorso dei Bitcoin rubati a Bitfinex
Nell’hacking di Bitfinex del 2016, da quanto si è appreso dalle fonti investigative, i bitcoin rubati sarebbero stati trasferiti in oltre 2.000 transazioni a un portafoglio crittografico controllato da uno dei due arrestati, Ilya Lichenstein.
I fondi non trasferiti e rimasti nel portafoglio sarebbero invece quelli confiscati ora dal Dipartimento della Giustizia, dopo che una settimana fa era stato registrato un loro trasferimento, con 23 transazioni differenti, da un portafoglio legato al furto del 2016 ad un altro wallet sconosciuto.
Secondo il Dipartimento di Giustizia, la coppia arrestata nell’operazione avrebbe utilizzato tecniche molto sofisticate per sfuggire ai controlli della autorità, come l’utilizzo di identità fittizie per creare account online; utilizzare programmi per computer per automatizzare le transazioni, permettendo di effettuare moltissime transazioni in breve tempo e facilitando il riciclaggio del denaro sottratto illegalmente.
“Dopo l’esecuzione di mandati di perquisizione autorizzati dal tribunale di account online controllati da Lichtenstein e Morgan, agenti speciali hanno ottenuto l’accesso ai file all’interno di un account online controllato da Lichtenstein”,
ha spiegato il DOJ. In questi file sarebbero state conservate le chiavi private necessarie per accedere al portafoglio digitale in cui sarebbero stati depositati i 94.000 bitcoin, che sono stati quindi sequestrati dagli agenti del FBI.
ll Vicedirettore dell’FBI Paul M. Abbate ha commentato soddisfatto l’operazione affermando che:
“Il caso di oggi ricorda che l’FBI ha gli strumenti per seguire la pista digitale, ovunque possa portare”.
Cosa succede ora?
Nel frattempo, il token di Bitfinex, Unus Sed LEO, è salito del 48% grazie alle ottime notizie del recupero dei fondi rubati.
Così facendo il token ha raggiunto il suo all time high.
Il motivo di questo record va anche ricercato nel fatto che l’80% dei fondi recuperati, che saranno restituiti a Bitfinex entro 18 mesi, serviranno al team per comprare LEO sul mercato e di conseguenza il token potrebbe continuare a salire.
Questi token LEO erano stati creati proprio a seguito dell’attacco hacker del 2016 per rimborsare chi aveva perso i propri fondi.