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Europa: l’offerta in crisi frena la ripresa e cresce l’inflazione

La crisi macroeconomica in atto in Europa, vede una crescente inflazione che si prevede salga in tutto il mondo senza sosta per alcuni anni. 

Questo quadro non fa bene ai mercati e le banche centrali si muovono per arginare il problema con politiche aggressive di innalzamento dei tassi così da compensare. 

Ovviamente il problema resta ma a questo si aggiunge la crisi dell’offerta. 

In un periodo come questo in cui l’offerta dell’energia è scarsa rispetto al solito e scarsa a maggior ragione a seguito della crisi in Ucraina l’inflazione sale galvanizzata dalla congiuntura e questo fa sì che intere produzioni e comparti si blocchino nonostante potessero godere di una domanda in calo ma più alta di quello che al momento si può soddisfare. 

Il problema non sarà passeggero

In un anno che vede in tutto il mondo una  lenta ripresa di punti di Pil si calcola che si lascia per strada circa un 2% che poteva fare reagire meglio i mercati e traghettarci prima verso una normalità tanto agognata. 

Questa perdita di giro d’affari e di conseguenti income è strutturale almeno nel prossimo quinquennio ed è proprio per questo che diventa fondamentale non solo perdere fette di mercato tenendo alta l’attenzione e ovviando agli ordini già esistenti (automotive, tech ecc) ma preservando a tutti i costi la forza lavoro. 

I livelli occupazionali essendo infatti la maggiore voce di costo ma anche il più importante tassello per l’efficienza produttiva dei poli industriali (ad oggi almeno) vanno preservati e si auspica l’adozione di politiche del lavoro volte ad agevolare l’occupazione e dall’altra parte si deve premere per un modello più smart di impresa. 

I governi vanno in una direzione esemplificativa dell’inizio di impresa e del rilascio delle autorizzazioni così da rendere tutto più veloce e facile quando ci sarà l’opportunità di ripartire. 

Altro ruolo fondamentale è giocato dalle chiusure che vanno disincentivare il più possibile si calcola che a causa della difficoltà nella reperibilità di materie prime per chip ad esempio sia da addebitare la chiusura di industrie che rispondevano a un 40% della domanda solo nei settori auto e tech. 

I prezzi al consumo 

I prezzi al consumo non seguono in maniera pedissequa il trend inflazionistico e anzi salgono in media di uno 0,5% a fronte di rincari dell’energia anche triplicati in alcuni casi. 

I prezzi rimangono contenuti a causa di rapporti di forza ancora in fase di definizione tra la filiera produttiva e quella della distribuzione che causerà quello che in gerco tecnico chiamiamo distruzione creativa. 

Il consumatore vira verso l’acquisto di beni a discapito dei servizi che soffrono di più e strutturalmente questo contesto di crescita del CPI. 

I problemi relativi alla produzione sono più evidenti in paesi in cui le industrie operano maggiormente nella parte finale della filiera produttiva e dipendono da prodotti intermedi, tra questi possiamo annoverare la Germania o la Repubblica Ceca per l’automotive che perdono il 14% di produttività solo quest’anno a favore di una domanda che nonostante tutto (anche grazie la corsa all’elettrico) ancora tiene discretamente.

George Michael Belardinelli
George Michael Belardinelli
Ex Corporate manager presso Carifac Spa e successivamente Veneto Banca Scpa, blogger e Rhumière, negli anni si appassiona alla filosofia e alle opportunità che l'innovazione e i mezzi di comunicazione ci mettono a disposizione, in fissa con il metaverso e la realtà aumentata
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