Secondo Anthony Pompliano il mining di Bitcoin basato su Proof-of-Work porterà all’indipendenza energetica.
Proof-of-work mining will drive energy independence.
— Pomp 🌪 (@APompliano) March 9, 2022
Bitcoin come moneta di riserva globale
Non è chiarissimo cosa intenda, anche perché il mining consuma energia senza produrne.
È probabile però che abbia a che fare con ciò che scrisse il 24 febbraio agli iscritti alla sua newsletter.
In quella newsletter parlava della guerra tra Russia ed Ucraina, ma toccava anche temi come quello delle fonti energetiche e di Bitcoin.
In particolare riferendosi a Bitcoin lo individua come possibile nuova valuta di riserva globale, in particolare per quei paesi che vogliono sganciarsi dal dollaro americano. In questo scenario afferma che questi paesi si renderanno conto che bitcoin sarà essenziale per i decenni a venire, e potranno minare BTC e condurre attività pro-bitcoin all’interno dei loro Paesi, ottenendo vantaggi significativi.
Quindi innanzitutto l’eventuale scelta di usare Bitcoin, e non il dollaro USA, come valuta di riserva globale potrebbe portare ad un primo passo verso l’indipendenza finanziaria dagli Stati Uniti.
Il percorso verso l’indipendenza energetica con il mining di Bitcoin
Tuttavia nel tweet di oggi Pompliano non si riferisce all’indipendenza finanziaria, ma proprio a quella energetica.
Di sicuro questo non è un ragionamento che si possa estendere a tutti i Paesi del mondo, visto che quelli senza grandi fonti di energia molto difficilmente possono raggiungere l’indipendenza energetica.
Ma se si riferisse in particolare agli USA è possibile che il suo ragionamento di fondo abbia a che fare con la monetizzazione dell’energia prodotta in eccesso.
Infatti per poter mantenere la rete elettrica in perfetta e piena attività bisogna giocoforza produrre più energia di quella che si consuma. Attualmente non esistono soluzioni efficaci per immagazzinare su larga scala l’energia elettrica prodotta in questo modo in eccesso, e perciò questa viene continuamente buttata via, andando sprecata. Ciò aumenta i costi di produzione senza aumentare di conseguenza anche i ricavi, e rende nel complesso la produzione di energia meno conveniente.
Utilizzando invece l’energia in eccesso per minare Bitcoin, come ad esempio avviene già in Texas, si potrebbero ridurre o persino annullare gli sprechi, rendendo molto più conveniente utilizzare l’energia in loco piuttosto che esportarla.
Gli USA nel 2021 hanno esportato 8,63 milioni di barili, ma ne hanno anche importati 8,47 milioni. Qualora riuscissero a ridurre l’export di petrolio, potrebbero ridurne anche l’import, forse riuscendo ad arrivare all’indipendenza energetica.
Non è detto che questo ragionamento teorico regga al confronto con la realtà, ma di sicuro rendere meno conveniente esportare fonti energetiche potrebbe aiutare a rendere gli USA meno dipendenti da quelle importate.