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Cybercrime nel metaverso, i timori

Quello del metaverso sembra un vero e proprio hype che è frenato da alcuni rischi, tra cui il cybercrime

I rischi del cybercrime nel metaverso

A parlare di questa possibilità inquietante è Prabhu Ram, head of the industry intelligence group a CyberMedia Research sulla CNBC. Viene fatto un esempio concreto. Due avatar, un boss e un dipendente parlano di un in accordo multimilionario nel metaverso e si lasciano. Poi si incontrano di nuovo e il boss non sa nulla della precedente conversazione. È successo un fenomeno che prende il nome di deepfake, ovvero un avatar si è sostituito ad un altro, con le stesse sembianze. È un caso di hackeraggio decisamente particolare, ma di cui le compagnie che stanno sviluppando metaversi, Meta in testa, devono tenere conto. 

Ha spiegato Prabhu Ram:

“Poiché i contorni e il potenziale del metaverso devono ancora essere pienamente realizzati, le preoccupazioni palesi intorno ai problemi di privacy e sicurezza nel metaverso rimangono confinate solo a poche aziende ‘tech-aware'”,

Con l’emergere di nuovi vettori di attacco, essi richiederanno un riallineamento fondamentale dei paradigmi di sicurezza di oggi per identificare, verificare e rendere sicuro il metaverso”.

Del resto, già nel mondo dei social si sono verificati episodi spiacevoli di utenti che si sostituiscono ad altri utenti. Succede spesso ai personaggi famosi, che trovano loro emuli che utilizzano le loro stesse immagini di profilo e di copertina, e un nickname ingannevole.

Questa tendenza potrebbe essere amplificata nel metaverso. 

Per evitare che ciò accada potrebbe essere una buona idea inserire dei sistemi di riconoscimento biometrico o comunque delle pratiche che permettano di essere certi dell’identità degli avatar. 

Il problema della privacy

L’altro problema complesso da risolvere è la privacy degli utenti e cosa ne fanno le grandi aziende dei dati personali. Del resto usare dei device per entrare nel metaverso, che magari riproducono le proprie fattezze, i propri movimenti, la propria voce, equivale a cedere queste informazioni.

Non proprio una prospettiva su cui stare tranquilli. Sicuramente le aziende sui metaversi dovranno fare molta attenzione alla privacy e ai dati dei loro utenti e le autorità di regolamentazione dovranno vigilare seriamente. 

Cybercrime metaverso
Secondo un sondaggio solo il 20% delle persone vuole usare il metaverso per lavoro

Il metaverso fa paura?

Sarà anche per queste ragioni che il metaverso al momento non è un prodotto di massa. Secondo un sondaggio di Dynata, condotto su 11.000 utenti in 11 paesi, solo il 21% ha voglia di socializzare nel metaverso e solo il 20% vorrebbe usare il metaverso per collaborare con i colleghi di lavoro. 

La cosa curiosa è che l’80% del campione utilizza app di video calling come Zoom, Facetime, Whatsapp e WeChat, ma sembra restio a entrare nel metaverso. 

Non è il primo sondaggio che nota una certa paura di entrare nel metaverso. Uno con risultati simili era già stato condotto negli Stati Uniti. 

Imparare a stare nel metaverso

Il metaverso sarà una nuova dimensione da manovrare con cautela, in cui imparare a stare. Non ci sono solo i rischi di crimini informatici, deepfake, dati personali e privacy. 

Ci sono anche delle ragioni sociali. Immergersi troppo nel metaverso secondo alcuni può avere dei gravi effetti psicologici: l’utente entra in un mondo parallelo con delle sembianze che possono essere perfette, e in cui interagisce con le persone. La realtà è che magari è solo in una cameretta e l’avatar è una maschera dei difetti fisici che magari non accetta.

Tutto questo ha delle conseguenze che, prima o poi, andranno affrontate, perché il metaverso non è solo business.

Eleonora Spagnolo
Eleonora Spagnolo
Giornalista con la passione per il web e il mondo digitale. È laureata con lode in Editoria multimediale all’Università La Sapienza di Roma e ha frequentato un master in Web e Social Media Marketing.
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