I mercati sembravano aver già prezzato l’aumento dell’inflazione, ma la guerra ha sconvolto le previsioni.
Inflazione elevata e l’effetto sui mercati
Il dato reso noto un paio di giorni fa riguardo l’inflazione annuale negli Stati Uniti d’America è davvero clamoroso.
Infatti l’8,5% rilevato a marzo è quello più alto degli ultimi 40 anni.
JUST IN: US inflation hit 8.5% in March – the highest level since the end of 1981.
High gas prices accounted for half the March inflation spike. (Gas prices peaked on March 11). Rising food and rent prices also hurt.
Wages (up 5.6% in past yr) are not keeping up with inflation pic.twitter.com/6gGXNpSQP5
— Heather Long (@byHeatherLong) April 12, 2022
Inoltre il singolo dato mensile di marzo, +1,2%, è il maggiore da inizio pandemia.
Questo picco si deve in particolare all’incremento del prezzo del gas, dovuto alla guerra tra Russia ed Ucraina, ma a partire da aprile potrebbe iniziare a scendere. Infatti il picco massimo raggiunto dal prezzo del gas in questo periodo si è verificato l’11 marzo.
Tuttavia hanno inciso anche l’aumento dei prezzi dei beni alimentari e degli affitti.
Il problema è che negli USA i salari invece sono aumentati molto meno nel medesimo periodo (+5,6%) non riuscendo a tenere il passo con l’inflazione.
Ciò induce diversi analisti a ritenere che vi sia il rischio di stagflazione, ovvero una fase di stagnazione, senza crescita economica, ma con inflazione.
I mercati finanziari a dire il vero non sembra l’abbiamo presa male in questi giorni, ma solo perchè avevano già prezzato questo scenario nei mesi scorsi. Infatti il dato rivelato martedì era quasi perfettamente in linea con le attese (8,3%).
Se da un lato il prezzo dei prodotti energetici a partire da aprile potrebbe smettere di salire, se non iniziare a scendere, il problema degli affitti invece sembra solo all’inizio.
Shelter is the single biggest component of CPI (33% of Index) and is still being wildly understated (@ +5% YoY) with rents up 17% over the last year and home prices up 19%. The actual inflation rate is much higher than 8.5%. pic.twitter.com/AlbMysNVLb
— Charlie Bilello (@charliebilello) April 12, 2022
In questo momento risulta non completamente integrato nel calcolo dell’inflazione l’aumento dei prezzi degli affitti, tanto che nei prossimi mesi potrebbe contribuire ad un ulteriore incremento dell’inflazione.
In un tale scenario continua a dominare l’incertezza, tanto che ad esempio l’indice S&P 500 ormai da fine gennaio continua ad oscillare tra i 4.000 ed i 4.600 punti senza riuscire a tornare sui livelli massimi di 4.800 punti toccati ad inizio anno.
Infatti la situazione in realtà appare ancora preoccupante, stando all’analisi dei fondamentali, anche perchè l’attuale ondata inflazionistica risulta essere anche la più rapida in assoluto negli ultimi quattro decenni.
In particolare confrontando i dati dell’inflazione statunitense con quella di altre nazioni si nota che i tassi USA sono attualmente tra i 10 peggiori al mondo.
I prezzi che sono aumentati di più sono quelli per i carburanti, quelli delle auto, e quelli dei beni alimentari, oltre a tutti quelli che sono pesantemente influenzati dai beni energetici.
Queste dinamiche stanno portando ad una riduzione della spesa da parte degli statunitensi che non riescono a mantenere lo stesso potere d’acquisto dei loro stipendi. Se una tale situazione si dovesse protrarre nel tempo, inizieranno ad essere intaccati i risparmi con il rischio che si inneschi una pericolosa spirale al ribasso.
Per certi versi il fenomeno in atto assomiglia a quello del 1972.
La storia si ripete
Allora si passò dal 3% al 12%, mentre stavolta per ora si è passati dallo 0% all’8,5%. Quindi in teoria potremmo essere vicini al picco, ma nel 1972 l’impennata dell’inflazione portò ad una recessione che attualmente non risulta ancora iniziata.
L’inizio di questa dinamica sembra esserci stato a gennaio 2021, quindi le cause non vanno ricercate solamente nel conflitto tra Russia e Ucraina, ma soprattutto nella politica monetaria della Fed degli ultimi due anni.
Infatti è stata proprio la Fed negli ultimi mesi a prendere nuove opportune misure per tentare di tenere a freno l’inflazione, nonostante la guerra in atto giochi a suo sfavore da questo punto di vista.
I mercati in realtà già da molti mesi si aspettavano uno scenario simile, tranne che per quanto riguarda l’aumento dei prezzi dei combustibili fossili a causa della guerra tra Russia ed Ucraina.
Qualora perlomeno questo problema dovesse risolversi probabilmente si tornerebbe ad uno scenario di minore incertezza, ma se la guerra va avanti ed i prezzi di gas e petrolio non scendono si continua ad andare verso l’ignoto.