Quello del 2022 è stato un crash “da manuale” per Bitcoin. Infatti dopo la bullrun del 2021 era ampiamente atteso.
Tutto in realtà è iniziato già a metà novembre 2021, quando la sua spinta al rialzo si esaurì, dopo aver toccato il massimo storico a quota 69.000$ il 10 dello stesso mese.
Il primo calo si limitò a riportare il prezzo sotto i 56.000$ otto giorni dopo l’ATH, ovvero sui livelli di metà ottobre, quindi non preoccupò praticamente nessuno. Tuttavia da novembre 2020 a novembre 2021 il prezzo era salito del 360%, quindi in molti si aspettavano perlomeno un ritracciamento. Da notare che a metà novembre del 2020 il prezzo era salito fino a 19.000$, ovvero più o meno il livello attuale.
Dal 18 novembre 2021 fino ai primi del mese successivo il prezzo rimase sopra i 55.000$, ma a quel punto fece un’altra improvvisa discesa fin sotto i 43.000$, per poi rimbalzare fino attorno ai 50.000$.
Quella forte e rapida discesa fece capire che la bullrun probabilmente era conclusa, ma non erano ancora in molti quelli che ipotizzavano un ulteriore crollo come quello che poi invece è effettivamente avvenuto nel 2022.
Va detto che dopo tutti e tre gli halving avvenuti nella storia di Bitcoin (2012,2016 e 2020) c’è stato un anno di forte crescita, il successivo, che ha portato il prezzo a far registrare nuovi massimi storici: 1.100$ nel 2013, quasi 20.000$ nel 2017 e quasi 70.000$ nel 2021. In tutti i casi l’anno successivo c’è stato un crollo.
Dopo aver concluso il 2021 a 50.000$, il successivo crollo si è verificato a gennaio del 2022, con due forti discese. La prima, ad inizio mese, lo ha portato a 40.000$, poi dopo un breve rimbalzo ce n’è stata un’altra a fine mese che lo ha portato addirittura per un breve momento fino sotto i 33.000$.
A quel punto non solo era chiaro che la bullrun era finita, ma anche che nel 2021 si era gonfiata una bolla speculativa che era scoppiata tra dicembre e gennaio dell’anno successivo.
In molti credevano che il prezzo avrebbe continuato a scendere, ed invece si riprese risalendo fino a circa 45.000$ a metà febbraio. In seguito però, anche e soprattutto a causa dei forti cali sui mercati finanziari globali a causa dello scoppio della guerra in Ucraina, il prezzo oscillò tra 45.000$ e 38.000$ fino ad inizio maggio.
Maggio e giugno sono stati i mesi più difficili del 2022, perchè oltre alla pessima situazione finanziaria dei mercati finanziari globali a causa di guerra, inflazione, timori di recessione e soprattutto politiche monetarie restrittive, sui mercati crypto si sono abbattuti un paio di grossi tsunami.
Il primo, memorabile e colossale, è stato quello collegato all’implosione dell’ecosistema Terra, ed ha fatto tremare l’intero mercato crypto.
Il prezzo di Bitcoin non ha retto molto bene, però il crollo si è fermato a 30.000$, sebbene con un’incursione sotto i 26.000$.
La botta comunque è stata molto forte, tanto da far temere persino per le stablecoin. Si è trattato di un evento eccezionale, anche se non del tutto imprevisto, con effetti talmente pesanti da avere delle ulteriori conseguenze anche nel mese successivo.
Infatti a giugno si è verificato un ulteriore crollo a causa dei problemi di insolvenza prima di Celsius, poi di 3AC e poi anche di Voyager.
Il timore di un contagio che mettesse a rischio le stesse fondamenta dei mercati crypto ha fatto crollare il prezzo di Bitcoin fino al minimo annuale di 17.500$, con in seguito un rimbalzo fino attorno a quota 20.000$ circa.
A dire il vero negli ultimi 30 giorni la situazione sembra essersi stabilizzata, anche se non è possibile escludere a priori altri cali.
Curiosamente in entrambi i crolli seguenti alla bolla post-halving, nel 2014 e nel 2018, il valore minimo toccato dopo l’ATH fu dell’85% inferiore all’ATH stesso, mentre per ora il minimo del 2022 si è fermato a -74% rispetto al massimo del 2021. Va però ricordato che, in proporzione, la crescita del 2021 è stata inferiore rispetto a quella del 2017, e soprattutto rispetto a quella del 2013.
Quindi si è trattato dello sgonfiamento di una bolla speculativa gonfiatasi in 12 mesi, da dicembre 2020 a novembre 2021, e durato almeno sette mesi da dicembre 2021 a giugno 2022. Non è stato un percorso nè lineare, nè tantomento delicato, ma prodotto da una serie di crolli sui quali hanno influito anche problemi del tutto estranei a Bitcoin.
Sul lungo periodo tuttavia tutto sembra procedere più o meno come al solito, sebbene con proporzioni un poco minori rispetto a quelle clamorose degli anni passati.