Una recente ricerca di BanklessTimes afferma che il mining di Bitcoin potrebbe far aumentare la temperatura globale di 2 gradi entro il 2040.
Tuttavia, c’è un evidente errore nel ragionamento alla base di questa proiezione.
L’analisi di BanklessTimes è giunta alla conclusione che in media una singola transazione di Bitcoin produce circa 841 chilogrammi di CO2, e che questa cifra sicuramente aumenterà in futuro in caso di maggiore adozione di Bitcoin.
Questa affermazione, però, è basata su un’interpretazione sbagliata del consumo energetico di Bitcoin che denota una scarsa conoscenza del suo funzionamento reale. Infatti, il consumo energetico del mining di Bitcoin non dipende affatto dal numero delle transazioni.
Summary
Apparente correlazione tra numero di transazioni e fabbisogno energetico richiesto dal Bitcoin mining
Il calcolo del “consumo medio per transazione” è una pura e semplice curiosità, assolutamente non utilizzabile per fare previsioni, dato che non è altro che il consumo complessivo del mining diviso il numero delle transazioni.
Il consumo energetico del mining, invece, dipende esclusivamente dalla convenienza che hanno i miner a consumare, ed è inevitabilmente destinato a diminuire. Infatti, ogni circa quattro anni viene dimezzato il premio in BTC che viene dato a chi riesce a minare un blocco, facendo diminuire quindi anche la convenienza a minare. Questo prescinde completamente dal numero di transazioni che vengono registrate in un blocco, che oltretutto è già ad oggi limitato.
La maggior crescita la stanno facendo registrare le transazioni off-chain, ovvero quelle che non necessitano del mining per essere confermate perché avvengono su Lightning Network.
Basti pensare che attualmente, con un prezzo di Bitcoin sopra i 20.000$, ormai da mesi quasi costantemente il numero medio di transazioni registrate sulla blockchain di Bitcoin è di circa 250.000. Due anni fa, quando il prezzo era ampiamente inferiore, il numero di transazioni medie giornaliere in questo periodo era maggiore, oltre le 300.000.
Aumento delle transazione sul layer 2 di Bitcoin
Pertanto non solo è completamente errato affermare che con l’aumentare dell’utilizzo di Bitcoin inevitabilmente dovrebbe aumentare anche il consumo energetico, ma è anche completamente errato dimenticarsi che il numero di transazioni sulla blockchain di Bitcoin è in diminuzione da quando stanno aumentando quelle su Lightning Network.
Quindi, chi sta parlando di “catastrofe” alla luce della stima errata di BanklessTimes è in errore.
Sicuramente il mining di Bitcoin consuma molta energia, e dato che una parte significativa di questa viene prodotta con fonti fossili, inevitabilmente ciò significa che il mining di Bitcoin nel suo complesso emette CO2.
Tuttavia, lo stesso report di BanklessTimes afferma che il 57% dell’energia utilizzata per il mining di Bitcoin proviene da fonti rinnovabili, quindi ad emissioni di CO2 sostanzialmente nulle, e che anche le tradizionali valute fiat hanno un impatto ambientale per nulla trascurabile.
Se ci aggiungiamo il fatto che nel corso dei prossimi decenni ad un certo punto in realtà il consumo energetico del mining di Bitcoin dovrebbe addirittura iniziare a ridursi, oltre al fatto che potrebbe aumentare ulteriormente la quota di energia pulita utilizzata, le prospettive future non solo non sembrano pessime, ma potrebbero persino sembrare positive.