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Solo 1.885.100 Bitcoin ancora da minare

Del totale dei 21 milioni di Bitcoin, ne restano da minare poco più di 1,8 milioni.

Solo 1,8 milioni di Bitcoin per raggiungere l’offerta circolante massima

Come si sa, Satoshi Nakamoto, nel suo ormai celebre paper con cui fondò Bitcoin, aveva stabilito che il massimo di Bitcoin da minare non doveva superare le 21 milioni di unità, per combattere in questo modo l’inflazione grazie alla scarsità del bene.

Secondo le ultime stime ne resterebbero da minare ancora poco meno di 2 milioni, per l’esattezza 1.885.100 (a dicembre 2021 erano 2,3 milioni, mentre ad aprile 2022 erano 2 milioni). Questo vuol dire che molto probabilmente il totale di 21 milioni sarà raggiunto prima della scadenza naturale prevista che doveva essere intorno al 2140. 

Una volta raggiunto questo traguardo i minatori non saranno più ricompensati come ora per la loro attività di minatori, ma solo con i costi di transazione.

Secondo Cryptoquant, nel mese di luglio si starebbe verificando un record di vendite di Bitcoin da parte dei miner, che starebbero scaricando le loro posizioni per coprire evidentemente i costi sempre più alti della loro attività. Il 16 luglio in una sola giornata i miner avrebbero ceduto circa 14.000 BTC, per un controvalore di circa 300 milioni di dollari.

L’analista di Citygroup, Joseph Ayoub, in una nota il 5 luglio scorso ha scritto:

“Dato l’aumento dei costi dell’elettricità e il forte calo dei prezzi del Bitcoin, il costo dell’estrazione di un bitcoin potrebbe essere superiore al suo prezzo per alcuni minatori. Con rapporti di alto profilo sulle dimissioni delle società minerarie, nonché dei minatori che hanno utilizzato le loro attrezzature come garanzia per prendere in prestito denaro, l’industria mineraria di bitcoin potrebbe essere sottoposta a crescenti pressioni”.

Il futuro della regina delle crypto

Ma cosa potrà davvero accadere quando l’ultimo Bitcoin sarà minato? Chiaramente l’attività mineraria non esisterà più e i guadagni dei minatori saranno semplicemente determinati dai costi di transazione.

Questo potrebbe portare ad una concentrazione di minatori che possano controllare il mercato ed imporre transazioni più elevate, oppure secondo altri i gruppi, potrebbero anche nascondere nuovi blocchi validi per poi rilasciarli come blocchi non confermati dalla rete, per allungare i tempi e garantire maggiori commissioni una volta che i blocchi verranno rilasciati.

Insomma, gli scenari potrebbero compromettere lo spirito che portò alla creazione della valuta digitale, che avrebbe dovuto liberare il sistema finanziario dai controlli operati dalle autorità centralizzate, che hanno spesso provocato le più gravi crisi finanziarie del secolo, come quella del 2008, dalle cui ceneri nacque proprio l’idea di creare una valuta libera indipendente e totalmente disintermediata.

Vincenzo Cacioppoli
Vincenzo Cacioppoli
Vincenzo è genovese di nascita ma milanese di adozione. E' laureato in scienze politiche. E' un giornalista, blogger, scrittore, esperto di marketing e digital advertising. Dopo una lunga esperienza nel marketing tradizionale, comincia attività con il web e il digital advertising nel 2011 fondando una società Le enfants. Da sempre appassionato di web e innovazione, nel 2018 approfondisce le tematiche legate alla blockchain e alle criptovalute. Trader indipendente in criptovalute dal marzo 2018, collabora con aziende del settore come content marketing specialist. Nel suo blog. mediateccando.blogspot.com, da tempo si occupa soprattutto di blockchain, che considera come la più grande innovazione tecnologia dopo Internet. A novembre è prevista l'uscita del suo primo libro sulla blockchain e il fintech.
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