Una nuova ondata di calore colpisce il Texas e i miner di criptovalute ne subiscono tutti gli effetti negativi.
Summary
L’estate del Texas non sembra un luogo adatto ai miner di criptovalute
L’attività di mining richiede un grande consumo di energia elettrica derivante dall’utilizzo dei macchinari appositi, i quali a loro volta producono calore.
Per evitare di essere surriscaldati e per permettere che lavorino a pieno regime senza problemi, l’ambiente circostante non deve presentare temperature troppo elevate.
Se ciò dovesse accadere, per raffreddare adeguatamente ASIC e schede grafiche, i miner devono ricorrere ad ulteriori sistemi di raffreddamento, come ventilatori e condizionatori ad aria.
Questi, però, a loro volta consumano energia addizionale a quella già richiesta dai macchinari per il mining. Di conseguenza, i miner vedranno i loro margini di profitto ridursi, a causa dell’aumento dei costi per l’energia elettrica.
Ed è proprio per questo che molte delle mining farm presenti al mondo scelgono di avviare la propria attività in Paesi dove le temperature sono molto basse, o comunque sostenute, durante tutto l’anno. Vengono privilegiate, quindi, le zone dell’Europa Settentrionale, come Danimarca, Norvegia e Finlandia, e quelle del Canada, ad esempio.
In questo modo i miner potranno risparmiare sui costi legati al fabbisogno energetico, aumentando così la loro profittabilità.
I miner del Texas sono costretti a ridurre le attività
Negli ultimi giorni la domanda di elettricità ha superato il livello simbolico di 80.000 MW (megawatt).
Infatti, l’Electric Reliability Council of Texas (ERCOT), organizzazione statunitense che gestisce e monitora la rete elettrica texana, ha registrato diversi record della quantità di elettricità domandata soprattutto nel mese di luglio.
Questa situazione di emergenza ha spinto l’ERCOT a chiedere a residenti e imprese locali di ridurre al più presto i consumi, con maggiore attenzione alle mining farm.
Non è la prima volta che il Texas si trova ad affrontare una situazione simile. Infatti, quattro mesi fa, l’ERCOT aveva previsto un possibile eccesso di domanda di energia, tanto da richiedere ai miner il permesso per connettersi alla rete elettrica dello Stato.
I miner che usano fonti di energia rinnovabile risultano più resilienti alla situazione attuale

La maggior parte delle mining farm crypto che alimentano le proprie attività con energia elettrica sostenibile sembrano soffrire meno il sovraccarico della richiesta di energia.
Franck Holmes, CEO di Hive Blockchain Technology, spiega che:
“Le mining farm di Bitcoin ed Ethereum sono progettate per utilizzare il 100% di energia rinnovabile (solare ed eolica) che, anche nel caso del Texas, non interromperà la rete elettrica dello Stato”.
Quello che sta accadendo ora può essere visto come una sorta di “selezione naturale” per il settore del mining. Infatti, coloro che gestiscono impianti di energia a basso costo, soprattutto grazie all’utilizzo di fonti di energia rinnovabile, hanno una maggiore probabilità di sopravvivere a questo tipo di eventi o, come successo, ad un considerevole calo dei prezzi delle criptovalute.