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La Russia sfrutta le crypto per aggirare le sanzioni, ma potrebbe non essere sufficiente

Mosca e il Bitcoin hanno un rapporto di lunga data. La Russia (Bitcoin è nato nel 2008 quando Vladimir Putin era già al timone del Paese da 9 anni) ha cambiato spesso opinione sull’utilità o meno di questo mezzo di pagamento, della tecnologia da cui deriva e delle altre crypto, soprattutto ha cambiato spesso opinione sul fatto se questo fosse funzionale o meno agli interessi del Paese.

Il quadro normativo pro crypto mining in Russia

La normativa introdotta agli inizi del mese ed ora implementata per il mining definisce le criptovalute così:

“Un insieme di dati elettronici contenuti in un sistema informativo che può essere accettato come mezzo di pagamento che non è l’unità monetaria della Federazione Russa, o come investimento”. 

Le transazioni in valute digitali per il commercio internazionale sono ora legali in Russia e si potrà operare in Bitcoin.

Lo stesso governo spinge in questa direzione e ritiene questo passaggio necessario per il raggiro delle sanzioni internazionali poste al Cremlino, tuttavia gli Stati Uniti hanno strozzato questa possibilità prendendo di mira l’uso delle criptovalute per eludere le restrizioni internazionali imposte dalla Nato e dall’occidente in generale, con la nuova legislazione al Congresso degli Stati Uniti d’America.

Pavel Zavalny, Presidente della commissione per l’energia del Congresso del Paese, a marzo di quest’anno aveva già accennato a questo concetto, ovvero che la Russia era aperta ad accettare pagamenti per le esportazioni risorse naturali in BTC:

“Quando si tratta dei nostri paesi ‘amici’, come la Cina o la Turchia, che non ci fanno pressioni, allora offriamo loro da un po’ di cambiare i pagamenti in valute nazionali, come rubli e yuan. Con la Turchia, possono essere lire e rubli. Quindi ci può essere una varietà di valute, e questa è una pratica standard. Se vogliono bitcoin, scambieremo in Bitcoin.”

Mikhail Mishustin, l’odierno Primo Ministro Russo e numero due del Cremlino ha dichiarato:

“Dobbiamo sviluppare intensamente aree innovative, inclusa l’adozione di risorse digitali. Si tratta di un’alternativa sicura per tutti i soggetti che possono garantire pagamenti ininterrotti per la fornitura di beni dall’estero e per l’esportazione”.

A inizio mese, le autorità russe hanno annunciato di aver iniziato a sviluppare un meccanismo per accordi transfrontalieri con criptovalute e il ministero delle Finanze ha affermato che un disegno di legge che legalizza tali transazioni è stato concordato con la Banca Centrale russa.

La Camera dei rappresentanti del Congresso degli Stati Uniti non è rimasta all’angolo e conscia del pericolo che le crypto in generale e il mining di queste in particolare possa fungere da bypass per le sanzioni della comunità internazionale ha sollecitato ed ottenuto l’approvazione di un nuovo disegno di legge che impedirà largamente questa possibilità al fine che si pone la Russia di Vladimir Putin.

Chiamandola “Great Illusion” la RBC, la pagina crittografica del portale russo definisce in maniera efficace il sistema di pagamento crittografico sotto sanzioni.

La Russia studia come aggirare le sanzioni con le crypto

Il direttore dello sviluppo presso lo scambio di risorse digitali Exmo (Exmo.com) Maria Stankevich, le definisce esattamente una grande illusione e spiega che il percorso per vanificare i raggiri di Mosca tramite questo asset è allo studio fina dall’annessione della Crimea otto anni or sono.

L’avvocato senior dello studio legale Tomashevskaya & Partners Mikhail Zhuzhzhalov intervenendo a supporto di quanto afferma la Stankevich afferma che l’idea di bypassare gli ostacoli finanziari con l’aiuto delle criptovalute non è recente e che nel 2018, le autorità del Cremlino hanno preso in considerazione la possibilità di consentire alle società internazionali stabilite nelle regioni amministrative speciali del paese di utilizzare monete digitali negli accordi con i partner, ma la proposta allora fu respinta.

Anche se la regolamentazione sulle criptovalute in sé sia recente e poco articolata è comunque possibile rintracciare con facilità società autorizzate che operano legalmente, ha sottolineato Zhuzhzhalov.

Così come avvenuto di recente per le banche di Ankara, se i partecipanti al mercato sono soggetti di giurisdizioni condannate dalla comunità internazionale, sono obbligati a rispettare le sanzioni.

Le operazioni con il sistema di pagamento Mir utilizzato dai turisti russi in visita nel Paese sono state inibite da cinque dei principali istituti di credito del paese guidato da Erdogan.

Washington avrebbe imposto sanzioni alle nazioni che conducevano transazioni con Mir ma è in preparazione già un nuovo sistema di pagamento messo a punto tra turchi e russi che già si propone di scavalcare il problema.

La mole di transazioni russe e internazionali che passano per il Paese è impossibile da essere esaminata senza che sfugga nulla ma secondo Maria Stankevich gran parte di queste verranno inibite.

Il mining di Bitcoin nel Paese di Putin

A Mosca è allocato solamente il 4,7% dell’hashrate di Bitcoin, nonostante la grande quantità di risorse energetiche a basso costo questo dato la dice lunga sul potenziale di crescita del Paese in questo campo (il mining), solo per dare un termine di paragone della misura delle grandezze in campo è sufficiente dire che gli Stati Uniti d’America ad esempio raggiungono una percentuale del 37,8%, la Cina il 21,1% e addirittura anche il Kazakistan ha una percentuale di gran lunga maggiore di Mosca raggiungendo il 13,2%.

Un cambio di passo verso l’implementazione del mining di Bitcoin e di crypto in generale, però, è in atto e il trend è in espansione sintomo che la Russia ha gli anticorpi necessari a superare le sanzioni internazionali non solo dal punto di vista energetico ma anche ora con questo strumento fino ad ora per nulla sfruttato.

I macchinari necessari al mining di criptovalute come il Bitcoin sono macchinari complessi, prodotti all’estero e molto costosi , tuttavia l’alleanza tra Cina e Russia e il fatto che questa rappresenti il più grande miner a livello globale sopperiscono alle difficoltà e molto presto vedremo l’hashrate di Mosca di Bitcoin salire questo è poco ma sicuro.

Parliamo, però, di numeri e di quanto questi siano importanti per farci un’idea degli ordini di grandezza di cui stiamo parlando, in totale vengono minati 900 BTC al giorno in tutto il mondo e di questo ammontare solo 42 (il 4,7%) in Russia, ciò ci porta a capire che 800.000 dollari circa è il valore minato da Mosca.

In un anno questa cifra raggiunge i 290 milioni di dollari circa e per un paese enorme come la Russia di Vladimir Putin non sono affatto molti da qui la necessità di espandere gli ordini di grandezza al fine di incidere sul bilancio del paese.

Attualmente quei $290 milioni di cui sopra corrispondo solo allo 0,02% del PIL una somma purtroppo insoddisfacente.

La CBDC russa: il rublo digitale

Alla strada maestra che porta al mining al fine di aggirare le sanzioni della comunità internazionale, si affianca quella della valuta digitale di stato o CBDC, stando alle ultime dichiarazioni della Presidente della Banca Centrale Russa, Elvira Nabiullina, il cosiddetto rublo digitale, vedrà la luce entro e non oltre il 2023. 

La valuta è stata già provata in delle simulazioni per diverso tempo e si stanno limando gli ultimi dettagli tecnici tra le mura della CBR nell’attesa del lancio ufficiale che avverrà l’anno prossimo. 

“La domanda è, quando ciò accadrà, come sarà regolamentato, ora che la banca centrale e il governo ci stanno lavorando attivamente ma tutti tendono a capire che… prima o poi questo verrà implementato, in un formato o nell’altro”.

Il Piano di Mosca è quello di rafforzare il Rublo fiat e successivamente lanciare e concentrarsi sul Rublo digitale questo unito al mining potrebbe dare vita al combinato disposto che permetterà di aggirare le sanzioni ed attrarre capitali innalzando di fatto il Cremlino a uno dei paesi più crypto friendly del pianeta.

George Michael Belardinelli
George Michael Belardinelli
Ex Corporate manager presso Carifac Spa e successivamente Veneto Banca Scpa, blogger e Rhumière, negli anni si appassiona alla filosofia e alle opportunità che l'innovazione e i mezzi di comunicazione ci mettono a disposizione, in fissa con il metaverso e la realtà aumentata
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