È interessante cercare di capire quale sarà l’atteggiamento del nuovo governo Meloni nei confronti di crypto e blockchain. Il caso Cryptosmart.
Se c’è una cosa di cui i governi che si sono succeduti in questi ultimi anni non si sono molto occupati, magari figurasse nel programma del partito di maggioranza relativa nel 2018, è come regolamentare il settore della blockchain e delle criptovalute.
D’altra parte da tempo ci si lamenta come il nostro paese sia spesso considerato come molto indietro su tutto quello che riguarda la tecnologia e l’innovazione. E quando si parla di criptovalute e blockchain se possibile forse questo ritardo è ancora maggiore rispetto ad altri paesi.
Summary
Commissione Blockchain nel 2018
Sotto il governo gialloverde nel 2018, in realtà, presso il ministero dello sviluppo economico, guidato da Luigi Di maio, era stata istituita una commissione di esperti sulla blockchain, che avrebbe dovuto avere come scopo principale quello di analizzare come poter implementare nella macchina statale la blockchain e studiare come poter regolamentare il settore delle valute digitali e delle applicazioni ad essa legate.
Il risultato però a detta dei molti esperti convocati in quella commissione, che lavorava a scopo gratuito solo per offrire un servizio utile alla collettività, dopo sei mesi di lavoro e riunioni ha stilato un dettagliato rapporto, di cui però si sono completamente perse le tracce. Forse anche la crisi di governo scoppiata nell’estate del 2019 ha contribuito a sprecare quella lodevole iniziativa.
In precedenza il governo di Renzi, che si dimostrò comunque molto attento alla materia innovazione tecnologica e sviluppo digitale del paese, cercò a suo modo di regolamentare il Bitcoin, che allora ( nel 2014) pareva un semplice esperimento, anche se cominciava già far parlare di sé., anche se poi la proposta rimase lettera morta in parlamento
Meloni e la maggioranza su blockchain e crypto
Malgrado quello che si possa pensare il governo Meloni potrebbe invece essere uno dei primi anche nell’occuparsi della materia, sia in materia di regolamentare il suo utilizzo in materia fiscale, considerando l’intenzione di apportare profonde modifiche a tutto il regime fiscale italiano e sia sul punto di vista dell’utilizzo della blockchain e delle stesse criptomonete.
Il partito della presidente del Consiglio ha un efficientissimo centro studi, guidato dal suo fidatissimo ed ascoltatissimo braccio destro Giovan Battista Fazzolari, che da tempo tra i tanti dossier a cui sta lavorando ce ne sarebbe anche uno che riguarda proprio la blockchain e i suoi utilizzi per aiutare soprattutto a semplificare la vita dei cittadini nei loro difficoltosi rapporti con la macchina burocratica dello stato.
E proprio quello che ora è il ministro per gli affari europei con delega al Pnnr, Raffaele Fitto, altro fedelissimo consigliere della leader, in Europa è stato uno degli estensori della recente legge approvata in Europa in materia, il MICA, che però dovrebbe entrare in vigore nel 2024, che conosce molto bene la materia e che potrebbe quindi dare il suo importante contributo anche per approvare adeguati provvedimenti anche nel nostro paese.
Criptovalute e fisco: il caso Cryptosmart
Ma forse è sul fisco che il nuovo governo potrebbe adottare quelle regole che fino a questo momento non hanno ancora delimitato e ben organizzato il settore. Ma certamente da questo punto di vista potrebbe prendere spunto dal primo exchange di criptovalute tutto italiano Cryptosmart, che proprio su questo ha poggiato le base del grande successo che sta riscuotendo presso i suoi fedeli utenti.
Fondata a inizio 2021 e operativa dallo scorso settembre, Cryptosmart, ha avuto un tale successo tra gli utenti, che già qualcuno ha pensato ad una possibile futura quotazione in Borsa, Il suo successo come detto deriva moltissimo anche dalla sua particolarità di offrire tra i suoi servizi di trading con le principali criptovalute, anche un facile sistema per superare quelli che sono i tanti dubbi che circondano i possessori di criptovalute dal punto di vista fiscale, vito appunte le grandi carenze normative in tal senso.
Cryptosmart, con sede a Perugia in Umbria, cerca di venire incontro a quanti temono di non riuscire ad adempiere in pieno i dettami richiesti dall’agenzia delle entrate. La società è stata una delle prime aziende ad ottenere l’iscrizione nel OAM ( Organismo Agenti e Mediatori) a cui devono essere iscritti gli operatori di asset digitali, come di recente ha fatto anche Binance, il primo exchange al mondo.
Se l’utente detiene le criptovalute in un wallet presso Cryptosmart (exchange 100% italiano) che svolge la funzione di «custodial wallet» cioè detiene la chiave privata al posto dell’utente, quest’ultimo non deve indicare le criptovalute nel quadro RW della dichiarazione dei redditi.
Inoltre, per gli utenti del servizio di staking di Cryptosmart funge da sostituto d’imposta e quindi gli utenti non devono versare all’erario queste imposte, perché ci pensa l’exchange. Infatti, Cryptosmart accredita agli utenti le ricompense dell’attività di staking direttamente sul loro wallet detenuto presso l’exchange, al netto dell’imposta del 26%.
Chissà che il nuovo governo Meloni non prenda spunto anche dalla nuova ed innovativa realtà umbra (da patriota quale è la leader, potrebbe essere un ulteriore motivazione) per cominciare a regolamentare un settore che sta assumendo sempre maggiore rilevanza, sia dal punto di vista del trading che dell’adozione, anche nel nostro paese.
Quello che appare certo è che un governo che vuole mettere al centro della sua azione la semplificazione e l’innovazione per sburocratizzare e modernizzare la macchina statale, non potrà non guardare con interesse alle possibilità che Blockchain ed asset digitali offrono in tal senso.