HomeBlockchainIntervistePoseidon DAO talks with Vittorio Bonapace e Fabio La Fauci

Poseidon DAO talks with Vittorio Bonapace e Fabio La Fauci

Poseidon DAO ha incontrato, lo scorso lunedì, Vittorio Bonapace e Fabio la Fauci due artisti molto diversi tra loro ma con un background che si è rivelato più simile del previsto. Oltre a raccontarsi, i due artisti hanno discusso del loro rapporto con il mondo NFT.

Vittorio Bonapace

Vittorio, dopo aver studiato presso l’Academy of Fine Arts in Rome, ha dapprima lavorato come scenografo al Teatro dell’Opera di Roma per poi trasferirsi a Londra e seguire la carriera di art director. 

In questi ultimi anni si è poi avvicinato all’arte digitale e infine agli NFT. Il suo stile si ispira all’heritage art rinascimentale ed ai classici ai quali unisce elementi contemporanei: il suo obiettivo infatti è quello di creare uno spazio dove vecchio e nuovo possano coesistere armoniosamente. 

Il messaggio che emerge dalle opere dell’artista scaturisce proprio dall’unione di pose e inquadrature classiche popolate da personaggi post-moderni: l’accento è posto sugli aspetti negativi legati alla tecnologia, come l’abuso nell’utilizzo dei social media ed il paesaggio distopico in cui i personaggi sono collocati rende l’immagine ancora più suggestiva. 

Eppure la speranza nelle sue opere permane, gli esseri umani che le compongono sono uno sguardo ad un futuro migliorabile e possibile. 

Il processo creativo di Bonapace – che dura in media circa un mese –  inizia su carta, dove crea i primi sketch e le prime composizioni dopodichè si appoggia a diversi software per creare le sue opere. Anche la musica nei suoi NFT è autoprodotta, l’artista infatti, che nel tempo libero adora suonare, registra sia suoni analogici che digitali per poi accoppiarli al video.

Vittorio Bonapace ha poi parlato dei suoi futuri progetti, tra cui si annoverano esposizioni a Beijing, Roma e Parigi e una nuova galleria nel metaverso in 3D.

Fabio La Fauci

Fabio la Fauci, prima di diventare artista a tempo pieno, ha lavorato a Londra come art director in una campagna di advertising per poi, nel 2018, mettere insieme le sue esperienze ed iniziare a dipingere. La sua arte è frutto di sperimentazione e ricerca continua e si articola in un mix di material painting e arte figurativa. 

La ricerca è orientata allo studio dei materiali e delle loro applicazioni nella pittura e si focalizza principalmente nel riuscire a mischiare tecniche e materiali antichi come i colori ad olio con materiali più moderni come acrilico e foglie d’oro. Nascendo come artista fisico, la produzione degli NFT segue un processo di creazione “tradizionale”: l’opera nasce prima fisica e solo dopo viene traslata in digitale e post-prodotta. 

Nelle sue opere ciò che incanta l’osservatore è il viso, massima espressione dei linguaggi differenti che usa l’artista, il quale induce chi osserva a ricercare dentro di sé la spiegazione dell’opera medesima,generando impressioni diverse in ciascuno.

Tra i prossimi progetti dell’artista, il Solo drop su Nifty Gateway che si terrà l’8 dicembre e due mostre di arte fisica, una a Londra e una a Istanbul. 

Topic

I due artisti hanno discusso del loro rapporto con il settore NFT. Vittorio Bonapace vede negli NFT lo strumento con il quale finalmente ha avuto un riscontro in termini di valore sulla  sua arte, che è pur sempre un arte che nasce digitale mentre Fabio La Fauci non si considera affatto artista NFT ma bensì “un pittore che ogni tanto realizza degli NFT, traslando i suoi dipinti su blockchain

Il confronto si è spostato poi sul tema delle mostre di arte digitale, interessante la diversità di vedute dei due artisti: per Bonapace è fondamentale avere ledwall enormi per poter godere appieno di ogni minimo dettaglio dell’opera mentre per La Fauci i ledwall fanno perdere autenticità alla mostra, in quanto più tipici dei festival che delle esposizioni artistiche. 

Per Fabio però la criticità maggiore delle mostre di arte NFT è data dagli schermi, spesso tutti uguali e che quindi non permettono di avere una gerarchia delle opere e molte spesso forzano le immagini in formati diversi da quelli nativi.

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