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Binance coin (BNB) in sofferenza negli ultimi giorni

I dubbi sulla possibile tenuta di Binance si sono ovviamente ripercossi anche sul prezzo di mercato della criptovaluta BNB, ovvero Binance Coin. 

L’andamento del prezzo di Binance Coin (BNB)

Negli ultimi sette giorni BNB perde il 13%, contro ad esempio la sostanziale stasi di BTC ed ETH. 

Fino a mercoledì 14 dicembre anche il prezzo di BNB stava lateralizzando come quello delle due principali criptovalute, ma a partire da giovedì è andato un po’ in sofferenza. 

Infatti dai 275$ di mercoledì è sceso fino ai 228$ di sabato, accumulando una perdita del 17% in soli tre giorni. 

Ieri però c’è stato un piccolo rimbalzo che ha riportato il prezzo attorno ai 250$, o poco meno, grazie al quale la perdita settimanale è stata ridotta al 13%. 

Da notare però che tra le maggiori criptovalute per capitalizzazione di mercato BNB è in assoluto una di quelle che aveva perso meno nel corso del 2022. 

Il suo prezzo attuale è del 64% inferiore ai massimi assoluti dell’anno scorso, mentre invece ad esempio questa percentuale sale al 75% per BTC e ETH. 

Inoltre, è superiore al minimo annuale di metà giugno, quando scese fino a 214$. 

Il fatto è che oltre al rimbalzo di luglio ed inizio agosto, seguito da un calo, il prezzo di BNB ha fatto un altro rimbalzo ad ottobre, tanto che ad inizio novembre, prima del fallimento di FTX, era risalito oltre i 350$. 

Da metà giugno ad inizio novembre ha fatto registrare un clamoroso +64%, come nessun’altra criptovaluta top. 

L’attuale fase difficile è una diretta conseguenza del crollo di FTX, sebbene sia avvenuta in due distinti momenti. Il primo è stato proprio a metà novembre, durante il crollo di FTX, con il prezzo di BNB sceso a 250$. Il secondo è stato la settimana scorsa, a causa dei dubbi sulla tenuta di Binance. 

I dubbi sulla tenuta di Binance Coin (BNB)

BNB è direttamente collegato a Binance, quindi eventuali problemi all’uno si ripercuotono anche sull’altro. 

I problemi di Binance in realtà riguardano solo la paura che possa fare una fine simile a quella di FTX. 

Va infatti evidenziato che fino ad ora non ha dato alcun segno concreto ed evidente di cedimento. Anzi, negli ultimi giorni ha subito forti deflussi di fondi dai suoi wallet, a causa di una sorta di “corsa agli sportelli” da parte dei suoi utenti, ed ha retto molto bene. 

Non solo l’exchange non è stato costretto a sospendere i prelievi, ma non risultano nemmeno grossi rallentamenti nelle erogazioni. 

Lo stesso co-fondatore e CEO, Changpeng CZ Zhao, ha definito questo uno “stress test”, assolutamente superato con successo. 

Nonostante però non vi siano segni concreti ed evidenti di una possibile difficoltà, le paure permangono. 

Tutto nasce dalle cosiddette Proof-of-Reserves, ovvero le prove fornite da Binance e da altri exchange, in merito ai fondi in cassa per supportare eventuali prelievi. 

Dopo la sospensione dei prelievi su FTX a novembre, dovuta a mancanza di sufficienti fondi per poter pagare tutte le richieste di prelievo, molti utenti degli exchange centralizzati hanno iniziato ad avere paura che anche altri exchange potessero essere in situazioni simili. 

I fondi degli exchange

I fondi che i clienti depositano su un exchange crypto dovrebbero poter essere prelevabili tutti in qualsiasi momento. Questo significa che, in teoria, tutti gli exchange dovrebbero avere una riserva liquida di importo pari o superiore al valore dei fondi custoditi in deposito per conto dei loro clienti. 

Quei fondi non sono realmente di proprietà degli exchange, che invece hanno piena proprietà dei fondi incassati ad esempio come fee sulle transazioni. 

Purtroppo ci sono molti exchange che invece non si limitano a custodire i depositi dei loro clienti, ma che, come FTX, spendono i fondi dei clienti come se fossero loro. 

Dopo il crollo di FTX molti exchange hanno fatto a gara a dimostrare di avere in cassa sufficienti fondi per coprire tutti i depositi dei loro clienti. 

Lo hanno fatto fondamentalmente in due modi: rendendo noti gli indirizzi pubblici su cui custodiscono i token on-chain, e facendosi fare audit da società di revisione. 

Le riserve di Binance

Attualmente on-chain Binance risulta avere fondi per circa 55 miliardi di dollari. Da questo conteggio ovviamente sono escluse le valute fiat, perché non sono on-chain. 

In teoria si tratta di fondi sufficienti a coprire tutti i depositi dei clienti, ma quel dato da solo non basta per spazzare via ogni dubbio. 

Infatti non vi è certezza che quei fondi servano all’exchange per coprire solo ed esclusivamente i depositi dei clienti. Nel caso in cui invece Binance fosse costretto ad utilizzare quei fondi per coprire anche altri debiti, potrebbe non averne a sufficienza per coprire tutti i depositi dei clienti. 

Per tale motivo l’exchange ha chiesto ad una società specializzata di fare un audit che ne certificasse la solidità. Tale audit è stato fatto e pubblicato ad inizio mese, ed in effetti rivelava che la società aveva coperture pari al 101% del valore dei depositi. 

Il problema è che la settimana scorsa la società che ha effettuato quell’audit ha deciso di uscire dal settore crypto, ed ha eliminato dal proprio sito tutti i report degli audit che aveva fatto per diverse società crypto. 

Alcuni hanno interpretato questa mossa come il ritiro dell’audit per paura che fosse scorretto, e da lì son partite la paura riguardo la possibile insolvenza di Binance. 

Invece Binance ha continuato ad essere insolvente, senza apparenti problemi, e le riserve on-chain hanno retto. Da notare che prima che si scatenasse il panico tali riserve ammontavano a più di 62 miliardi, quindi da allora si sono ridotte di 7 miliardi di dollari. Tutto ciò fa presupporre che lo stress test della “corsa agli sportelli” di Binance sia considerabile come passato con successo. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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