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Torna a crescere USD Coin

Il 2022 di USD Coin, la stablecoin USDC, è stato un anno movimentato. 

Se il prezzo ha praticamente sempre tenuto il peg con il dollaro, la sua capitalizzazione di mercato invece ha subito diversi saliscendi. 

Le salite e le discese di USD Coin

A fine 2021 USD Coin capitalizzava poco più di 40 miliardi di dollari. 

Il 2021 è stato un anno di enorme successo per USDC, dato che era partita con una capitalizzazione di poco inferiore ai 4 miliardi, e quindi nel corso dell’anno l’ha più che decuplicata. 

Tale corsa però a marzo di quest’anno si è fermata, quando la capitalizzazione di mercato di USD Coin ha raggiunto i 53,5 miliardi di dollari. Questo però non è stato il picco massimo assoluto. 

Infatti dopo una sorta di ritracciamento che l’ha riportata a 48 miliardi ad inizio maggio, quando in seguito è implosa la stablecoin algoritmica UST dell’ecosistema Terra e USDT è stata assalita dai dubbi sulla tenuta di Tether, USD Coin è tornata a crescere, toccando il picco massimo a quota 56 miliardi a fine giugno. 

Potrebbe non essere un caso che questo picco sia stato toccato proprio nel momento in cui terminava il crollo dei mercati crypto successivo all’implosione di Terra ed al fallimento di Celsius

Infatti, non appena il mercato si è un po’ ripreso, la capitalizzazione di USDC è tornata a scendere, fino ai 42 miliardi di inizio novembre. 

A quel punto, con il fallimento di FTX, questa dinamica si è fatta ancora più interessante. 

Fino al 21 novembre USD Coin è salita superando abbondantemente i 47 miliardi, ma a partire dal 22 novembre si è verificato una sorta di rimbalzo al contrario, con la capitalizzazione che poco prima di metà dicembre è tornata a scendere fino ai 42 miliardi da cui era partita. 

Tra il 13 ed il 14 dicembre c’è stato una sorta di spike, con USDC passata di colpo a 45 miliardi in soli due giorni. Da allora è poi leggermente scesa fino a 44 miliardi, e poi risalita a 44,5 miliardi. 

Il fatto è che i livelli attuali della capitalizzazione di mercato di USD Coin sono ben inferiori a quelli di circa 48 miliardi toccati ad inizio maggio, sebbene il crollo di FTX l’abbia portata a 47 miliardi nella seconda metà di novembre. 

Il confronto tra USD Coin e USDT

Sembra quasi che USDC da questo punto di vista benefici soprattutto dei momenti di difficoltà dei mercati crypto. Molto probabilmente infatti non è un caso che le due risalite del 2022 si sono verificate dopo l’implosione di Terra ed il fallimento di Celsius, e poi dopo il crollo di FTX. 

Il confronto con USDT addirittura suggerisce che siano proprio le presunte difficoltà di Tether a generare tale dinamica. 

Va detto tuttavia che Tether in realtà di difficoltà concrete ed oggettive non ne ha avute, ma è sufficiente che si diffonda anche paura ingiustificata sui mercati perché in molti fuggano da USDT per rifugiarsi su USDC. 

Da notare, infatti, che USDT è rimasta per tutto il corso dell’anno di gran lunga il token più scambiato sui mercati crypto, anche più di Bitcoin e soprattutto molto più di USD Coin. Quindi il problema non sta affatto nell’utilizzo, ma solo nella paura per la tenuta. 

In altri termini USD Coin è ritenuta più sicura di Tether dollar, ma USDT viene ancora preferita come moneta di scambio. 

La capitalizzazione di mercato di USDT nel 2022 ha iniziato a salire poco prima che si arrestasse il boom di USDC iniziato l’anno scorso. Da febbraio ad inizio marzo USDT è passata da 78 ad 83 miliardi di dollari di capitalizzazione. 

Poi però, con l’implosione di UST, ha iniziato a diffondersi il panico per la tenuta di Tether, e così tra maggio e giugno si sono verificati due crolli della capitalizzazione di mercato di USDT, scesa sotto i 66 miliardi. 

Da agosto ad inizio novembre, mentre quella di USDC scendeva, quella di USDT è tornata leggermente a salire, fino a 69 miliardi, per poi scendere di nuovo a 65 dopo il crollo di FTX. A partire da fine novembre è tornata a salire fino agli attuali 66,3 miliardi di dollari, proprio mentre USDC faceva quel curioso saliscendi con quello strano spike del 13 dicembre. 

Le stablecoin ancorate al dollaro

Una volta scomparsa la stablecoin algoritmica UST, rimangono quattro principali stablecoin ancorate al dollaro, sebbene questo mercato sia ancora dominato da Tether. 

Oltre a USDT e USDC c’è anche BUSD, a cui va aggiunta la stablecoin algoritmica DAI. 

Complessivamente nel corso del 2022 la capitalizzazione di mercato complessiva delle stablecoin è scesa di poco più di 28 miliardi di dollari, di cui 3 persi solamente da BUSD negli ultimi 23 giorni. 

Ad inizio anno BUSD capitalizzava circa 14 miliardi, saliti a 17 a febbraio e poi a 23 a metà novembre. 

Dato che BUSD è legata a Binance, quando a metà dicembre hanno iniziato a circolare voci su una possibile difficoltà dell’exchange a far fronte a tutte le richieste di prelievo, la sua capitalizzazione di colpo è scesa sotto i 19 miliardi. 

Non è un caso che proprio in quei giorni, ovvero il 13 ed il 14 dicembre, la capitalizzazione di USDC ha fatto segnare quel piccolo spike. 

BUSD nel frattempo è poi scesa anche a 17 miliardi, ovvero la cifra che aveva raggiunto a febbraio dopo la prima fase di crescita dell’anno. 

Quindi USDC si conferma una stablecoin che attira utenti soprattutto quando le altre principali stablecoin vanno in difficoltà. 

Non bisogna però dimenticare che anche nel caso di BUSD non si è verificata nessuna difficoltà concreta ed oggettiva, ma solo timori ingiustificati riguardanti la tenuta di Binance. Tali timori per ora si sono rivelati errati, ma BUSD continua a perdere capitalizzazione di mercato. 

DAI invece ha seguito un andamento differente, con un calo quasi costante nel corso del 2022 dai 9 miliardi iniziali fino agli attuali 5 miliardi. Essendo però una stablecoin algoritmica, i timori in questo caso sembrano più giustificati, soprattutto dopo quello che è accaduto all’altra grande stablecoin algoritmica, ovvero UST di Terra implosa a maggio. 

La perdita del peg

Nessuna delle quattro principali stablecoin attuali ha perso il peg con il dollaro nel corso del 2022, se non per brevissimo tempo e con scostamenti davvero poco significativi. 

A volte, tuttavia, su alcuni specifici mercati la pressione di vendita può aumentare più velocemente di quanto l’arbitraggio riesca a far aumentare la pressione di acquisto, e così possono verificarsi brevi e momentanee perdite del peg fino anche l’arbitraggio non riesca a risolvere il problema. 

Per questo motivo conviene sempre verificare il valore delle stablecoin sulla piattaforma primaria, ovvero Bitfinex per USDT, Coinbase per USDC e Binance per BUSD, laddove è l’emittente stesso che può aumentare la pressione di acquisto in caso di forte aumento di quella di vendita. 

Un discorso completamente differente invece vale per le stablecoin algoritmiche, che non hanno un vero e proprio emittente. Infatti sono gestite da smart contract che operano in automatico, e può accadere che la pressione di acquisto non aumenti in modo sufficientemente veloce. 

Infatti, non è un caso che la stablecoin fallita quest’anno, UST, fosse proprio una stablecoin algoritmica, e non è stata nemmeno l’unica di questo tipo a perdere il peg con il dollaro. 

UST lo ha perso in modo definitivo, mentre altre, come USDD di Tron, stanno cercando di recuperarlo. 

Bisogna pertanto distinguere innanzitutto tra le stablecoin completamente collateralizzate in dollari o similari, come USDT, USDC e BUSD, e quelle algoritmiche come DAI, UST e USDD. Inoltre bisogna anche distinguere quelle che perdono il peg definitivamente, ed in genere il loro valore crolla vicino allo zero, e quelle che invece lo perdono solo temporaneamente e cercano di recuperarlo nel tempo. 

Rimane comunque il fatto che tra tutte quella considerata più sicura è USD Coin (USDC), mentre la più usata è Tether dollar (USDT). 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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