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FTX: SBF si dichiara non colpevole per bancarotta dell’exchange crypto

Ieri si è tenuta la prima udienza del caso FTX per il co-fondatore Sam Bankman-Fried (SBF) a New York, riguardo la bancarotta del noto exchange crypto avvenuto a novembre dell’anno scorso. 

Reuters riferisce che SBF si è dichiarato non colpevole delle accuse che gli sono state rivolte, ed il giudice Lewis Kaplan ha fissato la data di inizio del processo al 2 ottobre. Quindi SBF avrà a disposizione quasi dieci mesi per preparare la difesa, durante i quali presumibilmente rimarrà agli arresti domiciliari nella casa dei genitori, in California. 

In particolare il co-fondatore ed ex CEO di FTX ha rifiutato di ritenersi colpevole di aver ingannato gli investitori dell’exchange, e di aver causato perdite per miliardi di dollari a causa di una vera e propria frode.

Il caso della bancarotta dell’exchange crypto FTX

La causa principale del fallimento di FTX è il fatto che i gestori dei fondi che i clienti depositavano sui wallet custodial dell’exchange non si limitavano a custodirli con cura, ma li utilizzavano a loro piacimento, senza l’autorizzazione dei clienti, per spese o investimenti aziendali. 

È difficile immaginare che SBF non ne fosse al corrente, anche perché molti di quei fondi sono stati donati da lui stesso ai candidati politici delle elezioni del 2020 e del 2022. 

Non avendo l’autorizzazione dei clienti ad utilizzare i loro fondi in questo modo, e non avendoli avvisati del fatto che la società utilizzava i loro fondi a piacimento, l’utilizzo di quei fondi per pagare spese ed investimenti della società risulta essere effettuato in modo illecito. A questo punto è davvero difficile immaginare che SBF non sia in alcun modo colpevole, ma quello che lui ricusa è il fatto di aver frodato i clienti dell’exchange. 

In totale le accuse nei suoi confronti sono otto, tra cui frode telematica ed associazione a delinquere per riciclaggio di denaro, ed SBF non ha voluto ammettere alcuna sua responsabilità penale in tutto ciò, perlomeno per ora. 

Va detto invece che l’altro co-fondatore, Gary Wang, e l’ex CEO di Alameda Research, Caroline Ellison, hanno accettato di dichiararsi colpevoli e di collaborare con le autorità per poter patteggiare uno sconto di pena. 

SBF invece ha scelto un’altra linea di difesa, probabilmente su suggerimento dei suoi avvocati. In particolare è difeso da Mark Cohen, un avvocato di alto livello famoso per aver rappresentato di recente Ghislaine Maxwell in un processo per traffico sessuale.

Ghislaine Maxwell era la compagna di Jeffrey Epstein, e nel 2021 è stata dichiarata colpevole di adescamento di minori e di altri reati legati all’attività criminale del compagno. 

FTX: la strategia difensiva di SBF per la bancarotta del suo impero crypto

Durante l’udienza il procuratore federale Danielle Sassoon ha affermato che i fondi dei clienti sono stati utilizzati dalla società diretta da SBF, e riciclati anche attraverso donazioni politiche, donazioni di beneficenza ed una varietà di investimenti risk-on. 

Ha anche suggerito che il governo abbia molte prove contro SBF, rivelando che i pubblici ministeri consegneranno alla difesa centinaia di migliaia di documenti nelle prossime settimane.

Se il fallimento dell’exchange crypto FTX, e le sue cause, sembrano ormai ben note, resta però da accertare quali siano le responsabilità. 

Wang ed Ellison, che non sono difesi da avvocati di grido come Cohen, hanno accettato di ammettere tali responsabilità, ma è possibile che Cohen abbia consigliato a SBF di non fare altrettanto, perlomeno per ora. 

Sebbene non sia ancora nota la strategia difensiva, il fatto che SBF abbia deciso di non ammettere colpe, a differenza dei suoi due compagni di sventura, fa supporre che voglia provare a scaricare le colpe su altri, rifiutando di accettare responsabilità personali. 

Quindi Sassoon non dovrà soltanto dimostrare che sono stati compiuti dei reati, ma dovrà anche dimostrare che le responsabilità di SBF sono penali. 

Tuttavia non è detto che questa linea difensiva terrà, soprattutto una volta iniziato il processo. Questo però avverrà solo ad ottobre, quindi per ora non dovrebbero esserci problemi da questo punto di vista. 

SBF nei mesi scorsi ha già ammesso di aver commesso degli errori nella gestione di FTX, ma quello che nega è di avere responsabilità penali in tutto ciò. Va detto che rischia fino a 115 anni di carcere, se condannato per tutte le accuse, quindi anche patteggiare uno sconto di pena potrebbe non portare a significativi vantaggi. 

L’udienza

Bankman-Fried durante l’udienza non ha parlato con il giudice, ma ha conferito in privato con i suoi avvocati. Ha anche stretto la mano ad uno dei pubblici ministeri. 

Reuters riferisce anche che Sassoon ha accusato SBF di aver cercato di trasferire beni in un Paese straniero che riteneva essere più indulgente nei suoi confronti, e che i pubblici ministeri stanno indagando anche sui recenti movimenti finanziari di Alameda Research. 

Cohen ha negato che SBF abbia effettuato quei movimenti, affermando che aveva invece cercato di ottemperare ad un’ordinanza del tribunale delle Bahamas che il mese scorso sequestrò temporaneamente alcuni beni di FTX.

Il giudice Kaplan ha anche accolto la richiesta di SBF di non rendere pubblici i nomi degli altri due co-firmatari del bond da 250 milioni di dollari dato come cauzione per il suo scarceramento, visto che a quanto pare i suoi genitori hanno ricevuto minacce fisiche a causa del fatto che si sono resi garanti con il loro immobile. 

La vendita di criptovalute

Nel frattempo si è scoperto che SBF ha movimentato fondi in criptovalute per più di 680.000$ mentre era agli arresti domiciliari in California. 

Infatti sono noti gli indirizzi pubblici di alcuni wallet di SBF, e questo consente quindi di poter osservare sulla blockchain tutti i loro movimenti. 

Secondo quanto svelato dal profilo Twitter BowTiedIguana, SBF avrebbe incassato 684.000$ in criptovalute su un exchange crypto con sede alle isole Seychelles. I movimenti sospetti sono stati effettuati dopo che SBF è stato messo agli arresti domiciliari. 

Se fosse vero, questa costituirebbe una violazione degli accordi presi dai suoi avvocati con i giudici per la sua scarcerazione, ma SBF ha negato ogni coinvolgimento riguardante queste transazioni. Infatti l’accordo prevede che SBF non possa spendere più di 1.000$ senza il permesso esplicito del tribunale, se non per pagare i suoi avvocati. 

Invece risulta che tutti gli ETH custoditi su uno degli indirizzi pubblici di SBF siano stati inviati ad un indirizzo appena creato. L’indirizzo pubblico di SBF in questione però è stato rilevato nel 2020 dal creatore di Sushiswap, Chef Nomi. 

L’indirizzo appena creato ha ricevuto in poche ore trasferimenti per un volume totale di 367.000$ provenienti da 32 indirizzi associati ad Alameda Research, più altri 322.000$ di fondi provenienti da altri wallet. In seguito tutti questi fondi sono stati inviati ad un exchange centralizzato delle isole Seychelles tramite il bridge RenBridge. 

Il problema è che fu lo stesso SBF nel 2020 ad affermare che quell’indirizzo pubblico da cui sono partiti i suoi fondi fosse di sua proprietà. 

Quindi è un po’ difficile immaginare che non sia coinvolto in queste transazioni. 

Si è addirittura ipotizzato che Chef Nomi sia lo stesso SBF, perchè molte delle recenti transazioni legate a SBF erano fortemente correlate alle prime attività di Sushiswap. Tuttavia SBF non è un tecnico, quindi sembra strano che sia stato capace di creare un exchange decentralizzato. Il suo socio Gary Wang però di sicuro sarebbe stato in grado di farlo. 

Lo stesso Bankman-Fried già nel 2020 negò questa ipotesi. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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