HomeCriptovaluteCriptovalute: primi segnali di un ritorno della volatilità

Criptovalute: primi segnali di un ritorno della volatilità

In questi giorni stanno emergendo chiari segnali di un significativo aumento di volatilità sui mercati crypto. 

La volatilità sui rendimenti di Bitcoin (BTC)

Il Bitcoin Volatility Index mostra chiaramente come a partire da dicembre 2022 la volatilità del prezzo di BTC sui 30 giorni abbia iniziato a scendere. 

In un primo momento è tornata ai livelli precedenti al crollo di FTX, ma poi ha continuato a scendere. 

Il picco minimo della volatilità di questo periodo si è toccato tra il 7 e l’8 gennaio, ovvero prima che il prezzo tornasse sopra i 17.000$. Da allora il prezzo è salito fino a 17.400$, con un +3% accumulato in poco più di due giorni. 

Da notare che in precedenza aveva fatto registrare un altro +3% da fine dicembre. 

Livelli di volatilità così bassi come quelli del 7 e 8 gennaio non si vedevano addirittura da ottobre 2016, perchè nel precedente bear market post-bolla (quello del 2018-2019) non erano mai scesi così in basso. 

Pertanto un possibile aumento della volatilità era nell’aria, ed in effetti negli ultimi giorni per ben tre volte il prezzo di Bitcoin ha dato un chiaro segnale di un aumento della volatilità.

Trattandosi di un indice che viene calcolato sulla media degli ultimi 30 giorni, l’aumento della volatilità degli ultimi tre giorni non è ancora apparso chiaramente sul grafico del Bitcoin Volatility Index, ma i segnali che potrebbe aumentare ancora nei prossimi giorni ci sono. 

Ethereum e la sua volatilità

Un discorso simile si può fare anche per l’Ethereum Volatility Index, sebbene abbia valori comunque superiori a quelli di Bitcoin. 

Tuttavia i livelli minimi di volatilità per il prezzo di ETH fatti registrare il 9 gennaio sono i minimi di sempre. 

Il prezzo di ETH è sempre stato più volatile di quello di BTC, ma già ad ottobre anche la sua volatilità era scesa molto. 

Come per Bitcoin il crollo della volatilità c’è stato dopo l’assestamento seguito al fallimento di FTX, ma negli ultimi due giorni ha dato chiari segnali di inversione di tendenza. 

Infatti per ben cinque volte negli ultimi sette giorni il prezzo di ETH ha dato chiari segnali di un possibile aumento della sua volatilità. Basti pensare che dai minimi di dicembre è già salito del 14%. 

Il bottom del mercato crypto

Una delle cose più interessanti è che si tratta di un aumento di volatilità per incremento dei prezzi, e non per una discesa come invece avvenne ad inizio novembre. 

A novembre BTC ha fatto registrare il prezzo minimo del 2022, mentre ETH ci è andato vicino. 

Da allora c’è stato un chiaro rimbalzo, anche se non ancora sufficiente per affermare con certezza che a novembre 2022 sia stato toccato il fondo di questo bear market. 

Da notare inoltre che l’eventuale fine del bear market non significa affatto che sicuramente inizierà una nuova bullrun, perché significherebbe soltanto la fine del trend discendente, a cui potrebbe anche seguire un banale periodo di lateralizzazione, o un periodo di lateralizzazione leggermente ascendente. 

Quindi da un lato potrebbe sembrare che il bottom sia ormai alle spalle, ma dall’altro nulla vieta che si verifichino ulteriori crolli. Inoltre anche se fosse alle spalle, non sembra esserci traccia dell’inizio a breve di una nuova bullrun. 

L’aumento della volatilità grazie ad una crescita dei prezzi rimane però un buon segno, anche perché avvenuto in assenza di grandi notizie positive, ed in un clima in realtà ancora piuttosto bearish. 

Le altre criptovalute

Ma non sono solo BTC ed ETH a dare segni di incremento della volatilità dei prezzi negli ultimi giorni. 

Ci sono quasi una trentina di altcoin tra le top 100 che stanno dando segnali analoghi. 

Basti pensare che negli ultimi sette giorni BNB ha fatto segnare un +8%, ADA di Cardano un +19%, Litecoin un +8% e Solana un +15%, e questo soltanto tra le prime dodici. 

Tra le altre top 50 spiccano Lido DAO con +36% e Aptos con +33%. 

La capitalizzazione totale del mercato crypto è passata dai 790 miliardi di dollari di fine dicembre ad oltre 850 miliardi, con un aumento dell’8% in meno di due settimane. 

Non si tratta di un aumento così clamoroso da indicare la fine del bear market, ma perlomeno indica che il 2023 è iniziato meglio di come sia finito il 2022. 

Bisogna anche tenere presente che, per motivi fiscali, chi fosse in perdita e volesse scaricare dalle tasse le minusvalenze preferisce vendere prima della fine dell’anno, onde evitare di rimandare all’anno successivo lo scarico delle minusvalenze. 

Questo significa che quando i mercati sono in forte calo, a fine anno le vendite aumentano per questo motivo, e sempre per questo motivo si arrestano dopo l’inizio dell’anno nuovo.

Anzi, chi vende a fine anno per scaricare le minusvalenze a volte poi con l’anno nuovo decide di riacquistare. 

Se una tale dinamica ha dimensioni significative può condizionare l’andamento dei prezzi. 

La propensione al rischio

Il punto chiave però è un altro, ovvero l’apparente ritorno della propensione al rischio sui mercati finanziari. 

Lo dimostra il Dollar Index (DXY), ovvero il valore del dollaro americano nei confronti delle altre principali valute. 

Il dollaro infatti è il porto sicuro per eccellenza durante le crisi sui mercati finanziari, e ormai da due mesi il DXY è in netto calo. 

Tuttavia osservando ad esempio l’indice Nasdaq 100 sembra che tale propensione al rischio sia tornata solo molto di recente, ovvero solo dal 6 gennaio. 

Resta da vedere se si tratta di un ritorno in pianta stabile, dovuto magari all’inizio del nuovo anno, o se si rivelerà essere soltanto un fuoco di paglia. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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