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Regolamentazione crypto in Italia: il primo rapporto ufficiale

Regolamentazione crypto in Italia: l’OAM (Organismo Agenti e Mediatori) ha pubblicato il primo report sui prestatori di servizi relativi all’utilizzo di valuta virtuale e di portafoglio digitale, del primo trimestre 2023. 

A gennaio 2023 infatti è entrata in vigore la nuova regolamentazione crypto in Italia, e l’OAM è l’ente incaricato di far registrare gli operatori crypto operanti sul suolo nazionale. 

In particolare il Registro dedicato ai Prestatori di servizi relativi all’utilizzo di valuta virtuale e di servizi di portafoglio digitale (VASP) è stato deliberato dal Decreto Ministeriale del 13 gennaio 2022, ed è diventato operativo già a maggio 2022. 

È tenuto per l’appunto dall’Organismo per la gestione degli Elenchi degli Agenti in attività finanziaria e dei Mediatori creditizi che operano sul territorio della Repubblica. 

Per gli operatori crypto che operano in Italia vi è il dovere di iscrizione al registro dei VASP, e vi è anche l’obbligo di raccolta e trasmissione su base continuativa delle informazioni sulle operazioni realizzate. 

Questo obbligo prevede che gli operatori crypto debbano comunicare all’OAM i dati relativi alle operazioni in essere sul territorio italiano, con gli estremi identificativi di ogni singolo cliente.

Il report sulla regolamentazione crypto in Italia

Il report del primo trimestre 2023 dell’OAM sui prestatori di servizi crypto analizza per la prima volta proprio i flussi inviati dai VASP, e fornisce un quadro dettagliato del mercato delle valute virtuali in Italia. 

Il numero di VASP che hanno trasmesso all’OAM i dati relativi alle operazioni effettuate sul territorio della Repubblica è risultato essere pari a 74, su 105 iscritti al registro, ovvero il 70,5% degli iscritti.

Mettendo insieme questi dati parziali, il report afferma che al 30 marzo 2023 risulta che in Italia vi fossero oltre 690.000 clienti che detenevano criptovalute presso uno di questi intermediari crypto, per un controvalore complessivo superiore al miliardo di euro. 

Va ricordato che in questi dati non sono compresi nè i wallet non-custodial, nè le criptovalute detenute su intermediari non iscritti al registro VASP dell’OAM italiano. 

In totale sono risultati essere più di 1,1 milioni i clienti che hanno operato sulle piattaforme crypto iscritte al registro dell’OAM, ma solamente il 59% deteneva ancora crypto al 30 marzo 2023. 

Il valore medio del portafoglio crypto è risultato essere di soli 1.500 €, ovvero una cifra decisamente bassa se confrontata ai frequenti ampi sbalzi di prezzo delle criptovalute. 

In totale nel primo trimestre del 2023 risultano essere state effettuate ben 1,7 milioni di operazioni di scambio tra criptovalute e valute fiat, ma solamente 1,5 milioni crypto-to-crypto.

Nonostante ciò, il numero medio per cliente attivo di scambi crypto-to-crypto è risultato essere pari quasi a 15, mentre per le operazioni crypto-to-fiat, o viceversa, è risultato essere inferiore a 12. 

Regolamentazione crypto: il predominio dei retail in Italia

I numeri di cui sopra rendono abbastanza evidente che ad operare sui mercati crypto in Italia sono prevalentemente piccoli o piccolissimi investitori o speculatori che fanno primariamente operazioni in euro. 

A fronte di ciò, però, è anche evidente che vi sia un numero decisamente più ridotto di utenti che effettuano soprattutto operazioni crypto-to-crypto. 

La prevalenza degli utenti retail sembra eclatante, ma anche tra costoro è possibile individuare due tipologie distinte. 

La prima è quella di chi probabilmente investe piccole somme in valuta fiat per acquistare criptovalute con l’obiettivo di detenerle o venderle in futuro per incassare nuovamente valuta fiat. 

La seconda è quella degli utenti che invece fanno soprattutto operazioni crypto-to-crypto, probabilmente con intenti più prettamente speculativi. 

I numeri sono tali da far pensare anche che le eventuali balene italiane che operano sui mercati crypto lo facciano su altri exchange non registrati all’OAM. Anche perchè solo lo 0,12% di questi utenti risultano essere persone giuridiche (ovvero imprese). 

Oltretutto, il 40% degli utenti dei servizi crypto italiani risulta avere un’età compresa tra i 18 ed i 29 anni. 

La situazione nel resto della UE

Il report riporta anche alcuni dati provenienti da altri Paesi dell’Unione Europea. 

Tra questi spicca curiosamente la Polonia, con ben 768 VASP iscritti alla Camera dell’amministrazione fiscale di Katowice. 

Al secondo posto tra i Paesi con più operatori VASP registrati c’è proprio l’Italia, con i 114 registrati all’OAM. 

Seguono Francia con 78 e Spagna con 74, mentre la Germania addirittura si ferma a 7. 

L’abusivismo

Il report contiene anche i risultati di un’analisi sulla potenziale abusività di alcuni VASP.

Tale analisi ha riguardato un campione di 65 soggetti “al fine di verificare l’eventuale esercizio di attività riservate sul territorio nazionale in assenza di iscrizione nella Sezione speciale del Registro dei Cambiavalute, di cui all’art. 17-bis, comma 1, del D.Lgs. n. 141/2010, ovvero in altri registri dei Paesi UE”.

In altre parole sono andati alla ricerca di altri possibili operatori, oltre a quelli registrati all’OAM, che forniscono servizi crypto. 

Tra i 65 soggetti analizzati, è risultato che il 25% ha comunque un sito internet in lingua italiana, anche se non è registrato all’OAM, ed il 5% ha addirittura profili social in lingua italiana.

Quindi si tratta di soggetti non iscritti al registro dei VASP dell’OAM, ma che rivolgono i loro servizi crypto anche agli italiani. Inoltre non risultano nemmeno iscritti nei Registri dei VASP di altri Paesi UE.

Le principali informazioni su questi soggetti saranno trasmesse alla Guardia di Finanza.

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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