Da quando è entrata in vigore la nuova regolamentazione crypto, anche la Banca d’Italia ha potuto iniziare ad avvicinarsi a questo settore.
Summary
Banca d’Italia e le crypto
Banca d’Italia (Bankitalia) è la banca centrale dell’Italia, ovvero quella che una volta emetteva e gestiva la Lira italiana.
Nonostante nel corso degli anni Bankitalia abbia mostrato molto scetticismo nei confronti delle criptovalute, la banca si è sempre interessata però alla tecnologia che sta alla loro base, ovvero la blockchain.
Ora pertanto ha deciso di supportare un progetto pilota istituzionale in ambito DeFi (finanza decentralizzata).
Anche se Bankitalia è sempre stata interessata alla blockchain, questa sua recente iniziativa sembra proprio una svolta nel suo rapporto spesso complicato con le criptovalute.
Ad esempio il nuovo governatore di Banca d’Italia, Fabio Panetta, che inizierà il 1° novembre 2023, è sempre stato molto contrario alle criptovalute, tanto da affermare un paio di anni fa che non hanno ragione di esistere.
Panetta, però, non sarà governatore fino a novembre, e l’attuale governatore Ignazio Visco sembra leggermente più possibilista. Oltretutto, il progetto DeFi pilota riguarda proprio la finanza.
Quindi la svolta è piuttosto chiara, anche se sotto la direzione Panetta in teoria la banca potrebbe ancora tirarsi indietro.
Il progetto pilota: Banca d’Italia, crypto e DeFi insieme
Il progetto DeFi pilota supportato da Bankitalia prevede che il centro di innovazione Milano Hub lavorerà insieme a Cetif Advisory.
L’obiettivo è quello di cercare di costruire un ecosistema di security token per la finanza decentralizzata istituzionale.
Si tratta pertanto di un progetto rivolto soprattutto a banche, gestori patrimoniali ed istituzioni finanziarie, tra le quali spicca il gruppo bancario Intesa Sanpaolo.
La sperimentazione riguarderà proprio i security token, e la loro interazione con un ambiente DeFi, in modo da cercare di guidare gli attori istituzionali ad operare in ambienti finanziari decentralizzati nel pieno rispetto delle linee guida e dei requisiti normativi.
Tutto verte attorno al Milano Hub, ovvero l’Innovation Centre di Banca d’Italia, che ha selezionato il progetto “Institutional DeFi for a Security Token Ecosystem Project” per ricercare opportunità per istituzioni finanziarie con DeFi e asset tokenizzati.
Si tratta di un progetto sviluppato dal centro di ricerca CeTIF Advisory dell’Università Cattolica di Milano.
Il punto è che i player istituzionali necessitano di piattaforme che consentano loro di operare in piena conformità con i severi requisiti normativi, anche se si tratta di DeFi. Un esempio di piattaforme di questo tipo è Lionity, ovvero un market maker automatizzato (AMM) di livello istituzionale per il mercato secondario dei security token, attualmente ancora in fase di sviluppo.
Secondo il General Manager di Cetif Advisory, Imanuel Baharier, sarebbe di vitale importanza creare le condizioni affinché la DeFi diventi un ambiente operativo sicuro ed aperto anche per i soggetti vigilati.
Ha dichiarato:
“Siamo fiduciosi che da tale accessibilità possano derivare enormi benefici per l’intero sistema finanziario in termini di sicurezza per gli operatori istituzionali e professionali, e in termini di opportunità, stabilità e resilienza per l’intero sistema”.
Il Milano Hub
Il FinTech Milano Hub di Banca d’Italia è un polo tecnologico a supporto dello sviluppo dell’innovazione e della trasformazione digitale del sistema finanziario italiano.
Si tratta di uno spazio fisico e virtuale in cui soggetti pubblici e privati possono collaborare allo sviluppo di iniziative volte a favorire la digitalizzazione del sistema finanziario italiano.
Vuole essere uno strumento innovativo che stimoli la sperimentazione e la realizzazione di iniziative inedite nel campo del FinTech, assicurando però al tempo stesso anche il raggiungimento degli obiettivi istituzionali della Banca d’Italia, come la stabilità e la competitività del sistema, la tutela della clientela e l’affidabilità del sistema dei pagamenti.
L’iniziativa fu annunciata nel 2020 dall’attuale governatore Ignazio Visco, con l’impegno di sostenere lo sviluppo di un’economia digitale diffusa e sicura.
Secondo l’allora Vice Direttore Generale della Banca d’Italia, Alessandra Perrazzelli, questo progetto istituzionale di open innovation farà sì che il sistema bancario e finanziario faccia propria la digitalizzazione, trovando la forza per cambiare.
È più che ovvio che all’interno di un’iniziativa del genere ora entrino anche le nuove tecnologie legate a criptovalute e blockchain.
Il nuovo quadro normativo
Tuttavia, fino al primo gennaio 2023, ovvero la data in cui è entrata definitivamente in vigore la nuova normativa crypto italiana, istituzioni di tale calibro non potevano correre il rischio di operare in un settore deregolamentato in cui sarebbe stato fin troppo facile non rispettare qualche norma, anche inconsapevolmente.
Invece, la nuova normativa, insieme al nuovo MiCAr europeo che entrerà in vigore l’anno prossimo, hanno reso molto più semplice poter operare all’interno del settore crypto senza paura di finire per violare qualche norma.
Insomma, la chiarezza normativa è ciò che ha consentito anche alle istituzioni di poter finalmente entrare da protagoniste nel settore crypto.