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Trezor: coinjoin anche sull’hardware wallet Model One

Ieri, il celebre produttore di hardware wallet Trezor ha annunciato l’implementazione di coinjoin anche sul Model One. 

In precedenza tale funzionalità era stata attivata sul Model T, mentre ora è stata estesa anche a quello che è in assoluto uno degli hardware wallet più diffusi. 

Gli hardware wallet di Trezor

Trezor ha in commercio due modelli differenti di hardware wallet, per l’appunto il Model T ed il Model One. 

Il Model T è quello più accessoriato e costoso, con il touchscreen a colori e 1.456 criptovalute supportate, tra coin e token. 

Costa quasi tre volte tanto il Model One, ovvero il modello di base senza touchscreen e con 1.289 criptovalute supportate. 

Trezor è stata la prima azienda al mondo a sviluppare un hardware wallet, dieci anni fa. 

Il Model One fu messo in commercio l’anno dopo, mentre il Model T arrivò nel 2018. 

La particolarità degli hardware wallet di Trezor è il fatto che il loro software sia open source, e questo fa sì che sia stato controllato e verificato da molti sviluppatori indipendenti alla ricerca di tutti gli eventuali buchi. 

Ad anni di distanza dal lancio, si può dire che gli hardware wallet di Trezor siano tra i più sicuri che ci siano attualmente in circolazione.

La funzione coinjoin

Con CoinJoin si intende una funzione che consente di aumentare il livello di anonimato per quanto riguarda le transazioni. 

A tal proposito va ricordato che gli hardware wallet sono dispositivi per l’auto-custodia delle criptovalute, ovvero totalmente privi di KYC. La configurazione e l’utilizzo di un hardware wallet non richiedono infatti alcuna verifica dell’identità dell’utente. 

CoinJoin è un protocollo di miscelazione delle transazioni, utilizzabile con Bitcoin e criptovalute compatibili, che consente agli utenti di incrementare il livello di privacy proteggendo le transazioni dagli strumenti di analisi on-chain.

Il suo funzionamento in teoria è molto semplice: molte transazioni di utenti diversi vengono unificate in un unico set di transazioni, così che, una volta eseguite, nessun utente possa riuscire a determinare facilmente la provenienza dei fondi di ciascuna specifica transazione.

Infatti, gli input e gli output delle transazioni effettuate con coinjoin non possono essere visti ed associati, quindi persino i destinatari di queste transazioni non possono verificare da quale indirizzo provengano i token che ha ricevuto. 

Ovviamente essendo questo un sistema che opera al di fuori delle norme contro il riciclaggio del denaro, è utilizzabile solo da wallet anonimi di auto-custodia, e non ad esempio sugli exchange centralizzati. 

Invece le normali transazioni on-chain in genere risultano tracciabili, perchè sono indicati in chiaro l’indirizzo del mittente, l’importo inviato, e l’indirizzo del destinatario, a meno che non vengano utilizzate criptovalute ad alto livello di privacy come Monero. 

Il coinjoin su Trezor

Grazie all’implementazione di coinjoin, gli utilizzatori del Model One di Trezor potranno inviare Bitcoin come parte di una transazione collaborativa più ampia, con la cronologia delle singole transazioni oscurata su blockchain. Questo rafforza la privacy delle transazioni in BTC per gli utilizzatori degli hardware wallet di Trezor. 

L’utilizzo di conjoin sui dispositivi di Trezor è resa possibile dalla collaborazione con Wasabi Wallet, un noto wallet Bitcoin incentrato proprio sulla privacy e specializzato in coinjoin.

Trezor afferma di essere il primo produttore di hardware wallet che consente transazioni con coinjoin direttamente dai dispositivi. 

Il CEO di Trezor, Matěj Žák, ha dichiarato: 

“Nato nel 2013, il Trezor Model One è l’hardware wallet originale, ed è ampiamente utilizzato dai fan di Trezor in oltre 150 paesi. Dare a questi utenti la possibilità di rendere private le loro transazioni è importante tanto quanto lo è con Trezor Model T. La nostra disponibilità estesa di coinjoin mette controllo, privacy e sicurezza nelle tasche di ogni utente Trezor”. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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