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Ethereum: leggera crescita dell’inflazione di ETH

Da quando sono stati introdotti sulla rete Ethereum i burn parziali delle fee, l’inflazione di ETH si è ridotta drasticamente, tanto che a tratti diventa una valuta deflattiva. 

Ma può capitare, come avvenuto di recente, che invece torni ad essere inflattiva. 

L’inflazione di Ethereum (ETH)

Con “inflazione” in ambito crypto non si intende l’aumento dei prezzi, ovvero la perdita di potere di acquisto delle monete. Si intende invece l’eventuale incremento della massa monetaria, la cosiddetta circulating supply. 

Come si può vedere direttamente su Etherscan, fino ad agosto 2021 la circulating supply di ETH aumentava in modo netto e molto costante. 

In altri termini ETH fino ad un paio di anni fa era una moneta inflattiva. 

Poi però c’è stato un cambio, dovuto all’introduzione dei burn parziali delle fee. Basti dire che tra settembre 2021 e febbraio 2022 la supply aumentò solo di meno di un milione di unità, su 117 milioni. 

A fine 2021 l’inflazione della massa monetaria di Ethereum era scesa al 3,5%, dal 4,6% del 2020. 

Ma è a partire dal 2022 che si sono fatti sentire maggiormente gli effetti dei burn parziali delle fee, anche grazie al passaggio a Proof-of-Stake. 

Infatti l’anno scorso si è chiuso con un’inflazione della massa monetaria di ETH pari a solamente il 2%, ovvero meno della metà di due anni prima. 

Le metriche del 2023

Il burn delle fee, però, non è costante, perchè, per l’appunto, dipende da quante fee vengono pagate. 

Ad inizio 2023 il costo medio per transazione sulla blockchain di Ethereum è salito sopra i 4$, arrivando poi anche sopra i 6$ a febbraio. A metà aprile è schizzato anche sopra i 15$, e ad inizio maggio addirittura arrivò a sfiorare i 30$. 

A giugno era nuovamente sceso a 4$, ma a luglio è tornato sopra i 6$. 

A partire da settembre invece è tornato prima sotto i 4$, e poi addirittura ultimamente sotto i 2$. 

Nei mesi in cui le fee pagate dagli utilizzatori della blockchain di Ethereum erano più alte, sono stati maggiori anche i burn, tanto che ETH per qualche mese è diventata una moneta deflattiva. 

Il 2023 si è aperto con una circulating supply pari a circa 120,5 milioni di ETH, e a giugno era scesa a poco più di 120,2 milioni. Ovvero la prima metà del 2023 si è chiusa con un’inflazione negativa della massa monetaria di ETH, pari a circa -0,25%. Il picco minimo del 2023 si è verificato ad agosto con meno di 120,22 milioni di ETH in circolazione. 

In seguito però le fee sono scese, e così anche i burn parziali delle fee. Attualmente la circulating supply è di poco risalita rispetto a giugno, stabilendosi poco sotto quota 120,25 milioni di ETH. 

In altre parole negli ultimi due mesi c’è stato un incremento per nulla preoccupante dello 0,02%. L’inflazione acquisita da inizio anno comunque rimane negativa, pari allo -0,22%. 

L’inflazione fluttuante di Etheruem (ETH)

La fluttuazione del tasso di inflazione della massa monetaria di ETH si deve al fatto che vi sono in atto contemporaneamente due fenomeni. 

Il primo è la continua creazione di nuovi ETH per remunerare i nodi validatori che convalidano le transazioni, ed il secondo è per l’appunto il burn parziale delle fee. Il ritmo con cui vengono creati nuovi ETH è sostanzialmente invariabile, ma il burn delle fee varia a seconda delle fee. Meno fee vengono pagate meno ETH vengono bruciati. 

Questo fa sì che ETH non abbia un tasso di inflazione fisso e prevedibile, ma variabile. Tuttavia tale variabilità è compresa all’interno di una fascia molto ristretta, sempre inferiore all’1% annuo, sia in positivo che in negativo. 

Ad esempio, invece, per Bitcoin il tasso di inflazione della massa monetaria è fisso e prevedibile, e dimezza di fatto ogni circa quattro anni, con l’halving. 

Tutto ciò fa sì che la politica monetaria di Bitcoin risulti essere prefissata e prevedibile, mentre quella di Ethereum no. Oltretutto la politica monetaria di Bitcoin non è mai stata modificata, e nessuno è concretamente in grado di cambiarla, mentre quella di Ethereum è già stata modificata diverse volte, e nessuno sa con certezza se in futuro rimarrà identica a quella attuale. 

ETH non è una valuta deflattiva

Dopo l’introduzione del burn delle fee, e soprattutto dopo il passaggio a Proof-of-Work, ETH da alcuni era stata definita una valuta deflattiva. 

I numeri riportati sopra rivelano che è scorretto definirla tale, perchè è deflattiva solo a tratti. In altri momenti invece torna ad essere inflattiva. 

È invece una valuta con tasso di inflazione variabile della massa monetaria, sebbene in genere molto limitato, e probabilmente negativo sul lungo periodo. 

Inoltre non essendoci alcuna certezza che tale politica monetaria rimarrà invariata anche in futuro, non è nemmeno possibile affermare che ETH abbia natura deflattiva, mentre ad esempio BTC ce l’ha, dato che inevitabilmente tende, a lungo andare, alla deflazione. 

Per quanto riguarda Ethereum molto dipende dal suo utilizzo, perchè maggiore utilizzo significa fee maggiori, e quindi maggiori burn di ETH. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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