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IRS: quattro delle maggiori truffe del 2023 sono crypto

Di recente, L’IRS (Internal Revenue Service), l’agenzia governativa statunitense che si occupa di tasse e tributi, ha pubblicato un report sulle 10 maggiori truffe dell’anno, e di queste ben 4 provengono dal mondo crypto. 

Le truffe crypto del 2023 secondo l’IRS

La peggiore delle quattro è OneCoin, truffa crypto ben conosciuta ormai da molti anni. È risultata essere la terza in assoluto citata dalla IRS dopo una truffa sul biodiesel ed un’evasione fiscale. 

Appena dopo OneCoin, ovvero al quarto posto assoluto, hanno Ian Freeman, che ha contribuito a riciclare 10 milioni di dollari di proventi di varie truffe online scambiando dollari con Bitcoin.

Al settimo posto c’è l’hacker di Silk Road, James Zhong, che ha rubato 50.000 BTC. 

All’ottavo c’è la truffa della criptovaluta Oyster Pearl, lanciata da Amir Bruno Elmaani nel 2017. 

Non si tratta pertanto nè di truffe nuove, nè di truffe collegate a reati commessi nel 2023. La classifica, infatti, prende in considerazione le sentenze di condanna emesse nel 2023, che ovviamente si riferiscono a fatti precedenti. 

Inoltre va detto che delle quattro truffe crypto solo due sono vere e proprie truffe, perchè quello di Freeman è invece un reato di riciclaggio, e quello di Zhong è un furto. 

Oltretutto anche la seconda, quella di Mark Anthony Gyetvay, non è una vera e propria truffa a danni di terzi, ma un semplice caso di evasione fiscale ai danni dello Stato. 

A dire il vero anche la prima, quella del biodiesel, è ai danni dello Stato, quindi la maggior truffa ai danni dei cittadini per cui sono state emesse condanne negli USA nel 2023 rimane OneCoin. 

La mega-truffa OneCoin

L’IRS cita la condanna a 20 anni di carcere comminata a Karl Sebastian Greenwood, cittadino svedese e britannico, e co-fondatore di OneCoin insieme alla latitante Ruja Ignatova. 

Greenwood è stato condannato a scontare 20 anni di prigione, ed a pagare circa 300 milioni di dollari di multa. 

OneCoin viene definito un massiccio schema di frode che ha iniziato ad operare addirittura nel 2014. Inizialmente aveva sede a Sofia, in Bulgaria, e vendeva una presunta criptovaluta grazie ad una rete globale di marketing multilivello. 

In realtà tecnicamente non si trattava di una vera e propria criptovaluta, perchè non era pubblica e non aveva nemmeno una blockchain. Veniva spacciata per tale per mere ragioni propagandistiche, dato che sfruttava l’enorme successo ottenuto da Bitcoin l’anno precedente. 

In totale, in diversi anni di attività, milioni di persone hanno investito oltre 4 miliardi di dollari in questa criptovaluta fraudolenta, anche perchè solo negli ultimi anni l’organizzazione è stata fermata. 

Anzi, a dire il vero sembra ci sia ancora in giro qualcuno che la difende o la propone come una forma di investimento legittimo, sebbene sia ormai chiaro da anni che si tratta solamente di una truffa. 

Oyster Pearl

L’altra vera e propria truffa crypto citata dall’IRS è Oyster Pearl.

Il fondatore di questo progetto crypto, Amir Bruno Elmaani meglio conosciuto come Bruno Block, è stato condannato a 48 mesi di carcere e condannato a pagare una molta di oltre 5,5 milioni di dollari per reati fiscali. 

La truffa è stata avviata nell’ottobre del 2017, quando Elmaani ha iniziato a promuovere la nuova criptovaluta creata da lui e chiamata per l’appunto Pearl. Bruno Block soteneva di voler sviluppare una piattaforma di archiviazione dati online, nota come Oyster Protocol, che avrebbe consentito agli utenti di acquistare archiviazione di dati online con il token Pearl (PRL).

Nulla di tutto ciò è mai stato fatto, e nell’ottobre del 2018, ovvero solamente un anno dopo, lo smart contract di Oyster Protocol è stato hackerato a causa di un bug.

Il valore di mercato passò dagli 0,03$ iniziali fino ai 3,1$ di gennaio 2018, ovvero con un quasi x100 in pochi mesi. Poi in seguito tornò a 0,05$ a settembre, e fu definitivamente delistato a novembre. 

Elmaani non presentò dichiarazione dei redditi relativa ai suoi guadagni del 2018, mentre risulta che abbia speso oltre 10 milioni di dollari per l’acquisto di diversi yacht, 1,6 milioni di dollari presso un’azienda di compositi in fibra di carbonio, centinaia di migliaia di dollari in un negozio di articoli per la casa e oltre 700.000 dollari per l’acquisto di due case. L’IRS è intervenuta proprio per questa evasione fiscale. 

IRS: le altre due truffe connesse alle crypto

L’IRS si occupa proprio specificatamente di tasse, quindi i casi che cita hanno sempre in qualche modo a che fare con tasse o tributi dovuti allo Stato ma non versati. 

Ad esempio il caso di Ian Freeman è collegato al fatto che non è riuscito a registrare la sua attività presso la Financial Crimes Enforcement Network, come richiesto dalla legge, ed al fatto che aveva disabilitato le funzionalità antiriciclaggio. 

Quindi in teoria avrebbe anche potuto operare a norma di legge, ma decise di non farlo per consentire ai suoi clienti di convertire Bitcoin senza problemi. 

Addirittura si è scoperto che Freeman ed i suoi complici aprirono e gestirono conti presso istituti finanziari a nome di varie chiese, tra cui la Shire Free Church, la Church of the Invisible Hand, la Crypto Church of New Hampshire e la NH Peace Church. 

Hanno poi convinto i loro clienti a mentire alle istituzioni finanziarie descrivendo i loro depositi proprio come donazioni alla chiesa. 

È stato individuato perché tra il 2016 al 2019 non ha pagato tasse.

Il caso di James Zhong, invece, è molto più semplice, perchè si tratta di un furto effettuato grazie ad un hackeraggio. 

Dopo aver rubato circa 50.000 BTC a Silk Road nel settembre del 2012, per circa 10 anni ha cercato di nascondere le sue attività trasferendo i Bitcoin ad una serie di indirizzi separati sotto il suo controllo. 

Nonostante ciò le autorità sono riuscite a risalire a lui, ed a confiscargli BTC per un valore complessivo di circa 3,4 miliardi di dollari. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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