Da tempo Greenpeace ce l’ha con Bitcoin, ed ora se l’è presa anche con i nuovi ETF su BTC spot lanciati la scorsa settimana sulle borse USA.
Ciò che proprio non piace all’organizzazione ambientalista è il consumo energetico del mining, nonostante gli ETF non lo incrementino affatto.
Summary
Greenpeace contro gli ETF su Bitcoin
Il giorno stesso dell’approvazione degli ETF su Bitcoin spot negli USA Greenpeace ha pubblicato un post sul suo blog ufficiale in cui afferma che questi nuovi prodotti finanziari renderanno più facile investire nella distruzione del clima.
Secondo l’organizzazione ambientalista la SEC avrebbe approvato i nuovi ETF nonostante le diffuse preoccupazioni sull’inquinamento di Bitcoin, senza probabilmente sapere che la SEC non si occupa affatto di politiche ambientaliste.
Il post non è altro che la replica non richiesta del direttore delle campagne nazionali di Greenpeace negli USA, Rolf Skar, alla decisione della SEC.
Skar afferma che l’approvazione degli ETF su Bitcoin rappresenta un momento di svolta nell’adozione di BTC da parte del settore dei servizi finanziari.
Dice:
“Senza cambiamenti sostanziali e misurabili nelle pratiche del settore del mining di Bitcoin sul breve termine, ciò presenta serie sfide per i nostri sforzi volti a ridurre le emissioni di carbonio ed evitare le peggiori conseguenze della crisi climatica”.
Inoltre, chiede a BlackRock, Fidelity, ed alle altre istituzioni finanziarie che investono in Bitcoin di svolgere un ruolo attivo nella risoluzione del problema delle emissioni di carbonio per garantire che l’industria del mining di BTC compia seri sforzi per frenare l’uso di combustibili fossili.
Dopo aver affermato che l’elettricità utilizzata per minare BTC sarebbe generata prevalentemente da combustibili fossili, afferma anche che l’approvazione da parte della SEC di un ETF sul Bitcoin è una vittoria per i dirigenti delle grandi aziende di Wall Street, ma una perdita per il clima e la società.
Le inesattezze di Greenpeace su Bitcoin ed ETF
Queste affermazioni di Skar contengono delle inesattezze.
Infatti, negli USA in realtà la maggior parte dell’energia elettrica utilizzata per il mining di Bitcoin proviene da fonti rinnovabili.
C’è già anche un’associazione, chiamata Bitcoin Mining Council (BMC), che si occupa proprio di monitorare le fonti di energia utilizzate negli USA dal mining di Bitcoin.
Inoltre Bitcoin non sta distruggendo il clima, visto che è responsabile solo di un’irrilevante frazione delle emissioni di CO2 al mondo. Anzi, eliminando Bitcoin dalla faccia della Terra l’inquinamento rimarrebbe pressochè identico, e l’immissione di CO2 in atmosfera non cambierebbe in modo significativo.
Infine i cambiamenti in tal senso sono già in atto, soprattutto da quando nel 2021 gli USA sono diventati i principali miner di BTC, scalcanzo la Cina. In parte questo cambiamento in senso ambientalistico si deve proprio all’attività di associazioni come il BMC.
Nelle parole di Skar c’è anche un grossolano errore. Quando afferma esplicitamente che l’approvazione da parte della SEC di un ETF sul Bitcoin è una perdita per la società afferma il falso, perchè nel suo complesso la società umana ha tutto da guadagnarci da questo evento epocale.
Il probabile successo degli ETF
Dato che queste nuove dichiarazioni di Greenpeace non sono nulla di nuovo, e non aggiungono assolutamente nulla al dibattito già in atto da tempo sui consumi energetici del mining, conviene concentrarsi su altri aspetti nuovi che riguardano gli ETF su Bitcoin.
In un lungo post di ieri sul blog ufficiale di Bitmex, il co-fondatore ed ex-CEO Arthur Hayes ha affermato che il lancio dei nuovi ETF su Bitcoin sulle borse USA potrebbe attrarre miliardi di dollari di capitale dai mercati finanziari.
Inoltre ha aggiunto che potrebbero anche aprire nuove opportunità per i trader più esperti, dato che i prezzi di BTC variano sui differenti mercati, consentendo così ai trader di trarre profitto dalla loro differenza grazie all’arbitraggio.
Scrive:
“Per la prima volta da molto tempo, i mercati dei bitcoin avranno un’opportunità di arbitraggio prevedibile e duratura”.
Si riferisce al fatto che il prezzo delle azioni degli ETF non replica sempre esattamente quello di BTC, consentendo quindi ai trader più scaltri e più veloci ad esempio di acquistare BTC a prezzi più bassi quando gli ETF indicano un prezzo maggiore, nella speranza che il sovrapprezzo degli ETF indichi una risalita anche del prezzo di BTC.
Ma Hayes va anche oltre, ed aggiunge non solo di aspettarsi che grazie agli ETF il trading di Bitcoin diventerà comune nei prossimi anni, ma anche che gli ETF su Bitcoin spot emergeranno in futuro anche nei principali mercati asiatici.
Non stupisce pertanto che il co-fondatore di Bitmex sia bullish sul medio-lungo termine riguardo il prezzo di BTC, anche se in realtà sul breve termine è leggermente bearish.