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Floki: dubbi della SFC di Hong Kong sull’APY della crypto

La Securities and Futures Commission (SFC) di Hong Kong ha ufficialmente inserito lo staking del token crypto Floki nella sua lista di prodotti di investimento sospetti. 

Nella pagina pubblicata sul sito ufficiale della SFC si legge che il Floki Staking Program ed il TokenFi Staking Program promossi dagli amministratori di Floki e TokenFi, The People’s Movement Corp, includono servizi di staking legati al token, e questi sono stati inseriti nell’elenco ufficiale dei prodotti di investimento sospetti. 

Si tratta di prodotti d’investimento giunti all’attenzione della SFC tramite richieste o reclami, e che presentano caratteristiche di “programmi di investimento collettivo” (CIS) o di “prodotti strutturati” (SP). 

Questi prodotti rientrano nella regolamentazione dell’Ordinanza sui titoli e sui futures (SFO), ma sono privi della necessaria autorizzazione dalla SFC. In tal caso non dovrebbero essere offerti al pubblico di Hong Kong.

La risposta della crypto Floki e TokenFi 

Floki e TokenFi hanno prontamente risposto a queste accuse. 

Floki ha spiegato come vengono calcolati gli APY. 

TokenFi ha postato una risposta. 

Il team dietro al progetto afferma che da dicembre collabora con i loro consulenti legali per chiarire e affrontare potenziali questioni normative relative ai loro programmi di staking

Afferma anche di aver già adottato misure per mitigare le preoccupazioni in quelle giurisdizioni in cui il quadro normativo non copre o non soddisfa specificamente i programmi di staking.

Per quanto riguarda nello specifico Hong Kong, dichiarano di aver inserito avvisi ben visibili sui siti web relativi allo staking per avvisare gli utenti di Hong Kong che non sono idonei a partecipare al programma, e di aver adottato misure per impedire agli utenti residenti in quel territorio Hong Kong di aderire.

Dichiarano anche che, per quanto ne sanno, ad oggi non vi sarebbe alcuna traccia di utenti di Hong Kong che abbiano aderito al programma di staking.

Il problema dell’APY elevato sullo staking della crypto Floki

Secondo il team di Floki, la questione sollevata dalla SFC sarebbe legata ad un malinteso su come vengono generati i premi di staking. 

A dire il vero però la SFC aveva sollevato un’altra questione, ovvero la mancanza dell’autorizzazione obbligatoria, ma ciò che il team di Floki contesta è l’inclusione del suo programma di staking nei CIS o negli SP. 

In altre parole sostiene che questi programmi di investimento non rientrerebbero in quelli normati per i quali è necessaria l’autorizzazione della SFC per essere venduti ad Hong Kong. 

Sostengono di aver lavorato diligentemente con i propri consulenti fin da dicembre per garantire che i loro servizi siano allineati agli standard normativi, in particolare proprio per quanto riguarda i loro programmi di staking.

L’APY dello staking di FLOKI è variabile: più tempo vengono lasciati in staking più (3 mesi, 1 anno, 2 anni o 4 anni) più aumenta l’APY. 

L’APY è la percentuale di guadagno calcolata in FLOKI nell’arco di tempo standard di un anno (APY sta per Annual Percentage Yield). 

Per lo staking a 3 mesi l’APY di FLOKI è del 2% annuo, per quello a 1 anno è del 3%, per quello a 2 anni del 5%, e per quello a 4 anni sale al 10%. 

Queste percentuali, calcolate in FLOKI e non in dollari, non sembrano affatto anomale. 

Il vero problema

Quindi a dispetto di ciò che afferma il team di Floki, è difficile che la SFC abbia sollevato un problema legato al presunto eccessivo rendimento dello staking. 

Sembra invece più un problema di forma, o meglio proprio di compliance rispetto alle leggi locali. 

Se effettivamente, così come sostiene la SFC, questo programma di staking rientra nelle definizione di CIS o SP, alora per poterlo vendere ad Hong Kong l’autorizzazione è formalmente necessaria. Venderlo senza autorizzazione sarebbe illecito. 

Quindi se il servizio di staking di Floki non ha alcun cliente residente ad Hong Kong, e se il team non lo promuove ad Hong Kong, è difficile immaginare che possano essere perseguiti per qualche illecito commesso nel territorio speciale cinese. 

Tuttavia sebbene il team di Floki affermi di aver smesso di promuovere il servizio di staking ad Hong Kong, la SFC sostiene che continui ad essere promosso tramite i siti web floki.com, tokenfi.com, staking.floki.com e staking.tokenfi.com. Qualora questi siti risultassero ancora accessibili ad Hong Kong la SFC potrebbe chiederne l’oscuramento. 

Lo staking è un prodotto di investimento? 

Va detto che non solo ad Hong Kong è necessaria l’approvazione delle autorità per poter promuovere e vendere prodotti di investimento. 

Quindi il punto chiave è: lo staking di Floki è un prodotto di investimento? 

Il problema è che, sebbene venga chiamato staking, non è vero e proprio staking. 

In ambito crypto lo staking è quel servizio che consente di utilizzare i propri token per partecipare alla convalida delle transazioni grazie alla Proof-of-Stake. 

Questo servizio è limitato alle criptovalute native delle blockchain basate su Proof-of-Stake, e FLOKI non è una criptovaluta nativa. Anzi, non è nemmeno una criptovaluta in senso stretto, perchè è un token emesso sulla blockchain di Ethereum e su quella di BSC. 

Lo staking su Ethereum si fa solo con ETH, e su BSC si fa solo con BNB. 

Il servizio di staking di FLOKI pertanto non è un vero e proprio servizio di staking, ma una tipologia di investimento che promette dei rendimenti chiamata impropriamente con la parola “staking”. Questa è una prassi relativamente diffusa in ambito crypto. 

Secondo la SFC di Hong Kong il servizio chiamato “staking” di FLOKI non è altro che un prodotto di investimento, che consiste nel consegnare a chi lo gestisce i propri FLOKI in cambio solamente di un rendimento finanziario erogato sempre in token FLOKI. 

A dire il vero persino lo staking di ETH da alcuni viene considerato un prodotto di investimento, se fornito da terzi. 

Ovvero mettere in staking ETH su un proprio nodo validatore non può essere considerato un contratto di investimento, dato che manca la controparte, ma affidare i propri ETH ad una controparte perchè li metta in staking sul proprio nodo può sembrare un contratto di investimento. 

La questione pertanto è più complessa di come potrebbe sembrare ad un’analisi superficiale, e non è detto che la SFC in questo caso possa avere ragione. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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