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Il presunto ban della UE nei confronti dei wallet crypto

Nei giorni scorsi è circolata molto una notizia riguardo un presunto ban della UE nei confronti dei wallet crypto. 

Il punto chiave di quella notizia era il divieto di effettuare transazioni anonime tra i cittadini residenti nell’Unione Europea, ma la questione in realtà si è rivelata più complessa. 

La notizia del ban dei wallet crypto in UE

Tutto ha avuto inizio da un tweet di Patrick Breyer.

Breyer affermava che un comitato della UE aveva approvato un divieto di pagamenti crypto anonimi su wallet hosted. 

In un post sul suo blog personale spiegava poi che le commissioni competenti del Parlamento Europeo avevano approvato nuove leggi antiriciclaggio che riguardavano sia i pagamenti in contanti superiori sia quelli in criptovalute.

Breyer è un membro del Parlamento Europeo, eletto nel 2019 in Germania nelle fila dell’European Pirate Party, e non appartiene all’attuale maggioranza. 

Nel suo post ha comunque specificato che le nuove norme si riferivano solo ai wallet crypto gestiti da fornitori (ovvero i wallet custodial, detti in questo caso hosted), e che riguardavano transazioni di qualsiasi importo, ovvero senza una soglia minima.

Il problema è che invece in molti hanno interpretato erroneamente la notizia come legata anche ai wallet non-custodial, ovvero quelli di proprietà degli utenti stessi (detti anche self-hosted)) utilizzati per l’auto-custodia e per le transazioni P2P senza intermediari. 

Il vero e proprio divieto

Invece il divieto della UE riguarderà solamente le transazioni che implicano il coinvolgimento di una terza parte. 

Non si tratta pertanto di un ban sulle transazioni crypto P2P, anche perchè sarebbe tecnicamente impossibile impedirle. 

A dire il vero che la questione fosse circoscritta alle transazioni tramite intermediari era già nota da almeno un anno, quando il Parlamento Europeo stesso pubblico sul suo sito web ufficiale un comunicato stampa relativo proprio alle nuove norme sulla tracciabilità dei trasferimenti crypto. 

La confusione è stata probabilmente generata proprio da una frase di quel comunicato, che dice: 

“Le regole copriranno anche le transazioni, superiori a 1.000 euro, dai cosiddetti “self-hosted wallets”, quando interagiscono con portafogli gestiti da piattaforme di servizi di cripto-attività”.

Tuttavia questa frase nel comunicato ufficiale stesso del Parlamento Europeo era seguita da un’altra molto esplicita: 

“Le norme non interesseranno invece i trasferimenti da persona a persona effettuati senza l’intervento di un fornitore (provider) o quelli tra fornitori, se agiranno per conto personale”.

Infatti anche Breyer faceva riferimento specifico agli hosted wallet, ma dato che nel comunicato stampa ufficiale venivano citati anche i self-hosted wallet qualcuno si deve essere confuso. 

I self-hosted wallet

In ambito crypto i self-hosted wallet in realtà sono chiamati wallet non-custodial, ma di fatto sono la stessa cosa. 

I wallet non-custodial hanno la particolarità di essere di piena ed esclusiva proprietà degli utenti, e non richiedono l’intervento di nessuna terza parte per poter funzionare. 

Si tratta di wallet anonimi, o per la precisione che non sono identificati con il nominativo dell’utente, ma solo da un codice alfanumerico casuale. 

Quindi risulta assolutamente impossibile impedirne l’utilizzo, anche se anonimi, tanto che ad esempio in Cina già da anni sono state vietate le transazioni in criptovaluta da e verso gli exchange ma senza successo (i cittadini cinesi hanno continuato a farle). 

Gli intermediari

Il cuore della questione non è la differenza tra l’utilizzo di un wallet non-custodial, o di uno hosted, ma dall’utilizzo di intermediari. 

Se infetti da un lato è impossibile impedire le transazioni dirette P2P tra wallet non-custodial, è invece possibile intervenire sugli eventuali intermediari. 

Nella UE gli intermediari crypto, come gli exchange, hanno bisogno di registrarsi presso dei registri pubblici per poter operare a norma di legge, e quindi sono monitorabili dalle forze dell’ordine, dalle agenzie governative, e dalla magistratura. 

Le nuove norme prevedono che gli intermediari abbiano l’obbligo di verificare l’identità di tutti i loro utenti, a prescindere dagli importi transati, ma anche che di fatto abbiano l’obbligo di verificare l’appartenenza dei wallet non-custodial con cui interagiscono. 

Nel caso in cui non siano in grado di identificare l’identità del proprietario di un wallet non-custodial non potrebbero interagire con questo, nemmeno se l’interazione fosse richiesta dagli utenti stessi. 

Quindi tutti i cosiddetti CASP (Crypto-Asset Service Providers) avranno l’obbligo di verificare l’appartenenza di tutti i wallet non-custodial con cui interagiscono sia loro che i loro utenti, e di verificarne l’identità del proprietario, a prescindere dagli importi delle transazioni (ovvero senza soglia minima). 

UE: Le nuove norme per i crypto wallet

Va però anche aggiunto che tali norme non sono ancora state approvate in via definitiva, anche se l’approvazione della maggioranza in commissione implica un’elevata possibilità che vengano approvate anche dal Parlamento stesso. 

Inoltre non entreranno in vigore subito, tanto che pare che agli exchange vengano concessi due o tre anni di tempo per adeguarsi. 

A dire il vero pare che esistano già anche alcuni exchange che da tempo stiano identificando la proprietà di tutti i wallet con cui interagiscono, anche quelli non-custodial, quindi non sembra che le nuove misure possano davvero creare difficoltà tecniche agli exchange. 

Chi invece potrebbe subire delle conseguenze sono gli utenti, ed in particolare quelli che inviano o ricevono fondi di provenienza incerta utilizzando dei CASP come intermediari.

Questa cosa a cascata potrebbe in qualche modo danneggiare anche i CASP stessi, perchè potrebbe ridurre i loro volumi di transato, ed i fondi in ingresso sulle loro piattaforme. 

Marco Cavicchioli
Marco Cavicchioli
"Classe 1975, Marco è stato il primo a fare divulgazione su YouTube in Italia riguardo Bitcoin. Ha fondato ilBitcoin.news ed il gruppo Facebook "Bitcoin Italia (aperto e senza scam)".
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