Secondo quanto riportato da Justin Sun in un tweet su X, l’ecosistema Tron starebbe lavorando per eliminare le fee negli scambi in stablecoin.
L’annuncio del fondatore della blockchain evidenzia la volontà di portare maggiori capitali su Tron e di rendere più appetibile la user experience.
La notizia fa seguito ad un altro supporto offerto da Sun, questa volta inerente alla rete Ethereum e alla sua Foundation, protagonista di una recente shitsorm mediatica.
Vediamo tutti e dettagli di seguito.
Summary
Tron punta alla riduzione delle fee per le transazioni in stablecoin
Justin Sun, fondatore della blockchain di Tron, ha appena riferito su X che il proprio team starebbe lavorando ad un piano per ridurre le fee nel campo stablecoin.
In particolare l’obiettivo dell’imprenditore cinese multimiliardario sarebbe quello di portare le commissioni a zero sulla propria catena per gli scambi in valuta stabile.
Il fine ultimo è quello di fornire un significativo vantaggio agli utenti della propria rete, con un’esperienza comoda, veloce e gratuita.
Al momento Tron rappresenta già di per sé una blockchain “conveniente” per quello che riguarda le operazioni in stablecoin.
Sulla catene girano diverse monete ancorate al valore del dollaro come USDT, USDC e TUSD, oltre a quelle decentralizzate emesse dalla TronDAO come USDD e USDJ.
In tutti i casi, trasferire una di queste stablecoin da un indirizzo ad un altro comporta il pagamento di fees molto basse, talvolta inferiori al dollaro.
Molti utenti del mondo crypto utilizzano Tron quasi ed esclusivamente per spostare USDT, visto il basso costo in confronto a quanto richiesto nella blockchain di Ethereum con gli asset ERC-20.
Justin Sun però vuole crescere ancora di più, portando a zero le fees per il trasferimento di questa tipologia di asset, rendendo la blockchain ancor più popolare. Questa politica potrebbe aumentare in modo consistente l’adozione delle criptovalute nel settore dei pagamenti a dettagli, contribuendo alla brand reputation di Tron.
Pensate che secondo i dati delle analisi on-chain effettuate da Visa, Tron rappresenta l’infrastruttura dominante nel volume totale di transazioni stablecoin.
In particolare, da aprile 2023 elabora miliardi di dollari di scambi ogni giorno con un volume maggiore rispetto ad altre reti competitor come Ethereum, Solana e BSC.
Il mercato delle stablecoin sulla blockchain di Tron
Secondo i dati di DefiLlama, il mercato delle stablecoin vale attualmente 214,3 miliardi di dollari, in crescita del 3.3% negli ultimi 7 giorni.
La blockchain di Tron rappresenta una bella fetta di questa capitalizzazione, vantando circa 60 miliardi di dollari di asset bridgati in stablecoin.
Tether (USDT) è in assoluto la moneta più grande presente nella chain di Justin Sun, con il 43,33% della supply circolante coniata al suo interno.
Pensate che considerando solo gli asset nativi, Tron presenta un TVL di 7,31 miliardi di dollari, 8 volte inferiore rispetto al market cap delle stablecoin che girano al suo interno.
Per fare un paragone, su Ethereum le stablecoin rappresentano solo il 70% in più del TVL della catena.
Tutto ciò evidenzia un quadro per Tron di forte dipendenza per questo genere di asset “stabili”, responsabili della maggior parte delle revenue della rete.
Di recente lo stesso Justin Sun ha condiviso un tweet di CoinGecko dove vengono riportato i guadagni delle varie blockchain nel 2024.
In cima alla classifica c’è Ethereum con 2,48 miliardi di dollari, generati dai vari servizi offerti dalla piattaforma di Vitalik Buterin.
Al secondo posto troviamo proprio Tron con fees annuali pari a 2,15 miliardi di dollari, di cui una grande porzione inerente alle transazioni stablecoin.
Con il piano di portare le fee a zero, la rete potrebbe veder calare temporaneamente le proprie revenue, aumentando tuttavia la sua presenza on-chain.
Justin Sun si esprime anche sulla cattiva gestione finanziaria Ethereum Foundation: come portare ETH a 10.000 dollari
Oltre alla questione delle fees per le transazioni stablecoin su Tron, Justin Sun si è anche espresso su una questione che riguarda l’Ethereum Foundation (EF).
Negli ultimi giorni, su X è in atto una vera e propria shitstorm contro Vitalik e la gestione, considerata poco efficiente, delle finanze della Fondazione.
Gli utenti hanno lamentato come la società non abbia fatto abbastanza per portare maggiore valore ad ETH, risultando in una catastrofica dinamica ribassista dei prezzi.
Ad aggravare ancor di più la situazione ci sarebbero state poi varie occasioni in cui l’EF avrebbe scelto di vendere ETH sul mercato per pagare i costi operativi dell’infrastruttura.
A tal proposito, Justin Sun ha affermato pubblicamente che se Ethereum fosse sotto la sua guida, ETH sarebbe ad almeno 10.000 dollari.
In un tweet il capo di Tron, che è anche un holder di ETH, ha riportato un suo piano operativo finalizzato alla rinascita della catena e all’aumento della percezione di valore agli occhi degli investitori.
In particolare Sun bloccherebbe le vendite pubbliche di ETH, sostituendole a pratiche come il borrowing di stablecoin e gli staking yields.
Inoltre imporrebbe pesanti dazi ai L2, raddoppiando così le revenue annuali, e diminuirebbe i le rewards per i nodi, influendo positivamente sull’inflazione del token.
Infine avvierebbe una strategia di buy back di ETH sul mercato, aumentando la sua pressione di acquisto nel tentativo di risollevare il prezzo.
Vedremo nei prossimi giorni se arriveranno risposte da Vitalik al suggerimento del patron di Tron, e se l’EF farà realmente qualcosa per migliorare la gestione finanziaria.