La Banca d’Inghilterra, una delle prime banche centrali ad aver avviato un dibattito globale sulle prospettive di una criptovaluta emanata dalle autorità governative, ha studiato un modo con il quale le monete crittografiche potrebbero essere create dalle banche centrali senza recare danni per la stabilità del sistema finanziario tradizionale.
Il report evidenzia, infatti, che non c’è alcun motivo di pensare che l’introduzione di una criptomoneta “fiat” (la moneta nazionale che ha base legale) avrebbe un effetto negativo sul credito privato o sulla base di liquidità complessiva nell’economia.
Basterebbe inoltre seguire quattro principi fondamentali per scongiurare anche la tanto temuta corsa agli sportelli.
Detto questo, la Banca d’Inghilterra riconosce che sono necessari ulteriori modelli e nuove ricerche sull’argomento, perché si possa arrivare a una conclusione definitiva che apra la strada all’emissione di criptovalute da parte delle banche centrali.
Summary
I modelli sperimentati
Nel working paper, uno dei più completi mai prodotti sull’argomento, in cui viene anche ponderato il rischio di una fuga dei depositi dalle banche tradizionali, sono analizzati tre modelli di criptovaluta CBDC (Central Bank Digital Currency, anche detta “moneta fiat digitale”) che differiscono tra loro in base ai settori cui sarebbe consentito di avere accesso alla moneta.
Si va dall’esempio una finestra “ristretta” in cui l’accesso è limitato alle banche e agli istituti finanziari non bancari, a un esperimento in cui l’accesso viene esteso alle famiglie e alle aziende private in generale.
Nel primo modello, agli istituti di credito viene consentito di interagire direttamente con la banca centrale per comprare e vendere CBDC in scambio di titoli finanziari ammissibili, come i titoli di Stato.
In questo caso le banche non possono fornire le “crypto fiat” alle famiglie e alle imprese.
Il modello che presenta un incursione più ampia nei vari settori dell’economia, prevede che l’accesso alle CBDC sia garantito a tutti.
In questo modo, la moneta può essere utilizzata come strumento di pagamento da ogni attore dell’economia.
Sebbene solo le banche e le società finanziarie siano in grado di effettuare una compravendita diretta di crypto fiat con le autorità centrali, in questo caso le “famiglie e le aziende private devono servirsi di una piattaforma di scambio di CBDC per ottenere la moneta in cambio dei loro risparmi”.
Nell’ultimo “case study” preso in esame, infine, c’è almeno un istituto finanziario privato che ha il diritto di offrire a famiglie e imprese asset finanziari legati alla CBDC.
Imprese e cittadini non possono fare affari direttamente con la banca centrale, ma potranno investire in crypto fiat.
Come scongiurare una corsa agli sportelli
La Banca d’Inghilterra prende in esame le dinamiche di bilancio di ogni settore dell’economia al momento dell’introduzione della moneta crittografica e le possibilità di una corsa agli sportelli dei cittadini.
Uno dei timori che suscita l’idea di una CBDC è che i correntisti scappino dalle banche tradizionali per rifugiarsi nella moneta digitale alternativa, allocando i risparmi in criptovalute.
Se la creazione di una criptomoneta rispetta un insieme principi di fondo prefissati, allora il bilancio della banca non verrebbe per forza ridotto e non si provocherebbe una corsa agli sportelli.
Allo stesso tempo i cuscinetti di liquidità del settore privato non devono diminuire.
I quattro standard da rispettare per evitare un assottigliamento delle risorse patrimoniali della banca sono:
1) La crypto deve pagare un interesse;
2) La moneta e le riserve di liquidità devono essere separate e non convertibili tra loro;
3) Non va garantita la conversione dei depositi bancari tradizionali in criptovalute presso le banche commerciali e di riflesso presso la banca centrale;
4) La banca centrale deve emettere CBDC soltanto se legate a titoli finanziari “ammissibili”, come i bond governativi.
Gli ultimi due aspetti implicano che le famiglie e le aziende possono ottenere criptovalute in cambio dei loro depositi bancari ma soltanto in un mercato privato.
Questo mercato può ottenere a sua volta liberamente ulteriori criptovalute dalla banca centrale a un tasso di interesse prestabilito.
Svezia e Uruguay stanno già lavorando alle crypto fiat
La sola idea di una criptovaluta emessa dallo Stato sembrerebbe paradossale, tenuto conto che le monete crittografiche sono nate proprio sul presupposto di liberarsi dai vincoli delle autorità centrali.
Non a caso le crypto vengono scambiate ed emesse su una rete distribuita e decentralizzata, la blockchain.
Ma la banca centrale svedese sta prendendo seriamente in considerazione l’ipotesi di implementare un sistema del genere e persino la Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti, paese dove regna ancora un certo scetticismo nei confronti del mondo crypto, ha aperto al bitcoin.
Nel novembre dell’anno scorso l’Uruguay ha annunciato l’avvio di un test per l’emissione di peso digitali. Per consentire che questo progetto diventi realtà ci vuole anche una tecnologia pionieristica adeguata che permetta di emettere moneta fiat ma in versione digitale.
Ebbene, è stata già concepita: l’ha creata una società irlandese, la eCurrency Mint Limited.