Sono passati poco più di tre mesi da quando, il 19 aprile, il comune di Napoli ha lanciato la sua call per sviluppatori, divulgatori e appassionati, per studiare possibili applicazioni della blockchain allo scopo di semplificare, ad esempio, il rapporto tra istituzioni e cittadini e magari offrire una nuova opportunità di pagamento.
Alla chiamata hanno risposto ben 300 persone, da diverse parti d’Italia e anche al di fuori dei confini nazionali. Cosa è avvenuto finora? C’è qualcosa di concreto in vista?
Tra i protagonisti incaricati di portare avanti il progetto troviamo Felice Balsamo, coordinatore, insieme a Mauro Forte, Alessandro Verna e a Vincenzo Scognamiglio, quest’ultimo esperto di finanza e presente nel team di PonyU, startup attiva nella logistica urbana.
Le attività sulla blockchain napoletana sono partite con la creazione di gruppi di lavoro, come spiega Felice Balsamo: “Abbiamo costruito un primo gruppo di divulgatori, con circa 100 esperti nella materia tra studiosi, laureandi e giornalisti. Sessanta esperti in materia finanziaria, contabile e legale, oltre a un centinaio di programmatori”.
I primi incontri sono partiti a inizio giugno. Quello 9 giugno ha visto come protagonisti i divulgatori; il 23 giugno si sono invece riuniti gli esperti finanziari e legali, mentre il 30 giugno si terrà il primo incontro con gli sviluppatori.
Il progetto Blockchain Napoli: le macro-aree di lavoro
Lo scopo dei primi incontri è quello di organizzare dei team misti per ognuno dei progetti che il Comune intende realizzare. Chiarisce Vincenzo Scognamiglio: “C’è un primo progetto che studia l’utilizzo della blockchain nei processi amministrativi della macchina comunale. Un secondo punta a creare dei sistemi che consentano ai turisti di utilizzare le criptovalute come forma di pagamento per accedere a monumenti o servizi di trasporto. Un terzo ambito vuole generare e distribuire una nuova criptovaluta, legata all’economia della città di Napoli”.
Gli esempi di Barcellona, Portogallo e Costa Rica
Nelle prime discussioni sono emerse alcune possibili indicazioni circa lo sviluppo di un wallet open source, basato su una blockchain esistente, allo scopo di realizzare delle micro-transazioni.
Continua Balsamo: “Si pensi a un turista che arriva a Napoli, scarica uno dei wallet compatibili, sposta la sua criptovaluta preferita sul wallet della città di Napoli e ottiene la conversione del momento che può utilizzare fino alla ripartenza”.
Intanto, si studiano anche altre soluzioni, adottate in realtà come Barcellona, in Portogallo o in Costa Rica, per offrire un supporto alla povertà, inviando ad esempio token/valuta a coloro che hanno un reddito basso.
Il calendario
Al prossimo incontro del 30 giugno ne seguirà un altro, il 15 luglio, quando si incontreranno insieme i tre gruppi che finora si sono riuniti singolarmente.
“Dopo il 15 luglio, la road map continuerà con i primi incontri con le associazioni di categoria, per spiegare agli esercenti i vantaggi e le opportunità della blockchain”, spiega Scognamiglio.
Allo stesso tempo è stato creato un canale di comunicazione su Slack. Conclude Balsamo: “Proprio su Slack i gruppi di lavoro formati per argomento potranno simulare soluzioni. Per ogni progetto, circa 20 volontari con le loro competenze prepareranno un “manuale” a partire dal mese di luglio. Ogni problema riscontrato sul campo, dovrà essere trattato, discusso e risolto online per poterlo poi applicare nella realtà”.