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Smart legal contract: i contratti legalmente riconosciuti

Gli smart contract hanno riconoscimento legale.  La necessità di adattarsi alla dinamicità e velocità dei rapporti commerciali moderni, impone anche una evoluzione degli strumenti legislativi, con una riduzione dei costi e un maggiore automatismo nell’esecuzione dei contratti.

Tra questi strumenti, possiamo sicuramente annoverare gli smart legal contract, contratti legali intelligenti, che utilizzano i vantaggi della blockchain.

Introdotti di recente anche dall’ultimo report dell’Osservatorio e Forum dell’Unione Europea per la Blockchain, negli smart legal contract le condizioni contrattuali sono valutate ed eseguite in maniera automatizzata dal codice e da un linguaggio di programmazione.

Per la precisione, parte dei termini contrattuali sono codificati e inseriti sulla blockchain e il sistema determina se le condizioni sono vere ed efficaci; ogni qualvolta le condizioni definite vengono soddisfatte, viene eseguito quanto concordato dai contraenti.

Gli smart legal contract, dunque, rimuovono il bisogno di una terza parte che si pone come intermediario, riducendo significativamente i costi contrattuali. Essi, inoltre, sono più sicuri poiché la lingua del codice non dà spazio a interpretazioni, ambiguità o divergenze.

Ma qual è la relazione tra contratti legali, smart contract e gli smart legal contract su blockchain? A pensare ad uno smart contract fu già il brillante Nick Szabo negli anni ’90 e di recente, con la diffusione della tecnologia blockchain, questo ha trovato una reale forma e possibilità di applicazione. 

Secondo l’ordinamento italiano il contratto, come tradizionalmente concepito, corrisponde all’accordo di due o più parti per regolamentare, regolare o estinguere tra loro un rapporto giuridico patrimoniale, ma esso rappresenta anche uno strumento tramite cui vengono sì acquisiti diritti reali ma anche imposti obblighi (art. 1321 del codice civile). Esso contiene elementi “essenziali” ed “accidentali”, rispettivamente: 

  • accordo, 
  • causa, 
  • oggetto, 
  • forma e condizione, 
  • termine, 
  • onere.

Il decreto Semplificazioni 2019 con la sua legge di conversione ha introdotto a febbraio, in Italia, oltre che la definizione normativa delle tecnologie basate su registri distribuiti (DLT), proprio quella degli “smart contract”, equiparando quest’ultimi ai documenti redatti per iscritto e compiendo un enorme passo avanti nel panorama europeo.

Tuttavia, l’ultimo report dell’Osservatorio e Forum dell’Unione Europea per la Blockchain riporta una distinzione tra “smart legal contract “e “smart contract con implicazioni legali”. I primi si distinguerebbero dai secondi per requisiti di: 

  • forma (rispetto della legge europea), 
  • firma (passando per un TSP), 
  • immutabilità. 

Purtroppo, resta poco chiaro il significato dei secondi, gli “smart contract con implicazioni legali”, e il loro potenziale campo d’azione.

La prospettiva europea, dunque, risulta ancora distante dalla legge italiana perché le transazioni blockchain continuano ad essere prive di valore legale. Nonostante ciò comprendere la differenza tra uno “smart legal contract” e uno “smart contract” resta essenziale.

Caterina Ferrara
Caterina Ferrara
Caterina è Blockchain Business Consultant per Almaviva. E' anche founder di Blockchain Ladies & Neuralia.
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