Il creatore del progetto di Ethereum (ETH), Vitalik Buterin, ha aperto un sondaggio riguardo il possibile aumento dell’inflazione del dollaro nei prossimi anni a seguire, invitando gli utenti ad esprimere il proprio parere.
What is the probability that total inflation in USA according to https://t.co/yXqpa6dOPd will exceed 10%/year avg over any 5-year period (ie. price level at end of period / price level at beginning of period > 1.1^5) before 2040?
— vitalik.eth (@VitalikButerin) December 17, 2019
Come possiamo leggere, il sondaggio prevede 4 opzioni di risposta riguardo la percentuale di probabilità che l’inflazione possa aumentare nei prossimi anni, dato che secondo alcuni studi il tasso si porterà al 10% annuo in un periodo di 5 anni.
Questi dati tengono in considerazione il tasso di inflazione annua di Argentina, Brasile, Cina, Germania, Giappone, Sud Africa, Inghilterra, America e aggregatori globali dell’eurozona e, analizzando anche i prezzi delle merci, possiamo vedere come l’andamento non sia per nulla positivo.
Infatti, i dati relativi agli anni precedenti al 2019 mostrano come in un arco di tempo di 5 anni, si è già superato il 10% annuo, per esempio nel periodo 1976-1981, dove si sono susseguiti valori molto elevati.
Lo stesso Vitalik Buterin concorda sul fatto che tra il 2040 e il 2100 si potrebbe benissimo superare una probabilità del 50%.
I am inclined to agree. I would be surprised if we reach 2100 without *some* form of serious social/economic/political disruption (way more serious than anything in the last 4 years) happening in *some* major economy.
— vitalik.eth (@VitalikButerin) December 17, 2019
La parola degli esperti
In merito alle parole di Vitalik abbiamo chiesto a diversi esperti di crypto e politiche monetarie cosa ne pensano dell’inflazione e di come le crypto potrebbero servire alla popolazione per salvare il proprio potere di acquisto.
Secondo Christian Palusci, founder di Bitcoin Facile, per evitare il collasso finanziario le banche hanno l’unica possibilità di continuare con le politiche monetarie espansive.
“La Federal Reserve sta iniettando nel sistema finanziario centinaia di miliardi di dollari ogni mese attraverso le operazioni Repo, un chiaro ritorno al Quantitative Easing”.
Secondo Angelo Ciavarella, Head of Global Market di Infox Capital, questo scenario è un po’ troppo catastrofico.
“Il 10% anno dell’inflazione? Attualmente i tassi swap a 5 anni in Europa scontano un’inflazione sui minimi quasi storici ben lontani dal 2%. In America l’inflazione è un po più alta dell’Europa, ma ancora non vicina al tasso auspicabile dalla FED ossia del 2%, motivo per cui Powell, invece di alzare i tassi nel 2019, ha potuto abbassarli ben 3 volte portandoli dal 2.25% – 2.50% al’1.50% – 1.75%. L’inflazione negli anni citati da Buterin è volata a causa della crisi petrolifera e non per fattori endogeni. E’ comunque onestamente difficile capire come non possa salire da questi valori, considerando tutta la massa monetaria in circolazione, quindi ritengo che possa aumentare sensibilmente nel medio periodo ma non credo possa toccare livelli troppo elevati a meno che non ci siano fattori esterni (crisi petrolifera, crisi geopolitiche)”.
Le crypto come risposta all’inflazione
Molti Paesi stanno cercando di utilizzare le crypto per poter combattere l’inflazione, pensiamo a quanto visto in Argentina e Venezuela, sfruttando bitcoin oppure pensiamo al Petro che cerca di imporsi come strumento alternativo alle tradizionali fiat.
Secondo Paolo Barrai di TerraBitcoin, il denaro varrà sempre di meno rispetto agli asset come le crypto e le materie prime.
“Quello che è accaduto è che abbiamo vissuto 30 anni, diciamo dal 1990, politiche deflattive dovute a tanti fenomeni, in primis la Cina e il basso costo di manodopera e la globalizzazione. La fine della globalizzazione l’abbiamo vista con l’arrivo di Trump che ha messo delle barriere che non verranno mai superate completamente. Lo vediamo anche con la Brexit e con tutto quello che ne consegue: si creano sempre più barriere e dazi. Questo crea alcuni problemi perché fino ad oggi tutto il sistema è stato tenuto in piedi dalle banche centrali con politiche monetarie che permettono di creare quantità enormi di debito che non verranno mai ripagate ma il denaro non viene distribuito in maniera sufficiente alle persone per creare inflazione. Siamo così arrivati alla fine delle politiche monetarie. La politica fiscale sta prendendo piede anche grazie al Giappone che ha immesso sul mercato un’enorme quantità di denaro da dare ai cittadini. Come reazione i tassi di interesse sono tornati alla parità. L’Europa ha invece tassi negativi e quindi l’unica soluzione è anche qui una politica fiscale e così la Germania sta facendo uscire dati macro per pompare denaro nell’economia. Gli U.S. hanno un debito mostruoso ma con tassi positivi, quindi ci si aspetta che i tassi vadano a 0 ma hanno ancora spazio. Quindi mentre l’Europa farà salire l’inflazione, per ancora forse qualche mese in US non partirà inflazione importante”.
Quindi, se fino ad ora siamo stati abituati ad affittare i beni invece che comprarli, in futuro questo comportamento non sarà premiato. Infatti, nel frattempo i grandi gruppi si stanno accaparrando molti asset che poi verranno probabilmente tokenizzati e distribuiti alla popolazione a prezzi elevati.
“L’economia va avanti e il tasso di inflazione, non so se sarà al 10%, ma sarà tale da penalizzare chi non ha asset o chi rimane con i bond. Se ne sono accorti anche i mercati visto che BTC, per quanto depresso, vale il doppio di un anno fa e l’oro è sui massimi di periodo”, continua Barrai.