Oggi Danone ha dichiarato di aver lanciato il servizio Track & Connect, che usa la blockchain per garantire trasparenza per i prodotti “baby formula” che vanno a finire nelle pance dei bambini di tutto il mondo.
In realtà, per ora il progetto è funzionante solo in Cina, ma entro la fine dell’anno arriverà anche in Francia, Germania, Australia e Nuova Zelanda.
Secondo recenti studi, la Cina è il primo Paese al mondo che produce beni contraffatti, un’industria che vale addirittura 323 miliardi di dollari. E anche il cibo non è escluso, cosa che rende necessaria, soprattutto per la tutela dei bambini, l’intervento della tecnologia.
La soluzione funziona così, e tutto sommato non servirebbe neanche la blockchain, ma la mera fiducia in Danone come azienda.
Ogni prodotto Danone conterrà d’ora in poi due codici a barre sulla confezione e, una volta scansionato, mostra quando il prodotto è stato fabbricato, dove e come è arrivato sullo scaffale.
L’altro QR code si trova dietro un sigillo e può essere scansionato solo dopo aver comprato il prodotto.
“Grazie a questa innovazione nel packaging e nella gestione dei dati, saremo in grado di offrire uno dei servizi di tracciabilità più completi nel settore delle formule per neonati e di collegarci più da vicino ai nostri consumatori e rivenditori per offrire loro servizi post vendita che apprezzano”, ha dichiarato David Boulanger, lo SVP Operations di Danone Specialized Nutrition.
Perché usare la blockchain?
Non è ancora chiaro quale blockchain venga utilizzata.
Ad ogni modo, la blockchain è uno strumento piuttosto inutile in questi casi: è vero, è contro ogni manomissione di terze parti, posto che fosse una vera blockchain decentralizzata, ma i dati vengono univocamente inseriti da Danone, quindi basterebbe un archivio qualsiasi.
Inoltre, il secondo codici a barre è praticamente inutile: se l’acquisto è già stato effettuato e quindi è avvenuto un pagamento al massimo ciò che succederà se venisse scoperto che il prodotto non è nel registro di Danone lo si butterà e magari non si andrà più a fare la spesa in quel negozio, ma difficilmente si otterrà un rimborso dal commerciante, per esempio.
Ad ogni modo, già altre aziende come Nestlè e Carrefour stanno usando la blockchain di IBM Food Trust per scopi simili e anche in questi casi ci si interroga sulla vera utilità di questa operazione, specialmente se non si usano blockchain decentralizzate.