HomeCriptovaluteBitcoinIsaiah Jackson, Bitcoin e le ineguaglianze sociali

Isaiah Jackson, Bitcoin e le ineguaglianze sociali

Nei giorni in cui sono esplose le proteste del Black Lives Matter è tornato in auge quanto sosteneva Isaiah Jackson: Bitcoin è un valido strumento per combattere le diseguaglianze sociali.

Questa la tesi di fondo del suo libro dello scorso anno, Bitcoin and black America, 179 pagine in cui l’autore sostiene che Bitcoin può dare una svolta all’economia “nera” o “black”.

Isaiah Jackson, co-founder di KRBE Digital Asset Group che offre consulenza per servizi crypto e blockchain, è tornato a ripeterlo in questi giorni che stanno sconvolgendo gli Stati Uniti. 

Il contesto delle violenze negli Stati Uniti infatti non è solo un moto di indignazione per un afroamericano barbaramente ucciso. Il ginocchio del poliziotto che ha posto fine alla vita di George Floyd, ha scoperto in un colpo solo quello che è il malcontento e la ferita atavica degli Stati Uniti, dove fino al secondo dopoguerra i neri non potevano sedersi liberamente su un bus. 

Una disparità, quella della comunità bianca e quella nera, che è anche economica. È qui che entra in scena Bitcoin. 

Perché la protesta è diretta anche contro un sistema finanziario che vede la comunità nera svantaggiata.

Non è un caso che nelle agitazioni di piazza siano apparsi cartelli inneggianti Bitcoin. Bitcoin in quanto è decentralizzato è una risposta al sistema bancario chiuso e accentrato nelle mani di chi controlla grossi capitali. 

La soluzione pacifica? Per Isaiah Jackson è comprare Bitcoin, e levare denaro da questo sistema. 

Bitcoin insomma può essere la risposta a questa disparità. Una soluzione alternativa. E non è un caso che Bitcoin e le criptovalute stiano facendo presa proprio nel continente africano, dove vivono la maggior parte degli unbanked, coloro che non dispongono di conto corrente bancario. 

Bitcoin è la risposta?

C’è però una falla grossissima in questo ragionamento. Attualmente Bitcoin sta diventando una riserva di valore e un prodotto di investimento. Insomma, i grossi capitali, quelli che chi protesta vuole combattere, hanno già messo gli occhi su Bitcoin da un po’.

È una minaccia alla sua decentralizzazione? No. Ma è un’evoluzione che rende BTC veramente universale, perché è ambito dagli investitori principianti fino ai più raffinati che acquistano derivati. Che poi fosse quella l’intenzione di Satoshi Nakamoto, resta da stabilire. 

C’è un altro problema di fondo a cui bisogna trovare risposta: Bitcoin come sistema di pagamento può essere rivoluzionario. Anche come riserva di valore. Ma per accedere serviranno serve e comunque dei capitali, seppure minimi. 

Ciò lo rende veramente alla portata di tutti? 

 

Eleonora Spagnolo
Eleonora Spagnolo
Giornalista con la passione per il web e il mondo digitale. È laureata con lode in Editoria multimediale all’Università La Sapienza di Roma e ha frequentato un master in Web e Social Media Marketing.
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