Negli ultimi giorni il prezzo della criptovaluta Ampleforth (AMPL) è letteralmente crollato, passando da quasi 2,8$ a 0,7$.
In altre parole in circa tre giorni ha perso il 75% del proprio valore.
Tuttavia questo crollo era in qualche modo annunciato.
Ampleforth infatti è un progetto abbastanza complesso, che prevede una potenziale elevata volatilità, soprattutto sul breve periodo.
Il fatto è che è più simile ad una stablecoin che non ad una tradizionale criptovaluta come Bitcoin o Ethereum, seppur il suo valore non sia affatto stabile.
L’obiettivo del protocollo sui cui è basata infatti è quello di mantenere un prezzo di equilibrio, ma senza rimuovere del tutto la volatilità.
AMPL è progettata per essere utilizzata come base monetaria, ovvero come forma di garanzia da utilizzare come parte di un sistema bancario centralizzato o decentralizzato, e la sua circulating supply non è fissa.
Ad esempio, quando il mercato è rialzista sul suo valore è probabile venga innescata un’azione positiva sul prezzo, fino a quando non incontra una resistenza, mentre quando la tendenza è ribassista può scattare un’azione negativa sul prezzo fino a quando non raggiunge un livello di supporto.
Storicamente questi movimenti hanno sempre fatto oscillare il prezzo più o meno attorno ad 1$, nonostante un massimo di 2,1$ al momento della collocazione sul mercato, ed a un minimo di 0,3$ a novembre 2019.
AMPL, criptovaluta in preda alla volatilità
Ma a partire dalla fine di giugno, ovvero in concomitanza con l’escalation di altri token DeFi, il prezzo ha iniziato a salire prepotentemente, fino a superare i 4$ il 12 luglio 2020.
A quel punto subì un primo crollo, che ne riportò il prezzo agli 1,4$ due giorni dopo.
Tuttavia già il 16 luglio riprese a crescere, arrivando a quasi 3$ il 21 luglio. Dopo un’altra veloce discesa sotto i 2$, raggiunti il 24 luglio, era risalito fino a 2,8$ il 26 luglio, per poi crollare nuovamente tra ieri ed oggi fino a poco sopra gli 0,6$.
In altre parole negli ultimi 30 giorni abbondanti la volatilità del valore di AMPL è stata davvero elevata, con ben quattro spike e crolli, più o meno ampi.
In questo momento il suo valore risulta comunque ancora superiore, seppur di poco, a quello che fece registrare durante il crollo dei mercati finanziari di metà marzo, ovvero 0,5$.
Questi sbalzi notevoli mettono in discussione la mission del progetto.
Sul sito ufficiale si legge:
“Improvvisi shock nella domanda possono destabilizzare gli ecosistemi supportati da beni di approvvigionamento fissi. Maggiore è la complessità di un ecosistema costruito su beni di approvvigionamento fissi, maggiore è il rischio di guasti a cascata.
Per ovviare a questa carenza, abbiamo dato ad AMPL la possibilità di adeguare in modo equo e automatico la sua offerta in risposta alla domanda, senza bisogno di una banca. AMPL è stata progettata per essere la soluzione diretta più semplice al problema dell’elasticità dell’offerta”.
Quello che è accaduto nell’ultimo mese dimostra che AMPL non solo non è in grado di ridurre gli shock e la volatilità, ma che anzi è in grado di incrementarla, in determinati momenti.
E visto che il periodo di estrema volatilità perdura ormai da quasi cinque settimane, e non sembra essere destinato ad esaurirsi sul breve periodo, è probabile che il protocollo necessiti di qualche aggiustamento.