Come ha riportato la piattaforma XRPlorer, dedita ad analizzare le attività fraudolente che avvengono su Ripple, molti XRP sono stati rubati da alcuni criminali tramite le truffe condotte su YouTube.
Update on the ongoing XRP scams on YouTube.
– 1,543,000 received
– 839,000 laundered
– Most used VASPs for laundering are @binance (508K) and NiceChange (273K)
– Victims: More than 60% XRP come from @coinbase users, ~25% from private wallets, and only ~2-3% from @binance users— XRP Forensics (XRPLF) (@xrpforensics) August 17, 2020
Da quello che possiamo vedere, la cifra è di oltre 1,5 milioni di Ripple (XRP) che i criminali hanno ricevuto da parte diutenti che sono caduti in una trappola sul web.
Al prezzo attuale di $0,29 per XRP si tratta di 440mila dollari. Ma questi sono solo circa il 55% del totale, ossia 839mila XRP, che sono stati riciclati direttamente sugli exchange, ed in particolare 508mila XRP su Binance e 273mila su NiceChange.
Altro dato che emerge dalla ricerca è quello relativo alla provenienza dei fondi da parte degli utenti: il 60% degli XRP parte dall’exchange di Coinbase, il 25% da wallet privati ed il resto dai vari exchange come Binance.
Qui la lista dettagliata di exchange e XRP mandati:
Other victims are widespread on different services: pic.twitter.com/tTAqYxx0ZJ
— XRP Forensics (XRPLF) (@xrpforensics) August 17, 2020
Ripple perseguitata dagli scam su Youtube e sui social
Possiamo quindi vedere come la piaga degli scam che affligge la blockchain di Ripple, è davvero enorme e non cessa a diminuire.
Ripple è comunque in prima linea nella lotta contro i criminali e gli scammer ed ha approntato una sezione per segnalare tutte le pagine fake che richiedono l’invio di XRP per partecipare a fantomatici airdrop.
Non solo: la società intende fare causa a Youtube che sembra non riuscire ad impedire il proliferare di truffe che coinvolgono XRP e il nome di Ripple.
In ogni caso, i dati di XRPlorer sono allarmanti e sottolineano come molti utenti caschino ancora in queste trappole. Inoltre evidenziano anche che gli exchange non sono sempre pronti a fermare le crypto in uscita.
Infatti, gli exchange possono bloccare gli utenti e non permettergli di inviarle ad address di criminali.
Per esempio, nel caso dell’attacco a Twitter, exchange come Coinbase avevano messo in blacklist l’indirizzo usato dai criminali, e molti utenti sono stati bloccati dall’inviare loro delle crypto.
A questo punto non possiamo fare altro che notare come i criminali preferiscono questa crypto, perché, a giudicare dai dati, gli utenti forse sono meno esperti e più propensi a cadere in trappola di quello stampo.